A Portland c’è stato un morto durante un corteo di sostenitori di Trump
Sembra fosse un membro di un gruppo di estrema destra ed è stato ucciso in una sparatoria, ma non è chiaro come sia andata
Sabato a Portland, in Oregon, un uomo è stato ucciso in una sparatoria mentre in città passava un corteo automobilistico di sostenitori del presidente Donald Trump. Non si sa ancora molto di come siano andate le cose: il New York Times parla di un video che mostrerebbe l’uomo cadere a terra fuori da un parcheggio, mentre nelle fotografie scattate dalle agenzie di stampa si vede che indossava un cappellino dei Patriot Prayer, un gruppo di estrema destra della città che in passato si è più volte scontrato con i partecipanti alle manifestazioni di Black Lives Matter.
Nel corso della giornata ci sono stati vari scontri tra i sostenitori di Trump, partiti da Clackamas, a circa 15 chilometri da Portland, e i manifestanti del movimento Black Lives Matter, che da mesi anima le proteste contro il razzismo e le violenze della polizia negli Stati Uniti. I primi hanno sparato proiettili da paintball dai cassoni dei pick-up su cui stavano partecipando al corteo; i secondi hanno risposto lanciando altri oggetti. Ci sono state delle risse e in un caso un veicolo ha investito una bicicletta.
Gli scontri sono avvenuti nel centro di Portland, dove in realtà il corteo dei sostenitori di Trump non sarebbe dovuto passare, secondo il percorso annunciato. Finora la polizia di Portland non ha detto se la morte dell’uomo a cui è stato sparato sia legata agli scontri o meno. Parlando con il quotidiano locale Oregonian, il leader dei Patriot Prayer Joey Gibson non ha voluto dire se ha riconosciuto l’uomo ucciso. La sparatoria è avvenuta quando la maggior parte dei sostenitori di Trump aveva lasciato il centro di Portland.
Fin da maggio, dopo l’uccisione di George Floyd, Portland è stata una delle città americane in cui si è protestato di più contro gli abusi della polizia sugli afroamericani. A luglio il governo federale aveva mandato squadre di agenti speciali per reprimere le proteste, che per giorni avevano fermato e detenuto i manifestanti con modalità violente e spregiudicate, secondo molti al limite della legalità.
Negli ultimi giorni, con le elezioni presidenziali di novembre più vicine, sono diventate più frequenti anche le manifestazioni di destra. È il terzo weekend consecutivo che vengono organizzati cortei e proteste contro i cortei, anche se il numero dei partecipanti si è molto ridotto rispetto a giugno e luglio. Gli organizzatori del corteo pro-Trump avevano incoraggiato i partecipanti a essere armati, ma tenendo fucili e pistole nascosti.