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  • Domenica 9 agosto 2020

Cosa fa Joe Biden

Aspetta: per evitare errori e lasciare che al centro dell'attenzione restino Trump e i suoi pasticci

Joe Biden il 28 luglio (Mark Makela/Getty Images)
Joe Biden il 28 luglio (Mark Makela/Getty Images)

Uno dei modi con cui il presidente statunitense Donald Trump sta attaccando Joe Biden, candidato Democratico alle elezioni di novembre, è accusandolo di aver passato gli ultimi mesi chiuso nel seminterrato della sua casa nel Delaware, al sicuro. Gli attacchi di Trump sono stati spesso esagerati e scomposti, ma è vero che da quando è stato sicuro di aver vinto le primarie, ad aprile, Biden si è fatto vedere in giro pochissimo e la sua strategia elettorale, fino a questo momento, è sembrata opposta a quella che ci si aspetterebbe dallo sfidante di un presidente in carica. Anche se in parte la sua assenza dalla vita pubblica è stata legata alle regole per il coronavirus, Biden non sta attaccando Trump e non sta cercando di ottenere più attenzioni possibili: sta aspettando.

Un buon esempio di questa strategia di attesa riguarda l’annuncio della candidata vicepresidente che con Biden si presenterà alle elezioni. È una scelta importantissima e che non viene mai presa alla leggera da nessun candidato, ma Biden la sta tirando particolarmente in lungo, più volte superando le scadenze che lui stesso aveva annunciato. Aveva detto che avrebbe comunicato la candidata vicepresidente entro l’1 agosto, ma niente; poi aveva spiegato che l’annuncio sarebbe stato fatto entro la prima settimana del mese: ancora niente. Ora sembra che il nome verrà fatto a ridosso della convention del Partito Democratico, che comincerà il 17 agosto e segnerà di fatto l’inizio dell’ultima decisiva fase della campagna elettorale.

Chi conosce Biden ha spiegato in queste settimane che i ritardi sono legati al suo modo di prendere le decisioni. Biden, dicono, è abituato a parlare con tante persone, ascoltare punti di vista diversi e studiare molto prima di decidere su temi importanti. Ma in questo caso, dietro ai rinvii, potrebbe esserci qualcosa di più, legato alla più ampia strategia di attesa di queste settimane.

Da tempo i sondaggi dicono che Biden è in grande vantaggio rispetto a Donald Trump, sia a livello nazionale che in molti stati chiave, quelli dove probabilmente si decideranno le prossime elezioni. Questo vantaggio, inusualmente ampio per lo sfidante di un presidente in carica, ha fatto sì che Biden abbia potuto fare di necessità virtù: vista l’impossibilità di ottenere grande visibilità con una campagna elettorale tradizionale ha sfruttato la situazione per stare un passo indietro, preferendo un profilo più basso per questi primi mesi di campagna elettorale. Trump, inoltre, è in grande difficoltà e la sua gestione dell’emergenza coronavirus lo ha reso ancora più debole, mostrando i grossi limiti della sua amministrazione e della sua capacità di governo.

Il comitato elettorale di Biden, nelle ultime settimane, si è di fatto limitato a lasciare che fosse Trump a causarsi problemi da solo, per esempio con gli improvvisati cambi di idea sull’uso delle mascherine o le disastrose interviste diventate subito oggetto di spot elettorali dei Democratici.

Al contrario, gli attacchi che Biden sta subendo da Trump e dai Repubblicani, fino ad ora, sono stati largamente inefficaci. Le accuse di essere rimasto chiuso in casa non sembrano aver attaccato, così come il nomignolo “Sleepy Joe” (“Joe il sonnacchioso”) che Trump ha provato senza successo ad affibbiargli. Biden è riconosciuto come un politico moderato e di grande esperienza e quando Trump lo racconta come un pericoloso estremista di sinistra, “nemico di dio”, non risulta particolarmente convincente.

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In questo contesto, la scelta della candidata vicepresidente – Biden ha detto da tempo che sarà una donna – rappresenta in qualche modo un grosso rischio: la persona sbagliata potrebbe diventare un nuovo bersaglio per gli attacchi di Trump e indebolire la posizione di Biden. Un esempio: nelle ultime settimane era sembrato molto probabile che Biden scegliesse come vice la deputata californiana Karen Bass, apprezzatissima, moderata e di riconosciute capacità. Poi, però, hanno cominciato a circolare vecchie storie sul suo conto, come i suoi viaggi a Cuba da giovane, i suoi commenti favorevoli su Fidel Castro e alcune frasi di sostegno alla controversa chiesa di Scientology. Abbastanza per rendere la sua candidatura improvvisamente molto problematica e rischiosa, per Biden.

Quindi, meglio aspettare ed evitare errori: in questo momento, sono più le possibilità di fare guai comunicando la sua scelta per la vicepresidenza che i vantaggi che questa potrebbe portare.

E gli errori che può fare Biden potrebbero anche essere su più piccola scala. Lui è noto per essere uno che fa molte gaffe e dice frasi sbagliate, costringendosi a goffe e imbarazzanti correzioni. Solo pochi giorni fa, per esempio, ha risposto seccamente a un giornalista che lo stava intervistando chiedendogli di fatto se fosse un drogato; ancora più recentemente ha dovuto chiedere scusa dopo una brutta frase sugli elettori afroamericani (e gli era già successa una cosa simile poche settimane prima). Aspettare e farsi vedere poco, riduce anche questo tipo di rischi e aiuta a tenere Trump al centro dell’attenzione. Come ha scritto Francesco Costa nella sua newsletter sugli Stati Uniti, «Biden ha tutto l’interesse perché questa campagna elettorale diventi soprattutto un referendum su Trump, e non una scelta tra lui e Trump».

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