«Una battaglia per l’anima della nazione»
Cosa ha detto Joe Biden nel discorso con cui ha concluso la convention del Partito Democratico statunitense, e in cui non ha mai nominato Donald Trump
Con un discorso pronunciato da Wilmington in Delaware, la città da cui è cominciata cinquant’anni fa la sua lunga carriera politica, Joe Biden ha formalmente accettato la candidatura alla presidenza degli Stati Uniti per il Partito Democratico, concludendo così la convention del suo partito, la prima organizzata senza pubblico dal vivo e in modo “virtuale” nella storia politica americana.
Il discorso di Biden è stato giudicato molto valido dalla grandissima parte dei giornalisti e degli osservatori, anche quelli meno scontati: gli stessi analisti di Fox News – la nota tv ultraconservatrice americana alleata di Trump – lo hanno definito «incredibilmente efficace», aggiungendo che «da oggi per Trump sarà più difficile fare una caricatura di Biden». In questi mesi, infatti, Trump e il suo comitato hanno più volte accusato Biden di non essere lucido e avere una qualche forma di demenza senile, anche attraverso spot molto trasmessi in tv e online.
Una gran parte del discorso di Joe Biden ha ruotato attorno alla contrapposizione tra «luce» e «oscurità», ma Biden non ha insistito più di tanto sul criticare l’attuale presidente Trump, che nell’intero testo del discorso non viene nominato nemmeno una volta. L’oscurità a cui Biden ha fatto più volte riferimento è quella di «uno dei momenti più difficili che l’America abbia mai affrontato. Quattro crisi epocali. Tutte insieme. Una tempesta perfetta. La peggiore pandemia in oltre un secolo. La peggiore crisi economica dalla Grande depressione. Le più forti proteste contro il razzismo dagli anni Sessanta. E l’innegabile realtà della minaccia sempre più urgente del cambiamento climatico». Il tutto, in un momento di fortissime e a volte anche violente divisioni politiche tra gli americani.
Contro molte previsioni, uno dei maggiori punti di forza di Biden fin qui in questa campagna elettorale è stata la sua lunga carriera e il fatto di essere una figura nota e familiare a tutti gli americani: durante le primarie lo ha reso per gli elettori del Partito Democratico – a torto o a ragione, si vedrà – la scelta meno rischiosa in un’elezione in cui non poter sbagliare; dopo le primarie ha fatto sì che gli attacchi di Trump – che sta provando a dipingerlo come un radicale di estrema sinistra – non attecchissero. Oggi Biden ha un larghissimo vantaggio nei sondaggi, ben più ampio di quello di Hillary Clinton a questo punto quattro anni fa.
La storia personale di Biden è ricca di lutti e sofferenze: ha perso la moglie e la figlia di un anno in un incidente stradale quando era poco più che trentenne, e il suo figlio primogenito Beau per un tumore al cervello nel 2015. Negli anni, questo ha reso Biden molto empatico e caloroso soprattutto nel confortare le persone che soffrono, e ha parlato a centinaia di funerali rivolgendo l’elogio funebre anche per persone che furono suoi rivali e avversari. Nel corso del suo discorso di stanotte Biden ha usato lo stesso registro per rivolgersi agli americani che hanno perso una persona cara a causa dell’epidemia.
«Lo so che è difficile avere speranza in questo momento. So cosa vuol dire perdere qualcuno che si ama. Conosco quel profondo buco nero che si apre nel petto. Che sembra risucchiarci completamente. So quanto meschina, crudele e ingiusta può essere a volte la vita. Ma ho imparato due cose. La prima è che i vostri cari potranno avere lasciato questa terra ma non lasceranno mai il vostro cuore. Saranno sempre con voi. La seconda è che la strada migliore per lasciare il dolore è trovare uno scopo. Tutti noi abbiamo uno scopo. E il nostro scopo come nazione è aprire le porte delle opportunità a tutti gli americani. Salvare la nostra democrazia. Tornare a essere la luce del mondo».
Per accentuare le differenze tra lui e Trump, durante l’intera convention Biden è stato presentato come una persona empatica, capace di mettersi nei panni degli altri, interessato più al bene degli altri che al proprio, disinteressato al proprio vantaggio personale (Biden è stato per decenni uno dei più poveri senatori americani, e quando suo figlio si ammalò, benché fosse già vicepresidente, arrivò a un passo dal vendere la casa di famiglia per pagare le sue cure, al punto che Obama si offrì di fargli un prestito).
«Possiamo scegliere se diventare ancora più arrabbiati, ancora meno speranzosi, ancora più divisi. Una strada di ombre e di sospetti reciproci. Oppure possiamo scegliere una strada diversa, e insieme cogliere questa opportunità per guarirci, per rinascere, per unirci. Una strada di luce e di speranza. Questa è un’elezione che cambierà le nostre vite, e determinerà il futuro dell’America per molto tempo».
Pur non nominandolo mai direttamente, Biden ha rivolto alcune dure critiche al presidente Trump.
«Giudicate questo presidente dai fatti. Cinque milioni di americani contagiati dalla COVID-19. Più di 170.000 morti. Di gran lunga i dati peggiori di ogni nazione sulla Terra. Più di 50 milioni di persone disoccupate. Più di 10 milioni di persone che hanno perso la propria assicurazione sanitaria. Una piccola impresa su sei ha chiuso […] Non doveva essere una tragedia così grande. Non era scontato che andasse così. Guardatevi intorno. Non va così male in Canada. O in Europa. O in Giappone. O in quasi qualsiasi altra parte del mondo. Il presidente continua a dirci che il virus scomparirà. Continua ad aspettare in un “miracolo”. Non arriverà nessun miracolo. Non potremo risollevare la nostra economia né tornare a mandare a scuola i nostri figli; non potremo riavere indietro le nostre vite se prima non avremo messo sotto controllo l’epidemia».
Ma è stato solo un inciso, nei venti minuti del discorso di Biden, che ha lasciato che fossero soprattutto gli altri oratori prima di lui a criticare Trump e si è concentrato molto sulle proposte. Biden ha promesso grossi investimenti per sviluppare e diffondere test rapidi contro il coronavirus che diano risultati immediatamente, e vasti rifornimenti di dispositivi di protezione individuale prodotti negli Stati Uniti. Grandi investimenti sulle scuole, perché possano attrezzarsi per riaprire in sicurezza. Un obbligo nazionale di indossare le mascherine, «come dovere patriottico».
Da lì Biden ha parlato delle sue proposte sull’economia, dagli investimenti nelle infrastrutture a quelli per trasformare «in un’opportunità» la lotta contro il cambiamento climatico; dall’estensione delle coperture sanitarie alla riforma dell’immigrazione; dal rafforzamento dei sindacati all’innalzamento del salario minimo («non ci limiteremo a elogiare i nostri lavoratori essenziali: li pagheremo»); dal riequilibrio del sistema fiscale a vantaggio della classe media alle misure per rendere la società americana più equa sul piano etnico e razziale.
Poi è tornato sull’episodio che ha in questi mesi ha sempre descritto come quello che lo ha convinto a candidarsi: la marcia dei neonazisti del 2017 a Charlottesville, durante la quale una manifestante fu uccisa da un’auto lanciata sulla folla, e la successiva dichiarazione di Trump secondo cui c’erano «brave persone da entrambe le parti».
«Vi ricordate i neonazisti, i suprematisti bianchi e membri del Ku Klux Klan con le loro torce? Le vene pulsanti? I biliosi cori antisemiti che si sentivano in Europa negli anni Trenta? Vi ricordate gli scontri tra chi diffondeva odio e chi aveva il coraggio di opporsi? Vi ricordate cosa disse il presidente? Che c’erano «brave persone da entrambe le parti»? Quel momento è stato un allarme per tutti noi come paese. E per me, una chiamata all’azione. In quel momento ho capito che avrei dovuto candidarmi. Mio padre mi ha insegnato che il silenzio è complice. E io non sarei stato silente né complice. All’epoca dissi che eravamo nel mezzo di una battaglia per l’anima di questa nazione. Lo siamo ancora»
In questi mesi Biden ha sempre presentato la sua candidatura come un momento di transizione e guarigione per gli Stati Uniti, tanto che molti si aspettano che in caso di vittoria decida di non cercare un secondo mandato, anche per via della sua età: un’occasione per guarire dall’aggressiva retorica di odio di questi anni, ricostruire un paese migliore («Build Back Better» è diventato in queste settimane lo slogan del suo comitato) e poi lasciare il testimone a una nuova generazione.
«La storia dell’America ci dice che abbiamo fatto i nostri più grandi progressi nei nostri momenti più oscuri. Che abbiamo trovato la luce. In questo momento così oscuro, credo che siamo pronti a fare di nuovo un grande passo avanti. Che possiamo trovare la luce ancora una volta. Questo è il nostro momento di mettere insieme la speranza e la storia. Con passione e con determinazione, ricominciamo insieme. Perché l’amore è più potente dell’odio. La speranza è più potente della paura. La luce è più potente dell’oscurità. Questo è il nostro momento. Questa è la nostra missione. Che la storia possa dire che la fine di questo capitolo di oscurità cominciò stasera, e che la luce e la speranza si sono unite in questa battaglia per l’anima della nostra nazione. È una battaglia che vinceremo».
Alla fine del discorso del candidato alla convention, di solito avviene il momento più festoso e coreografico dell’evento: tutti si salutano e festeggiano tra palloncini e coriandoli, dentro un affollatissimo palazzetto dello sport. Questa convention completamente virtuale ha costretto il Partito Democratico a organizzare in quattro mesi una cosa mai fatta prima, e che nonostante questo è andata liscia come l’olio. Il momento di festeggiamenti finali è stato reso così: con le auto fuori da un parcheggio a lampeggiare e clacsonare davanti ai fuochi d’artificio, e Joe Biden e Kamala Harris lontani a salutare tutti.
La convention del Partito Repubblicano si terrà la settimana prossima, da lunedì e giovedì, anche quella in formato “virtuale”. Il programma non è ancora noto, ma ci si aspetta come da tradizione che il vicepresidente Mike Pence e il presidente Donald Trump pronunceranno i loro discorsi nelle ultime due serate.