Le notizie di giovedì sul coronavirus in Italia
Sono stati registrati 386 nuovi casi, decine tra i migranti e il personale di un centro di accoglienza in provincia di Treviso
Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati comunicati dal ministero della Salute 386 nuovi casi di contagio da coronavirus, per un totale di 247.158. I morti totali registrati sono 35.132, 3 in più rispetto a ieri. Le persone attualmente ricoverate per la COVID-19 nei reparti di terapia intensiva sono 47 (9 in più di ieri) e quelle in altri reparti sono 748 (17 in più di ieri). Le persone testate nelle ultime 24 ore sono state 33.396, per un totale di più di 4 milioni.
Il maggior numero di casi di contagi oggi è stato accertato in Veneto: 112. Seguono Lombardia (88), Sicilia (39), Emilia-Romagna (35) e Lazio (18). Le regioni in cui non sono stati registrati nuovi positivi sono cinque: Umbria, Basilicata, Sardegna, Valle d’Aosta e Molise, mentre le province con più casi oggi sono Treviso (82), Agrigento (28), Bergamo (17), Brescia (17), Roma (16), Milano (15) e Venezia (15).
Questi, comunque, sono numeri da prendere con estrema cautela: in Italia, così come in moltissimi altri paesi del mondo, il numero dei casi positivi accertati comprende solo le persone che sono risultate positive al tampone, ma non le centinaia di migliaia di persone che hanno contratto il virus e non hanno mai fatto il test, e che quindi non sono mai rientrate nei conteggi ufficiali. Un discorso simile si deve fare per il numero dei morti, e anche il numero dei guariti e dimessi deve essere preso con le molle (qui c’è la spiegazione lunga sui numeri e sulle necessarie prudenze da avere nell’interpretarli).
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Le altre notizie di oggi
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha detto ha detto che 131 tra migranti e operatori di un centro di accoglienza nella ex caserma Serena di Treviso sono risultati positivi al coronavirus. Zaia ha anche detto che la regione sta «facendo un approfondimento giuridico e sanitario rispetto al centro di accoglienza all’interno dell’ex caserma Serena». Tutti i quasi 300 ospiti del centro sono ora in quarantena e il presidente della regione ha aggiunto che il piano sanitario regionale «agisce a prescindere (dal fatto se i contagiati siano migranti o meno, ndr) con isolamenti e quarantene e tutto quello che è previsto». Zaia ha anche chiarito che «visti i continui sbarchi a Lampedusa sottolineiamo che la Regione Veneto non è disponibile ad accogliere immigrati a meno che non siano persone che scappano da guerre e morte, che vanno salvate senza se e senza ma». I 131 positivi sono tutti asintomatici.
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Circa novanta persone che avevano partecipato alla festa di un matrimonio celebrato il 26 luglio a Nicosia, in provincia di Enna, sono state messe in quarantena dopo uno degli invitati, che vive e lavora in Germania, è risultato positivo al coronavirus ed è stato ricoverato in ospedale. Ora tutti gli invitati verranno sottoposti ai tamponi. Una delle partecipanti è già risultata positiva ai test ed è stata trasferita in ospedale a Catania.
L’uomo considerato il “paziente 1” di questo focolaio aveva manifestato i primi sintomi durante il viaggio di rientro in Germania, ma solo una volta arrivato a destinazione i sintomi si sarebbero aggravati. L’uomo è comunque riuscito a superare i controlli. La festa di matrimonio si sarebbe svolta in un locale di Gangi, in provincia di Palermo, e quindi il tracciamento dei contatti potrebbe allargarsi oltre la provincia di Enna.
In provincia di Salerno, a Baronissi, il sindaco, Gianfranco Valiante, ha firmato il 30 luglio un’ordinanza che prevede l’obbligo di utilizzo della mascherina anche all’aperto con decorrenza immediata e in vigore fino al 31 agosto. L’obbligo è previsto per i parchi, nelle ville e nei giardini pubblici, anche se in transito, nei parchi gioco, negli impianti sportivi (per gli spettatori), nelle principali piazze della città, negli spazi aperti vicino agli esercizi commerciali e in prossimità degli uffici pubblici.
La scelta è stata presa, spiega il sindaco, in conseguenza «del rischio assembramenti» e «per non vanificare questi mesi di sacrificio ma anche per ricordare a tutti che sono indispensabili comportamenti responsabili per impedire alla curva del contagio di tornare a crescere». Il sindaco ha aggiunto di aver ricevuto «segnalazioni di mancato distanziamento sociale e mancanza di mascherine, soprattutto nelle ore serali».
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Martedì 28 aprile la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha inviato ai sindacati critici sulle lezioni a distanza una bozza di dieci pagine sulle “Linee guida per la didattica digitale integrata”. Secondo Repubblica le linee guida prevederebbero che agli alunni che non potranno stare in aula dovrà essere garantita «una combinazione adeguata di attività in modalità sincrona e asincrona», cioè in base alle possibilità tecnologiche dell’istituto, ogni scuola potrà decidere quando gli studenti potranno seguire le lezioni da casa e quando invece dovranno andare in classe. Dovrebbero essere formati due gruppi che si alterneranno nella presenza e nella didattica a distanza ogni 5-6 giorni. I docenti dovranno garantire che le lezioni tenute in classe siano visibili in streaming da casa e che sia inoltre possibile rivederle in un secondo momento, registrate.
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