Oggi ci sono le elezioni parlamentari in Sri Lanka
Gli analisti prevedono che vincerà il partito dell'attuale presidente, e che le elezioni rafforzeranno ulteriormente il potere della dinastia Rajapaksa
Il 5 agosto in Sri Lanka si vota per eleggere i 225 membri del parlamento. Il paese è senza un parlamento dallo scorso marzo, quando il presidente Gotabaya Rajapaksa, in carica dal novembre 2019, aveva utilizzato i propri poteri costituzionali per scioglierlo e tra le altre cose nominare primo ministro il fratello, Mahinda Rajapaska, che in passato era già stato sia primo ministro sia presidente dello Sri Lanka. Le elezioni del nuovo parlamento avrebbero dovuto tenersi a fine aprile, ma erano state rimandate ad agosto per via della pandemia da coronavirus.
Al voto sono attesi circa 16 milioni e 200mila elettori, a cui il governo ha raccomandato di presentarsi con la propria penna e mantenere il distanziamento fisico per limitare i contagi (lo Sri Lanka ha circa 21 milioni e 600mila abitanti e attualmente sono stati rilevati 2.834 casi e 11 morti per cause legate al coronavirus).
Secondo gli analisti citati dal Guardian, il Fronte popolare dello Sri Lanka (SLPP), ovvero il partito di Mahinda Rajapaska, è il favorito a vincere le elezioni. Malgrado sia nato soltanto quattro anni fa, infatti, i partiti avversari sono troppi e troppo deboli: alle elezioni parlamentari si sono candidati circa 70 partiti e 313 gruppi indipendenti, per un totale di 7.452 candidati. Inoltre, il Partito Nazionale Unito (UNP), che era il principale partito dell’opposizione – da cui peraltro proveniva l’ex presidente Ranil Wickremesinghe, in carica prima di Gotabaya Rajapaska – ha di recente subito un’importante scissione.
Il Fronte popolare, che è un partito a maggioranza singalese e buddista con idee nazionaliste e populiste, ha saputo sfruttare bene gli attacchi terroristici dell’aprile 2019 ai fini della propria campagna elettorale.
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Il presidente Gotabaya Rajapaksa è un personaggio controverso, da tempo coinvolto in vicende di frode e corruzione e con posizioni vicine ai militanti buddisti, noti per le loro violenze contro la minoranza musulmana. Lo scorso marzo Rajapaska aveva sciolto il parlamento, la cui maggioranza era formata da membri dell’opposizione, perché a suo giudizio il suo potere era troppo limitato e non poteva operare liberamente (la Costituzione gli consentiva di farlo perché il mandato del parlamento sarebbe scaduto entro sei mesi).
Mahinda Rajapaksa, invece, è il personaggio politico più noto e autorevole degli ultimi anni: è stato accusato di corruzione e di aver imposto una sorta di culto della personalità, ma soprattutto fu presidente tra il 2005 e il 2015, ovvero il periodo in cui, dopo gli ultimi e sanguinosi conflitti con il movimento delle Tigri Tamil – responsabile di decine di attacchi terroristici nel paese – il governo risolse la secolare guerra civile contro la minoranza Tamil.
I Rajapaska sono una delle dinastie politiche più importanti dello Sri Lanka: oltre a Gotabaja e Mahinda gli altri loro fratelli hanno tutti avuto importanti ruoli politici o amministrativi.
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La sfida maggiore per il nuovo parlamento sarà, un po’ come dappertutto, quella di risollevare l’economia del paese dopo l’impatto del coronavirus – le principali attività economiche dello Sri Lanka sono le esportazioni e il turismo – ma anche quella di risolvere il debito pubblico, per lo più a credito della Cina.