La prima grande squadra femminile di calcio
Non esiste nello sport una squadra dominante come il Lione, che ha appena vinto la sua quinta Champions League di fila e tratta le giocatrici come i giocatori
Domenica scorsa il Lione ha vinto la quinta UEFA Champions League femminile consecutiva battendo 3-1 il Wolfsburg, l’unica squadra europea che nell’ultimo decennio ha saputo resistere in qualche modo alla sua forza, senza pari nel movimento femminile. Dal 2016 il torneo più competitivo del continente conosce soltanto una vincitrice: in questi anni oltre al Wolfsburg – sconfitto per tre volte con 8 gol segnati e soli 3 subìti – ci hanno provato anche Paris Saint-Germain e Barcellona, sempre senza successo. Contro quest’ultima, nella finale di due anni fa, il Lione impiegò appena mezzora per segnare quattro gol e di fatto concludere la partita prima dell’intervallo.
La serie di vittorie del Lione in Europa – che con l’ultima è arrivata a sette in totale – impressiona, ma non è nulla paragonata a quella che mantiene da tredici anni nel campionato francese, dove vince il titolo ininterrottamente dal 2007. In tutto questo tempo ha perso soltanto cinque partite e ha concluso tre stagioni da imbattuta senza mai nemmeno pareggiare.
Il dominio più schiacciante che si possa trovare nell’intero panorama sportivo – non esiste nulla di simile nel calcio maschile, nel basket o in qualsiasi altro sport di squadra – è un caso di studio per tutto il movimento femminile, ancora giovane e anche per questo fatto di ampie disparità. Come settant’anni fa il Real Madrid maschile, che vinse le prime cinque Coppe dei Campioni consecutivamente, il Lione di oggi può essere considerata la prima grande squadra nella storia del calcio femminile.
Il suo successo nasce dalla lungimiranza dell’imprenditore locale Jean-Michel Aulas, che tra gli anni Novanta e Duemila fece uscire dalla mediocrità la squadra maschile della città. Con lui il Lione ha vinto tutto il possibile a livello nazionale ed è diventato uno dei migliori club in cui giocare a calcio in Francia. Nel 2004 — mentre la squadra maschile vinceva sette campionati di fila — Aulas ebbe l’intuizione di assorbire la squadra femminile del posto, anticipando di almeno un decennio tanti altri grandi club europei.
Mentre l’intero settore giovanile del Lione veniva rifondato seguendo un progetto pensato per poter accogliere ragazzi dai quartieri più disagiati del paese – gli stessi che oggi formano l’ossatura della Francia campione del mondo in carica – la nuova divisione femminile del club venne messa da subito sullo stesso identico livello di quella maschile.
Le giocatrici del Lione usano le stesse strutture dei maschi, dai campi di allenamento al nuovo stadio da 60.000 posti per le partite più importanti. Entrambe le squadre rappresentano la città allo stesso modo, viaggiano con gli stessi mezzi e vengono retribuite in modo paritario, tutte cose per nulla scontate nel calcio femminile, un movimento in cui persino la nazionale campione del mondo in carica chiede da anni alla propria federazione un trattamento uguale a quello riservato alla nazionale maschile.
Dopo essersi trasferita al Lione dal Manchester City, l’inglese Lucy Bronze tempo fa disse: «La prima volta che giocai contro di loro pensai che fossero completamente di un altro livello. Lo stadio grande, un pubblico enorme, giocatrici fortissime. È per questo che non si può dire di no al Lione». Gli investimenti iniziati con anni di anticipo rispetto alla media europea e le prime importanti vittorie tra il 2010 e il 2012 diedero una grossa spinta alla squadra, che si abituò a vincere con regolarità. Per qualsiasi giocatrice in attività il Lione è un’opportunità per migliorare che non si trova in nessun altro luogo. Chi ci va finisce nel gruppo di professioniste più stimolante e competitivo in circolazione, composto da giocatrici famose provenienti da tutto il mondo.
Nel Lione giocano tuttora le calciatrici più importanti della nazionale francese: Sarah Bouhaddi, Wendie Renard, Eugénie Le Sommer e la capitana Amandine Henry. Ci sono poi la norvegese Ada Hegerberg, giocatrice più pagata al mondo e primo Pallone d’Oro femminile nella storia, Dzsenifer Marozsán, capitana della Germania, Saki Kumagai, capitana del Giappone, e Shanice van de Sanden, campionessa d’Europa con l’Olanda nel 2017. Se si va indietro negli anni, si trovano anche Hope Solo, Megan Rapinoe e Alex Morgan, le tre calciatrici più famose negli Stati Uniti, che si trasferirono in Francia proprio per acquisire esperienza prima di tornare in patria e diventare campionesse del mondo.