Il governo libico di Fayez al Serraj ha annunciato un cessate il fuoco
E ha chiesto la ripresa della produzione petrolifera: per il momento, però, non sono arrivate risposte dal maresciallo Haftar
Venerdì il governo libico guidato dal primo ministro Fayez al Serraj, con base a Tripoli, ha annunciato il cessate il fuoco nel conflitto che le sue milizie stanno combattendo contro le milizie del maresciallo Khalifa Haftar, che controlla l’est del paese. Il governo di Serraj, l’unico considerato legittimo dall’ONU, ha anche chiesto la demilitarizzazione della città costiera di Sirte, considerata molto importante da entrambi gli schieramenti; la convocazione di elezioni parlamentari e presidenziali da tenere a marzo; il ritiro delle forze straniere e dei mercenari dal paese; e la ripresa della produzione petrolifera, bloccata dalle milizie di Haftar a inizio anno.
Il cessate il fuoco annunciato da Serraj non ha ancora ricevuto risposte da Haftar, ma Aguila Saleh, presidente del parlamento libico orientale, quindi dello stesso schieramento di Haftar, ha chiesto a tutte le parti del conflitto di aderire alla tregua.
Saleh, che ha un rapporto complicato con Haftar, ha detto di appoggiare la proposta di riprendere la produzione petrolifera e ha aggiunto che il cessate il fuoco farà diventare Sirte la sede temporanea di un nuovo consiglio presidenziale, che sarà difesa delle forze di sicurezza provenienti dalle varie regioni del paese (questo punto era già stato rifiutato da Haftar).
Il cessate il fuoco, ha scritto Bloomberg, è stato il risultato dei colloqui di pace mediati dall’ONU che si sono tenuti a Ginevra, in Svizzera, questa settimana, e di una telefonata tra i ministri degli Esteri della Russia (che combatte dalla parte di Haftar) e della Turchia (che combatte dalla parte di Serraj). Il cessate il fuoco è stato accolto positivamente anche dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi (che sta dalla parte di Haftar), dalla portavoce del ministro degli Esteri tedesco, e da Stephanie Williams, la vice capo della missione delle Nazioni Unite in Libia (Unsimil).
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