È ricominciata la NBA
Nella notte si sono giocate le prime due partite nella cosiddetta “bolla”, con tante cose nuove e altre rimaste uguali, come LeBron James
Nella notte tra giovedì e venerdì è ricominciata la NBA, il più importante campionato di basket nordamericano, che da oltre quattro mesi era fermo per la pandemia da coronavirus. In un palazzetto vuoto di Disney World, il parco divertimenti in Florida dove è stata allestita la discussa “bolla” all’interno della quale si concluderà la stagione, gli Utah Jazz hanno vinto contro i New Orleans Pelicans, mentre i Los Angeles Lakers hanno battuto i rivali cittadini dei Clippers in una partita con un finale spettacolare che ha avuto per protagonista ancora una volta LeBron James.
La ripresa della NBA è stata accompagnata da un grande dibattito sull’opportunità di riprendere il campionato mentre negli Stati Uniti l’epidemia continua ad andare malissimo, con il record di nuovi contagi battuto quasi quotidianamente e i morti che hanno superato i 150mila. A complicare le cose, la Florida è uno degli epicentri mondiali della pandemia, e ci sono grandi preoccupazioni su come evolverà la situazione tutto intorno a Disney World, che si sono aggiunte a quelle riguardo alla tenuta della “bolla”. Secondo i programmi, la stagione dovrebbe concludersi con le finali a inizio ottobre: mancano più di due mesi, un periodo in cui può succedere un po’ di tutto come ha insegnato la pandemia finora.
Com’è la situazione in classifica
Ma in mezzo ai dubbi e ai timori sulle prossime settimane, le prime due partite di NBA sono state piuttosto entusiasmanti. A Disney World sono state convocate 22 squadre: quelle già qualificate ai playoff, la fase finale del campionato, e quelle che possono ancora riuscirci nelle 8 partite rimanenti della stagione regolare. Ci sono, come al solito, otto posti per ciascuna delle due divisioni geografiche interne della NBA, la Western e la Eastern Conference.
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A Est, rimane da decidere se i Washington Wizards riusciranno in una sorprendente rimonta rubando l’ultimo posto disponibile a una tra i Brooklyn Nets e gli Orlando Magic, “padroni di casa”. A Ovest ci sarà più movimento: i posti ancora disponibili per accedere ai playoff sono due, anche se ai Dallas Mavericks basta una vittoria per occuparne uno. Quello rimanente se lo giocheranno formalmente i Memphis Grizzlies, i Portland Trail Blazers, i New Orleans Pelicans, i Sacramento Kings, i San Antonio Spurs e i Phoenix Suns.
Di fatto, la sfida per l’ottavo posto a Ovest sarà il motivo di interesse principale per queste ultime otto partite che precedono i playoff, che saranno fondamentali anche per rimettere in forma e in ritmo le squadre in attesa delle partite davvero importanti, che cominceranno nella seconda metà di agosto. In particolare, sarà interessante seguire i Grizzlies di Ja Morant, fortissimo playmaker alla sua prima stagione NBA e i Pelicans di Zion Williamson, ala grande ventenne che aveva iniziato la stagione come uno dei rookie più attesi nella storia della NBA, ma che per un infortunio ha saltato gran parte della stagione.
Le regole della ripartenza prevedono che se tra l’ottava e la nona squadra di una Conference ci saranno meno di quattro vittorie totali di scarto, ci sia una specie di spareggio. Oltre a chi saranno le due squadre che otterranno gli ultimi due posti per i playoff, rimangono da decidere le posizioni finali in classifica, che determineranno gli accoppiamenti ai playoff. Ora come ora, sarebbero questi:
Per quanto riguarda le squadre favorite alla vittoria finale, non ci sono molti dubbi sul fatto che siano i Lakers, i Bucks e i Clippers. A 35 anni, dopo aver vinto per tre volte il titolo NBA e dopo una prima stagione deludente con i Lakers, James arriva a questa ultima parte di stagione con una squadra solida e in forma, con compagni fortissimi come Anthony Davis e Dwight Howard, e da poche settimane avendo anche ritrovato JR Smith, con cui giocò a lungo a Cleveland. I Lakers sono primi per numero di vittorie nell’agguerritissima Western Conference, seguiti con un certo distacco dai Clippers di Kawhi Leonard, l’ala piccola che l’anno scorso guidò i Toronto Raptors al loro primo titolo.
Dall’altra parte, cioè nella Eastern Division, i Milwaukee Bucks del giovane campione greco Giannis Antetokounmpo detengono il record assoluto di vittorie stagionali nella NBA. Visto anche il livello notoriamente più basso dei playoff a Est, se i Bucks non arrivassero alle finali di NBA sarebbe una grossa sorpresa.
Cos’è successo nella prima notte
In un palazzetto con poche decine di persone, effetti audio che hanno ricreato un po’ sinistramente l’atmosfera di una partita normale e grossi schermi che proiettavano le immagini dei tifosi, il primo canestro di questa nuova NBA – il cui slogan, per l’appunto, è «uno sport totalmente nuovo» – è stato segnato da Rudy Gobert, il giocatore degli Utah Jazz che fu il primo sportivo famoso americano a risultare positivo al coronavirus, innescando la tempestiva sospensione della stagione.
Come sarebbe successo poco dopo nella partita tra Lakers e Clippers, i giocatori e gli allenatori dei New Orleans Pelicans e degli Utah Jazz si sono inginocchiati durante l’inno, in solidarietà con le proteste contro il razzismo che vanno avanti da un paio di mesi negli Stati Uniti. Nonostante una grande partita di Williamson, e nonostante i New Orleans Pelicans siano stati in vantaggio più o meno tutta la partita, negli ultimi minuti Utah ha recuperato vincendo la partita, complicando così la corsa di New Orleans verso l’ottavo posto.
Il derby di Los Angeles invece è finito 103 a 101 per i Lakers: ed è stato deciso da James, che ha segnato il canestro del vantaggio a pochi secondi dalla fine, facendo poi una grande giocata difensiva nell’azione successiva e impedendo così ai Clippers di recuperare. Davis ha segnato 34 punti, Leonard 28. Il ritmo delle due partite è stato basso, e i giocatori sono sembrati comprensibilmente in difficoltà dal punto di vista atletico. Era ampiamente previsto: serviranno altre partite per farsi un’idea sul livello di forma delle squadre, e per capire se c’è qualcuna arrivata nella “bolla” meglio delle altre.