È iniziata la convention dei Democratici
Per la prima volta interamente "virtuale", più simile a un programma televisivo che a un grande raduno: ma Michelle Obama e Bernie Sanders si sono fatti notare comunque
Lunedì sera – quando in Italia erano le prime ore di martedì – è iniziata la convention del Partito Democratico statunitense in vista delle elezioni presidenziali del 3 novembre: dopo una giornata di incontri tematici riservati per lo più ai delegati del partito e agli addetti ai lavori, per due ore – trasmesse in streaming e in diretta televisiva sui principali canali tv americani – il partito ha presentato le proprie idee al paese e promosso la candidatura di Joe Biden, il candidato che sfiderà il presidente uscente Donald Trump.
È stata una convention radicalmente diversa da ogni altra convention del passato: non si è tenuta in un affollato palazzetto dello sport ma in modo “virtuale”, per via del rischio di contagio, ed è stata quindi di fatto una specie di programma televisivo, con una conduttrice – l’attrice e attivista Eva Longoria, a cui succederanno Tracee Ellis Ross, Kerry Washington e Julia Louis-Dreyfus – e molti interventi brevi da molti posti diversi dell’America, alcuni registrati e altri in diretta. Le convention servono formalmente a scegliere il vincitore delle primarie come candidato del partito, ma sono soprattutto il momento in cui i partiti si rivolgono direttamente al paese presentando le proprie proposte in vista del voto.
Il formato televisivo ha prodotto una serata con meno tempi morti e discorsi molto più brevi di quelli di una solita convention, ma anche meno dinamismo e meno energia vista l’assenza del pubblico: le battute degli oratori non erano sottolineate da nessuna risata, i passaggi più forti dei discorsi non erano rimarcati dagli applausi che sarebbero arrivati in circostanze normali. Nonostante questo, alcuni momenti si sono fatti notare.
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Il tema della serata era l’unità del Partito Democratico e del paese. I lavori sono stati aperti dall’inno nazionale, cantato a distanza da decine di giovani cantanti e così montato:
E poi è stato trasmesso questo video per introdurre il tema della serata, con il sottofondo di “The Rising”, una famosa canzone di Bruce Springsteen.
La parte iniziale della serata ha dato voce a molti ordinari cittadini e tra questi diversi elettori Repubblicani che hanno spiegato perché stavolta voteranno per un candidato del Partito Democratico; ed è apparso lo stesso Joe Biden, che ha moderato una breve conversazione sulle violenze della polizia a cui ha partecipato anche la madre di Eric Garner, l’uomo ucciso dalla polizia a New York nel 2014 le cui ultime parole – “I can’t breathe” – sono diventate in questi anni uno degli slogan delle proteste contro il razzismo. La sindaca di Washington DC ha poi introdotto un breve discorso del padre e del fratello di George Floyd, l’uomo ucciso dalla polizia a Minneapolis alla fine di maggio, che è stato seguito da un momento di raccoglimento.
Si è parlato molto dell’epidemia e della gestione dell’epidemia da parte dell’amministrazione Trump, naturalmente. Nei discorsi sull’epidemia, molti dei quali registrati in anticipo, il diverso numero dei morti citato dagli oratori – 150.000, 160.000, 170.000 – permetteva di individuare più o meno quando il discorso fosse stato registrato, con un effetto particolarmente drammatico che il comitato Biden ha ottenuto probabilmente in modo involontario. Il discorso più duro sull’epidemia è stato rivolto dal governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo.
Ma la frase più significativa su questo tema è stata pronunciata da un’ordinaria cittadina, Kristin Urquiza, il cui padre è morto a causa della COVID-19. «Mio padre aveva 65 anni ed era in piena salute. Non aveva problemi pregressi, a parte uno: si è fidato di Donald Trump. E lo ha pagato con la vita».
La governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, una delle donne prese più seriamente in considerazione da Biden per la candidatura alla vicepresidenza, è stata una delle poche persone a intervenire in diretta: e ha raccontato del ruolo avuto da Biden nel salvataggio dell’industria dell’auto avvenuto durante l’amministrazione Obama. Il Michigan fu vinto da Trump nel 2016 per soli diecimila voti, dopo essere stato a lungo dominato dai Democratici, e Joe Biden ha bisogno di una vittoria da quelle parti se vuole tornare alla Casa Bianca.
Quasi tutti i discorsi sono durati pochissimo, dai tre ai cinque minuti, permettendo al programma di avere un ritmo molto serrato che rendesse il tutto meno statico ma anche impedendo agli oratori di sviluppare un comizio persuasivo o anche soltanto normale, limitandosi a pochi messaggi molto semplici. C’è stato un discorso molto breve che però ha fatto molto discutere, per quanto fosse atteso: quello di John Kasich, ex governatore dell’Ohio e soprattutto membro di lunghissima data del Partito Repubblicano, e sfidante di Trump alle primarie del 2016.
Kasich ha detto che «l’America è a un bivio» – e lo ha detto letteralmente da un bivio – e che «in tempi normali non sarei mai stato qui, ma questi non sono tempi normali». Ha detto che è un Repubblicano e rimane un Repubblicano, e ci sono molte cose su cui non è d’accordo con Joe Biden, ma «Biden è una brava persona ed è un uomo che ascolta chi non la pensa come lui», e che in questo momento la priorità debba essere salvare il paese da un presidente pericoloso e che ha tradito «gli ideali del partito di Abraham Lincoln». Diversi altri Repubblicani hanno rivolto brevi discorsi durante la serata dicendo che avrebbero votato per Biden.
In una dimostrazione dell’ampiezza dello spettro politico coperto oggi dal Partito Democratico – che può essere letta però anche come assenza di un messaggio politico particolarmente netto e definito – subito dopo Kasich ha parlato il senatore Bernie Sanders, il più importante e famoso politico socialista degli Stati Uniti, sconfitto da Biden alle primarie. Anche l’intervento di Sanders, come gli altri più importanti della serata, è stato registrato in anticipo per evitare problemi tecnici.
Sanders ha fatto un lungo elenco delle proposte progressiste di Joe Biden, dall’innalzamento del salario minimo agli investimenti sulle infrastrutture, dalle politiche sull’ambiente al congedo parentale, insistendo sul fatto che queste proposte siano oggi parte del patrimonio del partito, e che questa sia una vittoria politica del movimento che guida e che ha guidato. Ma ha anche ammonito i suoi sostenitori sul fatto che questo non sia il momento per astenersi o per il voto di protesta: «È in gioco la nostra democrazia. È in gioco il nostro pianeta».
Il discorso più atteso e lungo della serata è stato però quello di Michelle Obama, che ha chiuso i lavori, ed è stato probabilmente l’unico a non essere penalizzato dal formato inedito e dall’assenza di applausi e reazioni: per diciotto minuti, guardando in camera, Obama ha rivolto un discorso duro e sofferente, descrivendo in modo molto amaro le attuali condizioni degli Stati Uniti.
«So che il mio messaggio non arriverà a molte persone. Viviamo in un paese profondamente diviso, e io sono una donna nera che parla alla convention del Partito Democratico. Ma a questo punto mi conoscete. Sapete che dico quello che sento. Sapete che odio la politica. Ma sapete anche che ho a cuore questo paese e tutti i nostri figli. Quindi, voleste portarvi a casa una cosa sola dalle mie parole di stasera, che sia questa: se pensate che le cose non possano andare peggio di così, credetemi, possono; e lo faranno, se non cambiamo le cose in queste elezioni. Per avere anche una sola speranza di mettere fine a questo caos, dobbiamo votare Joe Biden come se da questo dipendesse la nostra vita».
I lavori della convention del Partito Democratico andranno avanti fino a giovedì sera (venerdì mattina in Italia) e proseguiranno stanotte, quando Joe Biden sarà scelto ufficialmente come candidato alla presidenza e parleranno tra gli altri John Kerry, Alexandria Ocasio-Cortez, Bill Clinton e Jill Biden. La settimana prossima si terrà la convention del Partito Repubblicano: anche quella sarà “virtuale”, dopo il fallimento dei molti tentativi di Donald Trump di trovare uno stato e un contesto che ospitassero un raduno di attivisti e sostenitori.