Gli Stati Uniti trivelleranno una grande area protetta dell’Alaska
L'amministrazione Trump ha approvato un contestato progetto che non sembra essere popolare né conveniente sul piano economico
Il governo degli Stati Uniti ha approvato un piano che consente la ricerca di petrolio e gas nella pianura costiera dell’Arctic National Wildlife Refuge (ANWR), una grande area naturale nell’Alaska nord-orientale. Il parco esiste dagli anni Sessanta ed è il più grande dei 16 National Wildlife Refuge presenti in Alaska. Gli ambientalisti si battono da decenni per evitare che nella regione siano concessi permessi per le perforazioni, temendo che queste attività possano arrecare gravissimi danni all’ambiente circostante.
La decisione dell’amministrazione Trump è stata annunciata dal segretario dell’Interno David Bernhardt, che è un ex lobbista per le compagnie petrolifere e consentirà la vendita all’asta dei diritti per il gas e il petrolio all’interno dell’area. La decisione è arrivata dopo che nel 2017 il Congresso a maggioranza Repubblicana aveva approvato una riforma fiscale che comprendeva un’estensione dei permessi di estrazione di petrolio e gas proprio nell’Arctic National Wildlife Refuge. La legge prevedeva, in particolare, l’autorizzazione per l’esplorazione in due zone da 400 mila acri ciascuna. La prima vendita, ha detto Bernhardt, avverrà entro il dicembre 2021 e la seconda entro il dicembre 2024.
I tentativi dei Repubblicani di autorizzare le trivellazioni nell’ANWR vanno avanti da decenni, almeno dal 1977, quando il Congresso tenne per la prima volta una serie di udienze per determinarne l’impatto ambientale. Le esplorazioni ottennero il sostegno di Ronald Reagan e, successivamente, del presidente Bush, ma negli anni, attivisti, ambientalisti, varie organizzazioni ma anche diversi legislatori interessati alla conservazione del parco erano riusciti a evitarle. Trump si è spinto oltre, secondo alcuni osservatori per il semplice fatto di averlo potuto fare, chiudendo una vicenda che prosegue da decenni.
Il progetto non è comunque né particolarmente popolare, né sembrerebbe essere conveniente dal punto di vista economico. L’anno scorso una ricerca di Yale sui cambiamenti climatici ha rilevato che il 67 per cento degli americani si oppone alla perforazione nell’ANWR. Da un sondaggio condotto all’inizio di quest’anno risulta poi che solo il 22 per cento delle persone intervistate abbia espresso il proprio sostegno all’avvio delle esplorazioni. Persino gli istituti finanziari non pensano che gli sviluppi petroliferi nella regione siano una buona idea. Goldman Sachs, JPMorgan, Wells Fargo, Chase e dozzine di altre banche hanno annunciato che non avrebbero contribuito a finanziare alcun tentativo di trivellazione petrolifera nell’ANWR, riconoscendo che sarebbe un cattivo investimento.
Una prima perforazione esplorativa entro i confini del parco venne condotta nel 1986. I risultati rimangono ancora oggi riservati. Tuttavia, un articolo del New York Times pubblicato nel 2019 – basato su una serie di documenti e interviste di persone coinvolte – ha spiegato come i risultati fossero stati molto scarsi. Perforare l’area e mettere in pericolo le popolazioni indigene e la fauna selvatica che dipendono da esso potrebbe inoltre avere pesanti conseguenze a livello di reputazione per qualsiasi istituzione associata a questo progetto.