La procuratrice di New York vuole chiudere la NRA
I dirigenti della potente lobby delle armi statunitensi sono accusati di aver intascato milioni e milioni di fondi, usandoli per spese personali
La procuratrice generale dello stato di New York Letitia James ha fatto causa alla National Rifle Association (NRA), la potentissima lobby delle armi statunitense, accusandone i leader di corruzione e utilizzo improprio dei fondi e chiedendone la dissoluzione. Quello di James è un attacco senza precedenti alla NRA, considerata un’organizzazione in grado di influenzare profondamente la politica americana, e che è tradizionalmente vicina al Partito Repubblicano. Di fatto, spiega il New York Times, la causa ci metterà anni a risolversi, ma rappresenta un duro colpo a una lobby che già da alcuni anni è stata indebolita da conflitti interni e difficoltà economiche.
James ha formulato le accuse dopo un’indagine di 18 mesi, dalle quali è emersa una gestione economica dell’organizzazione che ha causato perdite per 64 milioni di dollari nell’arco di tre anni. I principali accusati sono Wayne LaPierre, capo dell’organizzazione dal 1991, insieme ad altri tre dirigenti attuali e passati, accusati di aver usato milioni e milioni dei fondi della NRA per spese personali, viaggi e regali. Da anni la NRA è oggetto di inchieste e sospetti per come gestisce i suoi fondi, ma quelle formulate da James sono in larga parte accuse nuove. La procuratrice ha la giurisdizione sull’organizzazione perché fu fondata a New York quasi 150 anni fa.
I dirigenti citati nella causa sono accusati di aver violato diverse leggi federali che regolano la gestione delle organizzazioni senza scopo di lucro, come formalmente è la NRA. Nell’arco di sei anni e mezzo, si legge nelle accuse, LaPierre ha pagato un consulente personale 13 milioni e mezzo di dollari, ha fatto volare i propri familiari su jet privati, ha fatto viaggi alle Bahamas su uno yacht di oltre 30 metri, ha fatto regali costosi ai suoi amici e ha fatto alloggiare sua nipote in hotel da 12mila dollari a notte: tutto a spese della NRA. Secondo l’indagine, poi, si è preparato una liquidazione da oltre 17 milioni di dollari senza approvazione del consiglio d’amministrazione, per quando non sarà più CEO dell’organizzazione.
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LaPierre non è l’unico accusato: Wilson Phillips, ex capo delle finanze della NRA, non avrebbe mai dichiarato i suoi rapporti personali con il capo di una società che aveva ricevuto 1,4 milioni di dollari dalla lobby, e che da quando non lavorava più per la NRA era pagato 30mila dollari al mese per una consulenza che non faceva. L’ex capo dello staff dell’organizzazione Joshua Powell, invece, è accusato tra le altre cose di essersi alzato lo stipendio annuale da 250mila a 800mila dollari nei due anni in cui ebbe l’incarico.
Per ora le accuse sono state formulate nell’ambito di una causa civile, ma James ha detto che le indagini proseguiranno e che non è esclusa la possibilità di un’azione penale. Si tratta principalmente di illeciti fiscali, che però secondo James rientrano in un’operazione più ampia di arricchimento personale da parte dei dirigenti dell’organizzazione. «L’influenza della NRA è stata così grande che l’organizzazione non è stata sottoposta a controlli per decenni, e i suoi dirigenti hanno intascato milioni di dollari. La NRA è impregnata di abusi e frodi, e questo è il motivo per cui oggi ne chiediamo la dissoluzione, perché nessuna organizzazione è sopra la legge».
La NRA esiste dal 1871, con l’obiettivo di difendere il diritto garantito dal Secondo emendamento della Costituzione statunitense, quello sul possesso di armi. Nel corso del Novecento è diventata sempre più potente, arrivando a detenere una grande influenza sulla politica americana, favorendo o bloccando le leggi gradite o sgradite sul controllo delle armi da fuoco. Da un po’ di tempo però se la passa male, per via di una dirigenza sempre più sgradita anche tra i sostenitori della lobby, e per vari problemi economici: è stata insolitamente silenziosa anche in questa campagna elettorale, probabilmente anche per i problemi avuti con la pandemia da coronavirus, che l’ha costretta ad annullare congressi e raccolte fondi.
La NRA ha definito quella di James un’azione politica, definendola «un attacco infondato alla nostra organizzazione e al Secondo emendamento». Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito la vicenda «una cosa terribile», consigliando alla NRA di trasferirsi in Texas per fare «una bella vita» (non può farlo, mentre è sotto indagine). James è una procuratrice Democratica, che si era impegnata a indagare sulla NRA fin dalla campagna elettorale – negli Stati Uniti quella di procuratrice statale è una carica elettiva – e definendola in passato «un’organizzazione terroristica».