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  • Sabato 15 agosto 2020

A San Francisco i prezzi degli affitti sono in calo per la prima volta da anni

C'entra il coronavirus: alcuni lavoratori delle grandi aziende tecnologiche si stanno trasferendo in città che costano meno lavorando da remoto, e il mercato ne risente

Le case vittoriane chiamate "Painted Ladies" a San Francisco (EPA/JOHN G. MABANGLO)
Le case vittoriane chiamate "Painted Ladies" a San Francisco (EPA/JOHN G. MABANGLO)

Per anni si è parlato della possibilità che si verificasse un’inversione di tendenza e che i lavoratori arrivati da tutti gli Stati Uniti e dal mondo per lavorare nelle grandi aziende di tecnologia nella San Francisco Bay Area – l’area della California in cui si trovano sia la città di San Francisco che la Silicon Valley – decidessero di andarsene. Per via dei cambiamenti causati dalla pandemia da coronavirus, racconta il Wall Street Journal, molti di loro lo stanno effettivamente facendo, e per questo, per la prima volta da molti anni, i prezzi degli affitti nella zona cominciano a calare.

La San Francisco Bay Area è nota per ospitare diverse tra le più grandi aziende di tecnologia al mondo, comprese Apple, Google e Facebook, ma anche per essere tra le zone più diseguali, invivibili e costose degli Stati Uniti. Da anni abitare in quest’area costa tantissimo: perché le case sono poche, e ci sono molte persone disposte a pagare moltissimo per ottenerle. La Silicon Valley – chiamata così per via del silicio usato per i circuiti dei computer – è un centro tecnologico da decenni, e da decenni San Francisco è una città i cui costi degli affitti sono esorbitanti e fuori controllo. Negli ultimi quindici anni circa, poi, le cose sono davvero peggiorate, e sono cresciute le disuguaglianze: una persona ogni 11.600 abitanti è un miliardario e quasi una persona ogni 100 è un senzatetto.

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Il coronavirus, però, ha cambiato un po’ le cose. Le restrizioni degli ultimi mesi hanno portato la gran parte dei dipendenti di tutte le aziende tecnologiche della Bay Area a lavorare da casa, e a mettere in prospettiva di poterlo o addirittura doverlo fare per diversi altri mesi. Molti di loro, quindi, hanno cominciato a pensare di continuare a prendere il loro ottimo stipendio spostandosi però in aree in cui gli affitti sono meno cari rispetto alla Bay Area, cioè quasi ogni altra zona del mondo. Senza costi altissimi, senza ore spese su bus da pendolare, in case più grandi e confortevoli.

A luglio, per molti, questa possibilità si è concretizzata: Google ha annunciato che i suoi dipendenti non torneranno in ufficio almeno fino all’estate del 2021, e lo stesso è stato detto ai dipendenti di Facebook. Facebook ha annunciato inoltre che sta cercando un “direttore del lavoro da remoto” per coordinare quella che prevede essere una grande e irreversibile fase di cambiamento per l’azienda. (In un sondaggio fatto tra dipendenti di Facebook lo scorso maggio, il 40 per cento degli intervistati si era detto favorevole alla possibilità che il lavoro da remoto diventasse definitivo; tre quarti di loro, inoltre, avevano dichiarato che stavano considerando di trasferirsi altrove).
Altre aziende, come Twitter e Slack, hanno dichiarato che la maggior parte dei loro dipendenti potrà lavorare da casa in modo permanente.

Per le aziende è un grande cambiamento: finora molte avevano puntato sul “fare squadra” tra i propri dipendenti e creare veri e propri campus, in cui, oltre a lavorare in ambienti particolarmente moderni e stimolanti, i dipendenti potessero avere modo di praticare anche altre attività extralavorative. Le sedi di queste aziende hanno campi sportivi, palestre, piscine, mense bellissime, spazi comuni ricreativi da usare liberamente: tutto inutilizzato, al momento.

Da parte delle aziende, in discussione c’è anche una questione economica: è il caso di pagare “stipendi da Silicon Valley” a persone che invece non devono spostarsi per andare al lavoro e non devono pagare “affitti da Silicon Valley”? Facebook, Twitter e Slack hanno già annunciato che sono disposte ad accettare che i loro dipendenti lavorino da remoto in zone lontane dalla Bay Area in modo permanente, ma che questo influirà sui loro stipendi, che subiranno una decurtazione. Molti di loro, come le persone citate dal Wall Street Journal, hanno negoziato con le loro aziende accettando la decurtazione e si sono già trasferiti. Sostengono che ora che abitano in stati e città in cui il costo delle case e della vita è infinitamente inferiore, la qualità della loro vita è migliorata notevolmente – anche se guadagnano leggermente meno – e il loro potere d’acquisto è maggiore.

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Anche se è presto per misurare il numero effettivo di lavoratori che si sono trasferiti altrove, e capire se la loro sia una scelta provvisoria o permanente (alcuni di loro potrebbero decidere di tornare nell’estate del 2021), gli effetti sui prezzi delle case e degli affitti si vedono già.
Gli affitti sono in calo per la prima volta da anni. Secondo la piattaforma di annunci immobiliari Zumper, che ha analizzato circa 11mila annunci a San Francisco e nelle zone circostanti, l’affitto mediano per un monolocale a San Francisco è diminuito dell’11 per cento rispetto a luglio 2019.
A Cupertino, la città in cui si trova la sede di Apple, e a Mountain View, dove c’è la sede di Google, l’affitto mediano per un monolocale è diminuito di più del 15 per cento.
«La maggior parte dei techies [i dipendenti delle grandi aziende tecnologiche della Silicon Valley, ndR] non si sposterà da questa zona, ma lo sta facendo un numero di persone sufficiente perché ci sia un impatto sul mercato», ha spiega Anthemos Georgiades, CEO di Zumper.

La pandemia ha rallentato o fermato gli aumenti degli affitti in tutto il paese, ma il fatto che a San Francisco gli affitti stiano proprio calando, spiega il Wall Street Journal, potrebbe spiegarsi con i costi spropositati che avevano raggiunto negli ultimi anni.
Chi lascia San Francisco e la Bay Area lo fa per vari motivi, ma il costo degli affitti e delle case tende a essere quello principale.
Tra il 2009 e il 2019 il prezzo mediano di una casa monofamiliare è triplicato nella Bay Area, e ora si aggira attorno al milione di dollari. A San Francisco città arriva a 1,6 milioni di dollari. Affittare un posto letto in una stanza con altre cinque persone può arrivare a costare fino a 1300 dollari al mese. E non sono solo case e affitti a costare tantissimo: tutto è caro nella zona, dagli alimentari alla ristorazione, ai servizi, quindi spostandosi altrove c’è solo da guadagnare, almeno su questo aspetto.

Alcuni ricercatori sostengono che basterà che una percentuale minima – anche solo il 5 per cento – dei lavoratori del settore tecnologico si trasferisca altrove per osservare nella zona significative reazioni a catena, per via di tutte le attività economiche dell’area che dipendono dalla loro presenza (dai trasporti ai bar fuori dai campus), ma anche per via delle tasse che smetterebbero di versare, con un impatto sui servizi.
Visto che molti dei lavoratori che si sono trasferiti non si sono allontanati granché (molti di loro hanno scelto città più piccole o meno costose di altre aree ma sono rimasti in California), altri ricercatori sostengono che bisogna aspettarsi un impatto anche sulle città di destinazione, che potrebbero cominciare ad avere a loro volta problemi concreti (aumento dei prezzi delle case, scarsità di parcheggi) e disuguaglianze, anche se guadagnerebbero dalle tasse versate dai nuovi cittadini.