È sempre più difficile scoprire musica che non conosciamo
Ne parla il New York Times, a partire dal video di due fratelli ventiduenni che ascoltano Phil Collins per la prima volta
È sempre più difficile scoprire musica che non conosciamo: sia musica nuova di generi che non frequentiamo, sia vecchia. Se in passato era facile essere esposti almeno alla musica delle generazioni precedenti, perché la ascoltavano genitori o parenti ma anche perché veniva programmata dalle radio generaliste o proposta nei negozi di dischi, oggi è molto più raro. Gli algoritmi che regolano il funzionamento delle piattaforme di musica in streaming, infatti, sono progettati per far sì che l’ascoltatore sia trattenuto in una “bolla” di musica del genere (o dei generi) che ama di più. Scoprire nuove canzoni, quindi, sta diventando sempre più complicato. Ne parla il New York Times, cercando di spiegare il successo di una particolare categoria di video che sta avendo una certa diffusione su YouTube e TikTok: le reazioni al primo ascolto.
I gemelli Tim e Fred Williams, ventiduenni di Gary, in Indiana, sono tra gli YouTuber più famosi a produrre contenuti di questo tipo. Il loro canale di YouTube è fatto quasi completamente di video in cui i due filmano le proprie reazioni mentre ascoltano per la prima volta vecchie canzoni famosissime: da Nina Simone a Bob Marley, dagli Abba ai Nirvana, dai White Stripes a Amy Winehouse, da Janis Joplin a Dolly Parton (di cui hanno attirato l’attenzione).
Alla fine di luglio un loro video è uscito dalla nicchia dei loro fan, ed è circolato molto anche tra un pubblico più adulto. Li mostra ascoltare per la prima volta, con una certa soddisfazione e sorpresa, “In the Air Tonight” di Phil Collins. «Cattivissimo!», esclamano, commentando il fatto che il picco della canzone arriva – notoriamente, ma non per loro – a più o meno tre minuti dall’inizio della canzone (nel video qui sotto quel momento arriva attorno al minuto 4.53).
I gemelli Williams pubblicano i loro video da circa un anno, ma è da poco che i video di “primi ascolti” sono diventati così popolari su YouTube e TikTok. Alcuni mostrano persone ascoltare canzoni di un genere che non conoscono. Altri mostrano persone anziane o di mezza età alle prese con canzoni contemporanee. Su TikTok il genere più frequentato è quello dei gemelli Williams (giovani che ascoltano vecchie canzoni), e parte del divertimento, per i follower, è scoprire quali sono le canzoni famosissime dello scorso decennio che i giovani di oggi non conoscono.
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Qualunque sia il modo in cui succede (dai viaggi in macchina con i genitori alle ricerche su Google per trovare la canzone originale da cui proviene un campionamento inserito in una canzone rap o hip hop), scoprire una nuova canzone dà sempre soddisfazione. Oggi però, con la progressiva personalizzazione dei servizi di streaming musicale, è molto più difficile imbattersi in musica che non si conosce, e le “bolle” di gusto stanno diventando stagne, poco in comunicazione l’una con l’altra.
«L’algoritmo è costruito attorno al comportamento dell’utente» ha spiegato al New York Times Ebro Darden, responsabile globale della sezione hip-hop e R&B a Apple Music. «Mentre le opzioni di consumo per gli amanti della musica aumentavano sempre di più, le piattaforme sono diventate sempre più settoriali e targettizzate». È più difficile scoprire musica nuova anche alla radio, spiega Darden: anche le stazioni radio, infatti, si stanno personalizzando.
Sulle piattaforme di streaming come Apple Music o Spotify, gli utenti possono decidere di approfondire ed espandere quasi all’infinito le proprie conoscenze sulla musica di un periodo, un genere, un cantante, un produttore, ma devono essere loro a fare il primo passo per uscire dalla loro “bolla”, e il problema sembra essere questo.
Molti servizi di streaming producono playlist che permettano agli utenti di scoprire nuova musica: “Fresh Finds” di Spotify ha questa funzione, per esempio. La piattaforma, per la stessa ragione, offre migliaia di playlist già pronte, compilate sulla base di diversi criteri, dall’epoca, all’artista, al genere. Più si usa la piattaforma, però, più l’esperienza diventa personalizzata (più le canzoni proposte dalla piattaforma cominciano a somigliare ai gusti dell’utente che la sta usando: cioè a somigliarsi tra loro). «La personalizzazione ha la funzione di offrire all’utente contenuti che possano andare incontro ai suoi gusti, ma serve che l’utente faccia lo sforzo di decidere che cosa vuole da Spotify», ha spiegato al New York Times Lizzy Szabo, autrice di playlist per Spotify.
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Il declino dei negozi di dischi e l’estrema personalizzazione delle piattaforme fa sì che gli appassionati di musica abbiano pochi riferimenti per scoprire nuova musica. Molti si sentono sopraffatti dalla vastità della scelta, e finiscono per ascoltare solo quello che conoscono già.
Probabilmente è per questo che i video di “primi ascolti” hanno tutto questo successo, perché funzionano come consigli d’ascolto. «La gente cerca qualcuno di cui potersi fidare, per scoprire nuovi generi musicali», spiega Darden. Insomma, gli autori dei video sono fonti fidate per i loro fan, per i quali fanno un po’ da guide, un po’ da deejay. In questo senso, i gemelli Williams sono la versione contemporanea delle vecchie fanzine musicali, scrive il New York Times. Si rivolgono ai loro coetanei mostrando loro cosa e come apprezzare della musica dei loro genitori, e i loro coetanei, grazie a loro, scoprono Phil Collins.