Il governo spagnolo ha intercettato il telefono di politici indipendentisti catalani?
Lo sostengono gli indipendentisti catalani, sulla base di un'inchiesta del Guardian e del País relativa a fatti del 2019
Un’inchiesta realizzata dal Guardian insieme al País, il principale quotidiano di informazione spagnolo, ha mostrato come i telefoni di Roger Torrent, presidente del parlamento catalano, e di almeno altre tre persone vicine al governo catalano, formato da politici indipendentisti, siano stati intercettati nel 2019. Il software che è stato usato per spiare gli utenti è Pegasus, un controverso “spyware” sviluppato dalla società israeliana NSO che aveva già fatto parlare di sé ed era stato definito da Forbes «il kit di spionaggio più invasivo al mondo».
Ufficialmente Pegasus è venduto soltanto ai governi o ad agenzie governative di intelligence per l’intercettazione di terroristi e criminali. Secondo Torrent, che occupa la seconda carica politica più importante della Catalogna dopo quella di Quim Torra, il presidente del governo catalano, potrebbe pertanto essere stata un’operazione di spionaggio realizzata dal governo spagnolo per fini politici. I rapporti tra indipendentisti catalani e governi spagnoli – sia di destra che di sinistra – sono tesi da molti anni, e sono peggiorati sensibilmente a partire dal referendum sull’indipendenza della Catalogna organizzato nell’ottobre 2017 dall’allora presidente catalano Carles Puigdemont senza l’autorizzazione del governo di Madrid.
Secondo quanto hanno ricostruito il Guardian e El País, tra l’aprile e il maggio del 2019 furono attaccati centinaia di telefoni di giornalisti, attivisti e dissidenti politici in tutto il mondo – tra questi, appunto, quello di Torrent e anche quello dell’economista Ernest Maragall, un importante membro del parlamento catalano ed ex ministro degli Esteri della Catalogna. Il sistema giudiziario spagnolo in passato ha considerato colpevoli di sedizione – responsabili di rivolte contro l’autorità pubblica nazionale – i leader indipendentisti catalani.
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Le prime segnalazioni dell’attacco erano state fornite da WhatsApp, la nota società controllata da Facebook, che nell’ottobre 2019 aveva fatto causa a NSO accusandola di essere responsabile di attacchi mirati a circa 1.400 suoi utenti. WhatsApp aveva approfondito la natura di questi attacchi con la collaborazione dei ricercatori del Citizen Lab presso la Munk School dell’Università di Toronto: secondo le loro analisi i telefoni erano stati attaccati con l’utilizzo di Pegasus.
Martedì 28 luglio, circa due settimane dopo la pubblicazione dell’inchiesta, WhatsApp ha confermato che il telefono di Torrent era stato oggetto di un attacco da parte dello spyware di NSO. Spyware come Pegasus sfruttano le vulnerabilità di un software (i cosiddetti “bug”) per introdursi nel telefono e avere potenzialmente accesso a immagini, messaggi, fotocamera e registratore. In particolare, ha detto Niamh Sweeney, direttrice degli affari pubblici per WhatsApp in Europa, Asia e Medio Oriente, l’attacco a Torrent era mirato a introdurre linee di codice modificate nell’applicazione WhatsApp per influenzarne il funzionamento (il cosiddetto “code injection”).
Il fatto che per le intercettazioni sia stata utilizzata la tecnologia di Pegasus, che viene venduto unicamente ai governi, ha fatto pensare a Torrent di essere stato spiato per fini politici. La questione è ancora più controversa perché l’attuale governo spagnolo, il cosiddetto “governo Sánchez II”, è formato da una coalizione di centrosinistra che include il Partito Socialista Catalano (PSC), ma che soprattutto ha l’appoggio esterno di Esquerra Republicana (ERC), il partito indipendentista di Torrent e Maragall.
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NSO si è difesa dicendo che un eventuale uso improprio dei suoi software è da imputare ai governi che li hanno comprati e non all’azienda produttrice. NSO ha anche rifiutato di fare dichiarazioni sulle intercettazioni che Torrent ha attribuito al governo spagnolo, per obblighi di riservatezza nei confronti della clientela.
La Intelligence spagnola (CNI), contattata dal Guardian e dal País, ha detto che ha sempre operato nel pieno rispetto delle leggi vigenti. L’ufficio del primo ministro spagnolo ha aggiunto che non ci sono prove che il telefono di Torrent sia stato hackerato, ma ha assicurato che qualsiasi operazione relativa a telefoni cellulari viene sempre eseguita con le dovute autorizzazioni. Tuttavia, non è ancora arrivato un ulteriore commento ufficiale dopo le conferme di WhatsApp di martedì.
Sempre il 28 luglio il governo catalano ha presentato una denuncia formale per spionaggio e Torrent ha anche detto che procederà legalmente contro Félix Sanz Roldán, che era a capo dell’intelligence spagnola al momento delle intercettazioni.
Dopo il referendum sull’indipendenza della Catalogna, e la successiva dichiarazione di indipendenza del parlamento catalano, nel 2019 alcuni leader indipendentisti catalani, tra cui l’ex vicepresidente del governo indipendentista Oriol Junqueras di ERC, furono condannati per diversi reati.
Oltre a quelli di Torrent e Maragall, sono stati spiati anche i telefoni di Anna Gabriel della CUP, partito indipendentista di estrema sinistra, e Jordi Domingo, attivista indipendentista, il quale però pensa che l’attacco fosse rivolto a un importante avvocato che aveva contribuito alla stesura della Costituzione catalana, suo omonimo.
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