Una nuova brutta storia intorno a Mohammed bin Salman
Secondo un ex importante ufficiale dell'intelligence dell'Arabia Saudita, nel 2018 il principe ereditario avrebbe inviato una squadra di sicari in Canada per ucciderlo
Un ex importante funzionario dei servizi segreti dell’Arabia Saudita, Saad al Jabri, ha accusato il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, di aver inviato nel 2018 una squadra di sicari in Canada, dove all’epoca viveva, per ucciderlo. Sulla vicenda al Jabri, che ha la doppia cittadinanza saudita e maltese, ha intentato una causa presso la corte federale degli Stati Uniti di Washington, sostenendo che i suoi stretti legami con l’intelligence statunitense e la profonda conoscenza delle attività del principe lo avrebbero reso uno degli obiettivi di bin Salman.
Il tentativo di uccidere al Jabri, ad opera di un gruppo di sicari chiamato “Squadrone delle Tigri”, sarebbe avvenuto 13 giorni dopo l’omicidio del giornalista saudita dissidente Jamal Khashoggi, ucciso il 3 ottobre 2018 nel consolato saudita di Istanbul, in Turchia. Per la sua uccisione, nel dicembre del 2019 furono condannate a morte cinque persone e altre tre a 24 anni di prigione, tutte legate in qualche modo al regime saudita.
Secondo diverse inchieste giornalistiche, indagini governative e ricostruzioni di organizzazioni internazionali, Khashoggi fu ucciso per decisione del regime, probabilmente su ordine diretto di Mohammed bin Salman. Il principe ereditario ha sempre negato il suo coinvolgimento diretto nella vicenda.
Ora nelle 106 pagine della causa del tribunale statunitense, si legge che la documentazione prodotta da al Jabri ci sono informazioni «sensibili, lesive e incriminanti sull’imputato bin Salman», e vengono citate le «registrazione effettuate dal “dottor Saad” quando pensava che sarebbe stato ucciso».
I membri di quello che i documenti chiamano il «gruppo mercenario personale di bin Salman, lo Squadrone delle Tigri» sarebbero arrivati all’aeroporto di Toronto utilizzando visti turistici a metà ottobre del 2018. Avrebbero portato con sé due sacchi di attrezzatura per “ripulire” le scene del crimine, e sarebbero stati accompagnati da un istruttore dello stesso dipartimento forense saudita da cui proveniva l’uomo che si era occupato di «smembrare il corpo di Khashoggi con una sega per ossa».
I presunti sicari avrebbero cercato di evitare i controlli alla dogana ma sarebbero stati fermati e interrogati dalle autorità canadesi, che avrebbero trovato una fotografia che li ritraeva insieme, prova del fatto che si conoscevano. Il governo canadese ha detto in una nota di non poter commentare le accuse specifiche, ma non ha negato i fatti. «Siamo a conoscenza di eventi in cui attori stranieri hanno tentato di monitorare, intimidire o minacciare i canadesi e coloro che vivono in Canada», ha spiegato il governo.
Sempre secondo quanto riportato nella causa, un imputato non identificato, chiamato John Doe 1, avrebbe sorvegliato un appartamento di al Jabri all’hotel Mandarin Oriental di Boston, e avrebbe tentato di entrarvi. Inoltre, nel tentativo di riportare al Jabri in Arabia Saudita per ucciderlo, Mohammed bin Salman avrebbe fatto incarcerare due figli di al Jabri, che risultano scomparsi da marzo, e fatto arrestare e torturare altri suoi parenti.