La storia dei 5 deputati che hanno chiesto il bonus per il coronavirus

Repubblica ha scritto che hanno ottenuto gli aiuti straordinari per le partite IVA e la notizia ha generato grandi polemiche

(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)

Domenica mattina, un articolo di Repubblica ha raccontato che cinque deputati italiani avevano chiesto e ottenuto il bonus da 600 euro al mese introdotto per aiutare i lavoratori con partita IVA durante la crisi per il coronavirus. Inizialmente Repubblica non aveva dato informazioni su chi fossero i cinque deputati, ma nel pomeriggio di domenica con un nuovo articolo ha scritto che «tre sarebbero della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva».

Il bonus per le partite IVA era stato introdotto a marzo dal decreto legge cosiddetto “Cura-Italia” ed era rivolto ai liberi professionisti e ai lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co). Per ottenerlo, almeno inizialmente, i lavoratori dovevano solo soddisfare due requisiti: essere iscritti alla gestione separata dell’INPS e non essere titolari di pensione; solo a maggio è stato introdotto un criterio legato alla perdita di fatturato rispetto al 2019 (e il bonus è diventato di 1000 euro).

Come ha spiegato Repubblica, i cinque deputati che hanno ottenuto il bonus avevano i requisiti per chiederlo e non hanno violato la legge: ciononostante, dice sempre Repubblica, la faccenda è stata notata dalla Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’INPS, l’ente che si è occupata di erogare il bonus. Per ora non si conoscono i nomi dei deputati che lo hanno ottenuto: Repubblica ha detto che con le prime indagini è riuscita a risalire solamente ai loro partiti di provenienza.

La notizia è stata commentata molto duramente da tutti i dirigenti politici italiani e dai giornali, che hanno criticato la scelta di chiedere il bonus quando già si percepisce un sostanzioso stipendio. Luigi Di Maio, capo del Movimento 5 Stelle, ha detto che «È vergognoso. È davvero indecente», chiedendo che i cinque deputati «restituiscano i soldi e si dimettano»; Matteo Salvini, leader della Lega, ha parlato di «una vergogna», aggiungendo che «in qualunque Paese, tutti costoro si dimetterebbero» e commenti simili sono stati fatti anche da Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, e Nicola Zingaretti, del Partito Democratico.