Repubblica è per il “No” al referendum sul taglio dei parlamentari

«L'opinione del nostro giornale è contraria ad un referendum privo di una cornice di riforma» ha scritto il direttore Maurizio Molinari in un argomentato editoriale

Il direttore di "Repubblica" Maurizio Molinari, a Roma, il 24 luglio 2019 (ANSA/FABIO FRUSTACI)
Il direttore di "Repubblica" Maurizio Molinari, a Roma, il 24 luglio 2019 (ANSA/FABIO FRUSTACI)

Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, in un editoriale pubblicato giovedì 20 agosto ha spiegato le ragioni per cui il suo giornale sostiene il “No” al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre con cui andrà confermata la riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari.

Nel suo editoriale, Molinari riconosce che la riduzione del numero dei parlamentari va incontro a «esigenze di riduzione dei costi della politica e di maggiore efficienza delle istituzioni rappresentative» che sono «condivise da un gran numero di cittadini», ma elenca poi i motivi per cui questa riforma potrebbe creare più problemi di quelli che intende risolvere.

Molinari scrive che il taglio dei parlamentari che si confermerebbe votando “Sì” al referendum «è lineare, a sé stante, e non è incluso in una riforma che consente di sfruttare la riduzione per rendere il Parlamento più efficiente e rappresentativo», e spiega che «sono molte e significative le lacune create da questo taglio privo di una cornice di riforma costituzionale». Per esempio: si riduce il numero di parlamentari senza rivedere le funzioni del Parlamento, si creano collegi più grandi senza garanzie per le minoranze e si mantiene a 60 il numero dei delegati regionali per l’elezione del presidente della Repubblica, non più a fronte dei quasi mille attuali parlamentari, ma di 600 dopo l’eventuale approvazione del taglio.

Inoltre per il direttore di Repubblica il taglio dei parlamentari non sarebbe utile neanche dal punto di vista del risparmio per lo stato. «Secondo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani di Carlo Cottarelli» – scrive ancora Molinari – con la riforma si risparmierebbero «57 milioni l’anno e 285 milioni a legislatura ovvero una cifra significativamente più bassa di quella enfatizzata dai sostenitori della riforma – 500 milioni a legislatura – e pari ad appena lo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana».

Quindi scrive Molinari:

Per queste ragioni l’opinione del nostro giornale è contraria ad un referendum privo di una cornice di riforma.