L’università francese creata per dominare le classifiche
È stata fondata meno di un anno fa per superare alcuni dei limiti storici del sistema universitario francese: sembra che stia funzionando
Nell’ultimo Academic Ranking of World Universities (ARWU) di Shangai sulle migliori università del mondo, diffuso il 15 agosto, l’università francese di Paris-Saclay si è classificata 14esima nel mondo e terza in Europa dopo Cambridge e Oxford. È stato un risultato molto migliore di quelli ottenuti da qualunque istituto francese in precedenza e un’ottima notizia anche per la reputazione internazionale del complicato sistema universitario francese. Ed è stato un risultato straordinario per almeno due motivi: il primo è che l’Université de Paris-Saclay esiste da meno di un anno, il secondo è che è stata fondata esattamente con lo scopo di arrivare in cima alle classifiche delle migliori università del mondo.
Le università francesi sono tradizionalmente molte e molto piccole: divise tra le università pubbliche – moltissime, a cui si accede con pochissime limitazioni – le grandes écoles – istituti di eccellenza con iscrizioni a numero chiuso – e i centri di ricerca. Dal punto di vista della qualità dell’insegnamento non se la sono mai cavata male e nel paese ci sono alcune delle scuole più importanti del mondo, ma la divisione degli istituti ha fatto sì che nessuno di loro fosse abbastanza grande da emergere nelle classifiche come la Shanghai, sempre più importanti per attrarre finanziamenti e studenti internazionali.
Il progetto di creare una nuova grande università fu lanciato nel 2010 dall’allora presidente Nicolas Sarkozy, che voleva dar vita a una scuola in grado di competere con le più ricche e famose del mondo. Una «Cambridge francese», come disse allora. Il progetto incontrò grosse resistenze da parte della comunità accademica perché molti istituti, fra cui la prestigiosa École polytechnique – una delle più importanti scuole di ingegneria al mondo, si opposero temendo di perdere la loro autonomia. Dopo molti rinvii, il progetto sembrava definitivamente naufragato durante la presidenza di François Hollande ma fu rilanciato nel 2017 dal nuovo presidente Emmanuel Macron che rinunciò alla partecipazione dell’École polytechnique e nel novembre 2019 inaugurò la nuova università. «L’MIT francese», come disse facendo riferimento alla famosa università di Boston.
L’Université de Paris-Saclay ha inglobato diversi centri di ricerca e università, tra cui la famosa università di Paris-sud, che nell’ultima classifica Shanghai era arrivata al 37esimo posto. Ha sede in un enorme complesso di edifici a 30 chilometri a sud di Parigi, che comprende quasi 300 laboratori e accoglie 48 mila studenti e 9 mila ricercatori. Alla Paris-Saclay, di conseguenza, si può studiare di tutto: da medicina a ingegneria, letteratura e scienze sociali, anche se per ora è più conosciuta per le facoltà scientifiche, e i punteggi che nelle classifiche internazionali venivano raccolti da tutte le piccole università che ora ne fanno parte si sono di fatto sommati, permettendo al nuovo istituto di arrivare al 14esimo posto di quest’anno.
La costituzione dell’università Paris-Saclay non è l’unico tentativo di accorpamento promosso dal governo francese, che è stato per questo accusato di voler trasformare le università in aziende, trascurando la qualità dell’insegnamento. Molti ricercatori e studenti, per esempio, ritengono sbagliato che le priorità del governo siano le classifiche, che tipicamente danno più peso alla quantità di articoli pubblicati e premi ricevuti piuttosto che alla qualità dell’insegnamento.
Queste preoccupazioni furono formulate già all’epoca di Sarkozy, che diede molta autonomia agli istituti superiori favorendo la competizione, con lo scopo di migliorare le performance della ricerca francese ma rischiando, secondo i suoi critici, di lasciare indietro gli studenti di famiglie più povere. Anche Macron si è velocemente fatto accusare di voler rendere le università più simili ad aziende, a discapito del benessere degli studenti. Nel 2018 si parlò moltissimo della sua decisione di decuplicare le tasse universitarie per gli studenti non europei, danneggiando tra gli altri i numerosi giovani dell’Africa francofona che ogni anno arrivano a studiare in Francia.