I dati della settimana sul coronavirus in Italia
Quanti nuovi casi abbiamo scoperto rispetto al mese scorso, in quali regioni crescono i contagi e altri grafici per capire meglio come sta andando l'epidemia
Negli ultimi sette giorni, tra venerdì 31 luglio e giovedì 6 agosto, in Italia sono stati registrati 2.046 nuovi casi di contagio da coronavirus: un incremento del 12 per cento rispetto alla settimana precedente e del 28 per cento rispetto a quella prima ancora. Sono numeri in linea con quelli di inizio giugno, e in aumento per la terza settimana successiva.
I dati quotidiani sui contagi e i decessi hanno sempre fornito un quadro parziale sull’andamento dell’epidemia, perché cambiano sensibilmente a seconda che sia, per esempio, il weekend o un giorno infrasettimanale, oppure per eventuali riconteggi comunicati dalle singole regioni, oppure ancora per l’identificazione di nuovi focolai. In un momento di numeri contenuti e relativamente confortanti come questo, poi, i bollettini quotidiani hanno ormai una scarsa rilevanza mediatica, e per questo possono facilmente sfuggire ai più tendenze che sarebbe invece bene tenere sott’occhio. Per questo abbiamo raccolto e messo in alcuni grafici i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile nelle ultime settimane, che in questo conteggio vanno dal venerdì al giovedì.
Per quanto riguarda i decessi di persone che avevano contratto il coronavirus, nell’ultima settimana sono stati 55, quindici in più rispetto alla settimana scorsa, ma venti in meno rispetto a quella prima ancora. Quella appena conclusa è stata quindi la seconda settimana con meno decessi dall’inizio dell’epidemia. Il grafico mostra che non c’è per il momento una tendenza al rialzo significativa, diversamente da quella – assai contenuta, ma comunque degna di considerazione – che emerge dal grafico sui nuovi contagi.
Nelle ultime settimane, i nuovi casi registrati hanno riguardato in buona parte nuovi focolai identificati in varie zone d’Italia: ci sono stati per esempio un centinaio di casi in un’azienda agricola a Rodigo, in provincia di Mantova, una ventina nel Mugello, a nord di Firenze, quasi 250 in una caserma in cui sono ospitati migranti a Treviso, e una ventina a Cosenza. Ce ne sono poi stati molti altri più piccoli, con alcuni casi positivi nella stessa famiglia o tra persone che avevano partecipato alla stessa festa, sia al Nord sia al Centro sia al Sud. Ma non tutti i nuovi casi sono stati ascritti a focolai conosciuti: nel suo ultimo rapporto settimanale, l’Istituto Superiore di Sanità ha spiegato che ci sono ancora piccole catene di trasmissione la cui origine non è nota, aggiungendo che «questo evidenzia come ancora l’epidemia in Italia di COVID-19 non sia conclusa».
L’età mediana dei nuovi casi è intorno ai 40 anni, in parte perché sono cambiate le fasce oggetto di indagini epidemiologiche, in parte per l’aumento dei casi importati, e in parte per via delle caratteristiche dei focolai «che vedono un sempre minor coinvolgimento di persone anziane», dice l’ISS. Ci sono 11 regioni in cui i casi registrati nella settimana tra il 27 luglio e il 2 agosto sono di più rispetto a quella prima, e 12 regioni in cui le stime su Rt, cioè il tasso di contagiosità attuale del coronavirus, sono superiori a 1. Il rapporto settimanale dell’ISS conclude che i numeri sono contenuti e non ci sono ospedali in difficoltà, ma avverte che le curve dei contagi sono in aumento. Questo dipende in parte dal fatto che le operazioni di ricerca e test dei contatti sono più intense, ma «in alcune parti del Paese la circolazione di SARS-CoV-2 è ancora rilevante».
Il numero di test molecolari eseguiti nell’ultima settimana è più alto di quello delle settimane precedenti: quasi 350mila. Corrispondono a circa 185mila persone che sono state sottoposte al tampone negli ultimi sette giorni, un valore in linea con quello degli ultimi due mesi.