Come le Regioni stanno gestendo i rientri dalle vacanze

È una questione di cui si sta parlando per il recente aumento di nuovi contagiati da coronavirus, finora senza soluzioni definitive

(ANSA/CESARE ABBATE)
(ANSA/CESARE ABBATE)

Negli ultimi giorni, anche a causa di un aumento costante di nuovi contagiati da coronavirus, in Italia si è parlato molto della possibilità di adottare misure specifiche riguardo ai rientri degli italiani andati in vacanza nelle settimane centrali di agosto. Per ora il governo ha introdotto misure relative ai rientri dalle vacanze all’estero, con una serie di indicazioni dettagliate per paese pubblicate sul sito del ministero degli Esteri, ma non ha adottato misure specifiche riguardo agli spostamenti all’interno del territorio nazionale. Per questo, diverse Regioni ne stanno discutendo.

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Uno dei temi di cui si è parlato di più negli ultimi giorni è stato quello dei rientri dalla Sardegna: secondo una stima di Repubblica, infatti, solo in questo weekend saranno 50mila le persone che si imbarcheranno sui traghetti per tornare ai porti di Genova, Livorno, Civitavecchia e Napoli. E secondo i dati quotidiani diffusi sabato 22 agosto, dei 215 nuovi contagi accertati nel Lazio nelle 24 ore precedenti, il 61 per cento erano legati a rientri dalle vacanze, e il 45 per cento (97 casi) a rientri dalla Sardegna.

Negli ultimi giorni il governo regionale del Lazio ha aperto una nuova postazione rapida – un cosiddetto “drive-in” – al porto di Civitavecchia per fare i tamponi ai viaggiatori che rientrano dalla Sardegna. L’assessore alla Salute del Lazio, Alessio d’Amato, ha spiegato che il tampone non è obbligatorio ma che la Regione ha l’obiettivo di agire rapidamente, «sennò questa rischia di diventare la nostra Atalanta-Valencia», riferendosi alla partita di calcio che si giocò tra le due squadre a febbraio e che fu considerata un momento importante di trasmissione del coronavirus per la città di Bergamo. Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, ha detto però che i tamponi in arrivo non bastano e ha sostenuto che il ministero della Salute e la Regione Sardegna debbano «urgentemente predisporre controlli con tampone agli imbarchi dei traghetti».

Da venerdì i tecnici delle due regioni, con la mediazione del ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, hanno iniziato a cercare una soluzione di reciprocità, che potrebbe essere quella di fare tamponi alla partenza sia a Civitavecchia che a Olbia, in Sardegna. Una soluzione simile potrebbe poi essere adottata da altre regioni, come per esempio la Toscana, che sabato ha registrato cinque casi ricollegabili ai rientri dalla Sardegna su 53 nuovi casi positivi totali.

La questione dei rientri e degli spostamenti nel territorio italiano sta venendo affrontata anche in altre regioni.

Venerdì, per esempio, il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha detto durante una diretta Facebook: «Verificheremo alla fine di agosto se dovremmo chiedere o meno al governo nazionale di ripristinare la limitazione della mobilità interregionale». L’ipotesi di reintrodurre limitazioni agli spostamenti tra regioni non ha accolto finora troppi sostenitori: sia il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, sia quello della Liguria, Giovanni Toti, hanno sostenuto che non esiste al momento una situazione di tale gravità da costringere il governo a imporre misure di questo tipo.

Anche De Luca si è aggiunto ai presidenti di regione che hanno espresso preoccupazioni per i rientri dalla Sardegna. Sabato ha chiesto al ministero della Salute di «far partire subito un piano di test rapidi per chi parte dalla Sardegna e rientra nelle altre regioni italiane».

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Intanto il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha detto di essere ottimista, «anche se cauto e prudente». Speranza ha escluso per il momento un nuovo lockdown, perché la situazione di oggi non è paragonabile a quella di febbraio-marzo, «quando avevamo una curva di contagi fuori controllo e non avevamo un apparato pronto a tracciare e isolare i casi. […] Abbiamo deciso il lockdown perché ad un certo punto abbiamo avuto la sensazione che andasse in collasso il servizio sanitario. […] Per fare una zona rossa deve esplodere un territorio. E non lo vedo. Vedo una diffusione e non un’esplosione». Speranza ha aggiunto che il governo è favorevole a fare sempre più test – «in porti, stazioni, aeroporti» – ma ha specificato che sono i presidenti delle regioni a doverli organizzare.