Sappiamo qualcosa in più sulla truffa dei semi per posta
A luglio centinaia di americani avevano ricevuto dalla Cina pacchetti di semi che non avevano ordinato: sono state identificate le specie di alcuni di essi e sono tutte innocue
Il Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha identificato 14 tipi di semi tra quelli che centinaia di americani avevano ricevuto per posta senza averli ordinati, a luglio. Nonostante siano stati spediti dalla Cina, stando alle etichette sui pacchetti, i semi identificati non appartengono a piante particolarmente esotiche: tra gli altri sono stati riconosciuti semi di cavolo, ibisco, lavanda, menta, rosa, senape e salvia. Non si sa ancora chi li abbia spediti dalla Cina, ma tutto lascia pensare che c’entri una forma di truffa legata ai siti di e-commerce.
L’USDA ha analizzato pacchetti di semi arrivati in almeno 22 dei 50 stati americani. Anche se appartengono a specie di piante già presenti negli Stati Uniti, e dunque non dannose per l’ambiente, chi ha ricevuto i semi è stato nuovamente invitato a non piantarli. Art Gover, botanico della Penn State University, ha detto al New York Times che piantando i semi si può comunque rischiare di introdurre nuove malattie dei vegetali nel paese. Inoltre non tutti i semi arrivati per posta sono stati identificati e potrebbero essercene alcuni appartenenti a specie invasive.
In passato è capitato più volte, negli Stati Uniti ma non solo, che appassionati di giardinaggio introducessero nei propri paesi specie di piante straniere causando danni all’ecosistema locale. Infatti alcune piante native di una certa parte del mondo possono trovarsi molto bene anche in ambienti lontani da quelli di origine, e proliferarvi: il problema è che senza i batteri, i funghi e gli animali evolutisi insieme a loro, e adattatisi a nutrirsene, rischiano di diffondersi in modo eccessivo, danneggiando la flora locale. È un fenomeno noto soprattutto quando riguarda le specie animali – basti pensare alle nutrie in Italia o alle carpe nel sud-ovest degli Stati Uniti – ma molto comune anche per quelle vegetali: solo per fare qualche esempio, è successo con le piante del genere Buddleja, con il poligono del Giappone (Reynoutria japonica) e con il fiore di loto, di origine orientale e diventate invasive in alcune zone dell’Europa dopo essere state introdotte dai giardinieri negli ultimi secoli.
Il tipo di truffa legata alle spedizioni dei semi in inglese è chiamato brushing scam, traducibile come “truffa di facciata”. Il suo fine è far avere buone recensioni truccate a commercianti che per vendere i propri prodotti online usano grandi piattaforme di e-commerce, come Amazon, eBay, Alibaba o Etsy. Dato che queste piattaforme permettono di fare recensioni solo agli account che hanno fatto un ordine da un venditore terzo e solo nel caso in cui a tale ordine sia corrisposta una vera spedizione, per farsi fare finte recensioni positive i venditori devono spedire qualcosa a qualcuno. Solitamente, per non spendere troppo, vengono inviati oggetti leggeri (per pagare meno i servizi postali) e di poco valore, come i semi. Il contenuto dei pacchetti è irrilevante, dato che le piattaforme di e-commerce non hanno modo di verificarlo.
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Secondo l’indagine svolta finora dall’USDA, non solo cittadini degli Stati Uniti hanno ricevuto pacchetti di semi non richiesti: ci sono stati casi anche in Canada, Australia e in alcuni paesi dell’Unione Europea. Qualcuno ha anche segnalato di avere ricevuto pacchetti di semi da paesi diversi dalla Cina. L’unica caratteristica comune tra le persone che hanno ricevuto i pacchetti è che avevano fatto acquisti online di recente. Per evitare nuove spedizioni di pacchetti di semi non richiesti l’USDA sta collaborando con il servizio postale americano, le dogane, i servizi di corrieri e le piattaforme di e-commerce.