Senza questa miniera non ci sarebbe stata la bomba di Hiroshima
Storia di Shinkolobwe, nell'allora Congo belga, dove in gran segreto fu estratto l'uranio per sviluppare le prime armi nucleari
Il 6 agosto 1945, 75 anni fa, tre bombardieri Boeing B-29 americani stavano sorvolando il cielo sopra il Giappone. Uno degli aerei trasportava “Little Boy”, una bomba nucleare di oltre 4 tonnellate, che fu lanciata sulla città di Hiroshima poco dopo le otto di mattina (ora locale). Per evitare l’esplosione i piloti virarono subito, ma nessuno di loro si aspettava l’improvviso bagliore che li privò della vista per alcuni momenti, né si aspettavano le tre potentissime onde d’urto che fecero vibrare a lungo l’alluminio degli aerei intorno a loro.
Il bombardamento di Hiroshima e quello su Nagasaki, avvenuto tre giorni dopo, sono ricordati come gli eventi bellici più catastrofici e spaventosi della storia: le testimonianze dei militari che assistettero alle esplosioni fanno intendere che non avevano idea di ciò che stavano per causare, una devastazione che non aveva nulla a che fare con le armi tradizionali e che causò in un istante circa 70mila morti solo a Hiroshima.
Le cause e le conseguenze della decisione degli Stati Uniti di usare le bombe atomiche, presa per porre fine in fretta alla Seconda guerra mondiale, sono state molto indagate e dibattute, e lo sono ancora; al contrario, è poco noto il ruolo fondamentale di un altro paese che aiutò gli Stati Uniti a costruire le bombe. È un paese che con la Seconda guerra mondiale c’entra apparentemente poco: il Congo belga.
In quella che oggi è la Repubblica Democratica del Congo, infatti, si trova una miniera ricchissima di uranio che fornì la materia prima principale usata per costruire “Little Boy”, senza la quale lo sviluppo delle bombe atomiche sarebbe stato impossibile. La miniera si chiama Shinkolobwe, si trova nella regione del Katanga e la sua storia – ricostruita nel dettaglio da BBC – inizia nel 1915, quando venne scoperto il suo ricco giacimento di uranio.
A quel tempo l’uranio non era un metallo particolarmente ricercato, ma la zona venne comunque esplorata a causa delle tracce di radio, che era stato scoperto pochi anni prima da Marie e Pierre Curie e che veniva usato tra le altre cose per produrre vernice luminescente. Quando poi nel 1938 venne scoperta la scissione nucleare, l’interesse verso l’uranio crebbe moltissimo: alcuni scienziati tedeschi avevano osservato come, causando la scissione del nucleo di un atomo di uranio, si liberasse un’enorme quantità di energia.
Le implicazioni di questa scoperta furono subito evidenti. Un gruppo di fisici ungheresi emigrati negli Stati Uniti intuì che se la fissione nucleare di un atomo avesse innescato una reazione a catena si sarebbe potuta costruire un’arma nucleare, e temettero che i tedeschi sarebbero arrivati alla stessa conclusione. Quindi, contattarono Albert Einstein, anche lui emigrato negli Stati Uniti, per farsi aiutare: insieme a lui scrissero una lettera al presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt, convincendolo dell’importanza della questione e dando così avvio al cosiddetto progetto Manhattan, l’operazione segreta degli Stati Uniti per sviluppare la bomba nucleare.
Per sviluppare una bomba nucleare serve una gran quantità di uranio. In Canada e negli Stati Uniti c’erano alcuni giacimenti, ma nessuno di questi era ricco quanto quello di Shinkolobwe: il giornalista Tom Zoellner, che ha visitato il sito diversi anni fa, ha detto che lì la concentrazione di uranio è talmente alta che Shinkolobwe viene considerata «uno scherzo della natura». Nelle miniere statunitensi la concentrazione di uranio nel minerale grezzo estratto è inferiore all’1 per cento, mentre quello di Shinkolobwe contiene uranio al 65 per cento.
Perciò nei primi anni Quaranta il giacimento di Shinkolobwe ebbe un ruolo cruciale nel decidere il destino della Seconda guerra mondiale: gli Stati Uniti avevano per le mani una scoperta in grado di dare loro un vantaggio competitivo incolmabile, ma serviva la materia prima. All’epoca Shinkolobwe era in disuso, perciò gli Stati Uniti negoziarono un accordo con la compagnia proprietaria della miniera, la Union Minière du Haut-Katanga, per rimetterla in funzione ed estrarre tutto l’uranio possibile.
Tutto venne fatto nella massima segretezza. La miniera venne cancellata dalle mappe e gli Stati Uniti iniziarono un’opera di spionaggio nella regione per deviare i sospetti e diffondere false informazioni sulle estrazioni minerarie. E continuò così anche dopo la guerra. Durante la Guerra fredda, per gli americani e i suoi alleati era fondamentale evitare che i sovietici prendessero il controllo della miniera e per questo, anche dopo che gli accessi a Shinkolobwe erano stati cementati, cercarono sempre di tenere il Congo dalla loro parte.
L’importanza di non cedere le risorse del Congo ai sovietici – dice BBC – era tale che nel 1965 gli Stati Uniti e i loro alleati appoggiarono il colpo di stato del generale Mobutu Sese Seko ai danni del governo democraticamente eletto di Patrice Lumumba. Mobutu avrebbe governato da dittatore fino al 1997, instaurando quella che BBC ha definito una «disastrosa plutocrazia».
Dopo che Mobutu fu deposto, e nonostante fosse stata cementata, a Shinkolobwe si cominciò a scavare illegalmente per estrarre rame e cobalto, in condizioni precarie e senza protezioni contro le radiazioni: nel 2004 crollò un passaggio sotterraneo e morirono otto persone. Inoltre, ci sono diverse testimonianze degli effetti delle radiazioni sulla popolazione locale, anche se non corroborate da fonti ufficiali a causa del fatto che i documenti statunitensi, britannici e belgi su Shinkolobwe sono ancora oggi segreti.
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