Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha deciso di reintrodurre il lockdown nella capitale Manila e nelle province vicine
Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha deciso di reintrodurre il lockdown, definito “quarantena comunitaria”, nella capitale Manila e nelle quattro province vicine a causa di un aumento dei contagi da coronavirus. La misura coinvolgerà più di 27 milioni di persone, circa un quarto della popolazione del paese, e resterà in vigore per due settimane a partire dalla mezzanotte di martedì 4 agosto. Duterte ha anche approvato l’assunzione di 10 mila medici.
Ieri, domenica 2 agosto, il bilancio complessivo dei contagi da coronavirus nelle Filippine ha superato la soglia dei 100 mila. Nella sola giornata di ieri il paese ha registrato 5.032 nuovi casi, che hanno portato il bilancio complessivo a 103.185 contagi e a 2.059 morti, in un paese di quasi 107 milioni di abitanti. Oltre la metà dei contagi registrati ieri erano concentrati nell’area di Manila.
La decisione di Duterte segue l’appello lanciato dai medici di 80 associazioni per chiedere limitazioni più severe a Manila e negli stati circostanti per arginare la diffusione del virus e per bloccare i servizi di trasporto pubblico. «Stiamo perdendo la battaglia contro la COVID-19 e dobbiamo perciò formulare un piano d’azione corposo e definitivo», hanno fatto sapere i medici, aggiungendo che «il sistema sanitario rischia di essere travolto». Duterte ha di fatto ascoltato l’appello, dicendo però che i medici hanno creato allarmi ingiustificati sulla situazione del sistema sanitario del paese e sfidandoli a «dichiarare la rivoluzione». Non è comunque chiaro il riferimento del presidente alla “rivoluzione” che i medici avrebbero intenzione di fare, poiché la loro dichiarazione non parlava in alcun modo di ribellione contro il governo.