Trump vuole un vaccino entro le elezioni
In molti temono che possa chiedere un'approvazione di emergenza per usarlo in campagna elettorale, con enormi conseguenze anche a lungo termine
Nelle ultime settimane diversi scienziati ed esperti di sanità si sono detti preoccupati del fatto che il presidente statunitense Donald Trump possa affrettare l’approvazione di un vaccino contro il coronavirus entro le elezioni presidenziali di novembre, in modo da utilizzare la sua diffusione a scopi politici.
Il giorno prima dell’inizio della convention dei Repubblicani che sancirà ufficialmente la sua candidatura, Trump aveva tenuto una conferenza stampa per annunciare l’approvazione di emergenza di una terapia al plasma contro il coronavirus, esagerandone l’efficacia (tanto che il capo dell’agenzia federale che approva i farmaci e le terapie ammissibili, la FDA, ha ammesso che le critiche ricevute erano fondate).
Ma gli esperti avvertono che un’eventuale approvazione affrettata del vaccino potrebbe causare danni molto più estesi e a lungo termine alla salute degli americani. «La cosa principale che vogliamo evitare è diffondere un vaccino con un’approvazione di emergenza prima di avere conferme della sua efficacia», ha detto a Reuters Anthony Fauci, immunologo e direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID, il più importante istituto di ricerca americano sulle epidemie).
Secondo tutti i sondaggi Trump ha iniziato a precipitare nei consensi all’inizio dell’estate, quando è diventato evidente che gli Stati Uniti sarebbero diventati il paese più colpito al mondo dalla pandemia. Fin da febbraio Trump aveva cercato di sminuire l’impatto del coronavirus, delegandone la gestione agli stati e mostrando poco interesse, e appena i numeri dei morti e dei contagiati hanno cominciato a diminuire ha iniziato a parlare del coronavirus al passato – più o meno come hanno fatto gli oratori alla convention Repubblicana – e a promuovere presunte cure miracolose ma screditate dalla comunità scientifica, come l’idrossiclorochina.
È evidente che l’approvazione di un vaccino legittimerebbe la sua narrazione sulla “sconfitta” del coronavirus, e secondo alcuni innescherebbe un circolo virtuoso di ottimismo ed euforia che avrebbe effetti benefici sui mercati finanziari, le multinazionali, e gli elettori che aspettano da tanto una buona notizia su questo fronte. La strategia di Trump «si basa interamente sulla comprensibile voglia che succeda qualcosa di positivo», ha spiegato lo stratega Repubblicano Mike Murphy sul Washington Post.
Al momento la Casa Bianca non ha annunciato alcun piano per diffondere il vaccino nelle settimane che precedono le elezioni presidenziali, ma tre fonti hanno confermato al Financial Times che l’amministrazione Trump sta considerando la possibilità di approvare in via emergenziale la diffusione del vaccino sviluppato dall’azienda farmaceutica svedese AstraZeneca e dall’università di Oxford, attualmente in fase di sperimentazione.
Negli Stati Uniti l’autorizzazione di emergenza – chiamato Emergency Use Authorization (EUA) – consente alla FDA di approvare un trattamento o un farmaco prima che completi la fase di sperimentazione ordinaria, nel caso in cui una malattia infettiva non abbia ancora una cura e in cui i danni provocati da una ulteriore diffusione «superino i rischi potenziali del nuovo prodotto», ha spiegato Fauci.
Reuters spiega che l’EUA prevede comunque un’analisi preliminare da parte dell’FDA. Nelle scorse settimane diversi funzionari americani – fra cui il capo del National Institutes of Health, l’agenzia federale che si occupa di coordinare la ricerca in ambito sanitario – avevano spiegato che avrebbero considerato affidabile una sperimentazione con più di 30mila volontari. Al momento la sperimentazione di AstraZeneca ne coinvolge soltanto 10mila (una seconda fase con altri 30mila volontari sarà conclusa soltanto dopo la prima). Insomma, non ci sono i tempi tecnici per approvare un vaccino secondo i criteri stabiliti dagli esperti federali.
Approvare un vaccino prima che sia stata dimostrata anche in via preliminare la sua efficacia comporterebbe almeno due conseguenze molto negative, scrive Politico: spingerebbe molte persone a non vaccinarsi perché scettiche sulla sua efficacia – magari proprio per il sospetto che Trump lo abbia approvato per motivi politici – oppure, nello scenario peggiore, renderebbe ancora più vulnerabili al contagio, nel caso il vaccino non sia totalmente efficace ma le persone si sentano sicure interrompendo le misure di prevenzione finora adottate.
Diversi osservatori si stanno concentrando sulla prima conseguenza, dato che la seconda dipende perlopiù da fattori imprevedibili. Il solo sospetto che Trump possa diffondere il vaccino per fini elettorali scoraggerebbe molte persone ad assumerlo: i più critici sarebbero probabilmente gli elettori che appartengono alle minoranze etniche, tendenzialmente meno propensi a votare per Trump e più scettici nei confronti del governo federale rispetto alla comunità bianca. Un recente sondaggio del Pew Institute indica per esempio che soltanto il 54 per cento degli afroamericani sarebbe disposto a vaccinarsi contro il coronavirus.
Per il momento, comunque, i vertici dell’FDA negano di considerare un’approvazione di emergenza del vaccino appena prima delle elezioni, e l’ipotesi è stata descritta come «assolutamente falsa» al Financial Times da un portavoce del Dipartimento della sanità dell’amministrazione Trump, secondo cui il Dipartimento si aspetta di ottenere un vaccino entro i primi tre mesi del 2021. Il Financial Times però ipotizza che, nel caso cambi idea, l’amministrazione possa ordinare all’FDA di approvare un’autorizzazione di emergenza: in quel caso diversi dirigenti dell’agenzia potrebbero dare le dimissioni, creando di fatto un caso nazionale.