È iniziata la convention dei Repubblicani
Ed è stata una prima giornata molto Trump: il presidente ha parlato per quasi un'ora, e gli altri oratori hanno descritto scenari catastrofici in caso di una mancata rielezione
È iniziata la convention del Partito Repubblicano statunitense, che già nella mattina del primo giorno ha votato per ufficializzare quanto era già noto: il candidato del partito alle elezioni presidenziali del 3 novembre sarà il presidente uscente, Donald J. Trump, che cerca un secondo mandato. All’inizio dell’anno Trump aveva vinto senza problemi le primarie, praticamente senza sfidanti. La decisione di scegliere subito Trump e farlo la mattina invece che la sera sono solo alcune delle molte differenze con la convention del Partito Democratico, che si è tenuta la settimana scorsa e ha scelto Joe Biden.
Anche la convention del Partito Repubblicano si è tenuta in modo “virtuale”, dopo che Trump a lungo – anche a epidemia ampiamente in corso – aveva fatto pressioni sul governatore del North Carolina perché accettasse di organizzare l’evento come inizialmente previsto, cioè con un palazzetto pieno di decine di migliaia di persone. Anche ieri Trump ha di nuovo criticato per questo il governatore del North Carolina, ignorando il rischio sanitario; e ha ottenuto di poter parlare a Charlotte davanti a qualche centinaio di persone. Il Partito Repubblicano aveva deciso per questo di cambiare location spostando tutto a Jacksonville in Florida, per poi doversi arrendere all’impossibilità di organizzare un evento del genere in un periodo come questo.
Trump aveva chiesto – e promesso – che la convention avrebbe ospitato molti più segmenti in diretta, rispetto a quella dei Democratici, ma non è avvenuto: e la convention è sembrata molto più semplice e raffazzonata di quella dei Democratici sul piano televisivo, risolvendosi in una serie di discorsi pronunciati dallo stesso palco, intervallati da alcuni spot a favore di Trump. Lo stesso Trump, poi, rompendo la prassi dovrebbe parlare tutti i giorni della convention: lunedì ha parlato in mattinata in un discorso che è durato più del doppio dell’unico discorso pronunciato da Biden nel corso della convention dei Democratici. Trump ha accusato ancora i Democratici di voler truccare le elezioni, senza alcuna prova, e ha detto che l’unico modo in cui può perdere è se gli avversari imbrogliano.
Il programma serale della convention ha enfatizzato i risultati ottenuti dall’amministrazione nell’economia e anche la sua discussa risposta al coronavirus, che il presidente Trump ha sempre definito «China virus», il virus cinese: ma l’unica vera disposizione citata a sostegno di questo argomento è stata la decisione di chiudere parzialmente i voli in arrivo dalla Cina, quando il virus era già ampiamente in circolazione negli Stati Uniti. Oggi i dati dicono che gli Stati Uniti hanno la peggiore epidemia del mondo, e quasi 180.000 morti.
Ma nonostante questo, e nonostante quanto annunciato, non è stata affatto una serata “ottimista”. Tutti gli oratori, uno dopo l’altro, hanno parlato soprattutto del disastro che aspetta gli Stati Uniti in caso di vittoria di Joe Biden, descrivendo scenari apocalittici: dallo smantellamento della polizia al caos nelle città, dall’abolizione dei medici alla definitiva presa del potere da parte della Cina o di una «élite di cosmopoliti» ma anche allo stesso tempo di «marxisti e comunisti». Joe Biden è stato paragonato a Fidel Castro, nel corso di uno degli interventi, e altri hanno detto che «vuole distruggere questo paese e tutto quello che abbiamo caro».
Il discorso più incendiario – nelle parole ma anche nei toni – è stato quello di Kimberly Guilfoyle, ex presentatrice di Fox News e compagna del figlio maggiore del presidente Trump, Donald Jr.
Lo stesso Donald Jr è intervenuto nella parte finale della serata, paragonando Joe Biden al «mostro di Loch Ness». Trump Jr. è uno dei personaggi più amati dalla base del Partito Repubblicano, ed è ampiamente considerato un plausibile erede politico del padre e potenziale candidato alle elezioni presidenziali del 2024.
Un’altra apparizione molto commentata è stata quella dei coniugi McCloskey, una coppia di St. Louis diventata improvvisamente famosa qualche settimana fa quando sono arrivate ovunque le immagini che li mostravano imbracciare goffamente le armi davanti ai manifestanti pacifici di Black Lives Matter che passavano davanti a casa loro. I due, che sono due avvocati dalle idee molto conservatrici, hanno difeso il loro diritto di possedere le armi e hanno detto che in caso di vittoria di Biden tutti gli americani dovranno difendersi dal caos portato dai «marxisti».
Malgrado la gran parte dei contenuti mostrati abbia avuto più o meno questo tono, una prassi delle convention americane non si è persa: la prima serata – quella che genera maggiore curiosità anche tra chi non segue molto la politica – ha contenuto anche alcuni messaggi rivolti agli elettori indecisi, e a quelli che non sanno ancora se e chi votare.
Due dei discorsi più importanti della serata sono stati affidati quindi a due politici dell’establishment del Partito Repubblicano che è riuscito a sopravvivere nell’era di Trump, anche a costo di ingoiare qualche rospo: l’ex governatrice Nikki Haley e il senatore Tim Scott. La grandissima parte degli altri politici Repubblicani del Congresso non parteciperà alla convention: soprattutto chi è impegnato in campagne elettorali molto combattute in questo momento non pensa di poter avere vantaggi dal farsi vedere così vicino al presidente.
Nikki Haley nel suo discorso ha elogiato Trump, ma con toni ben più sobri e contenuti di chi l’ha preceduta; non ha evocato bizzarre teorie del complotto né ha detto un gran numero di cose apertamente false. È stato un discorso politico conservatore come quello che un politico del Partito Repubblicano avrebbe potuto pronunciare prima dell’arrivo di Donald Trump, e in uno dei passaggi più citati si è rivolta ai bianchi preoccupati dalle proteste recenti contro il razzismo.
«L’America non è un paese razzista», ha detto Haley, che però successivamente ha raccontato le molte discriminazioni subite dalla sua famiglia, di origini indiane. Il sottotesto era un messaggio caro ai Repubblicani da generazioni: gli afroamericani devono rimboccarsi le maniche e smettere di lamentarsi. Poco dopo, però, ha rivendicato di aver fatto rimuovere la bandiera confederata quando era governatrice del South Carolina. Anche Haley ha note ambizioni politiche e potrebbe essere candidata alle primarie del 2024.
Il discorso che ha chiuso la serata, quello del senatore Tim Scott, ha sottolineato gli stessi temi. Scott è l’unico senatore afroamericano del Partito Repubblicano, è un moderato ma in buoni rapporti con Donald Trump, che ogni tanto ha anche tiepidamente criticato, e si definisce «cristiano conservatore, incidentalmente nero». Ha chiesto agli americani di badare di più a quello che i politici fanno rispetto a quello che dicono – un’allusione chiara ai tweet di Trump – sostenendo che l’amministrazione Trump sarà in grado di proteggere l’America e rilanciare l’economia come Biden non sarebbe mai capace di fare.
I lavori della convention proseguiranno per altre tre sere: La prossima notte parleranno tra gli altri la first lady Melania Trump, i figli di Trump Eric e Tiffany, e il segretario di stato Mike Pompeo, rompendo l’antica prassi che vuole che il segretario di stato – in quanto attore della politica estera degli Stati Uniti – si tenga alla larga dalla campagna elettorale.