Lo stato di emergenza sarà prorogato
Il Parlamento ha approvato una mozione favorevole e questa sera il governo formalizzerà la proroga fino al 15 ottobre, tra qualche protesta
Questa sera, durante il Consiglio dei ministri, sarà prorogato fino al 15 ottobre 2020 lo stato di emergenza per gestire l’epidemia da coronavirus. La proroga è stata approvata ieri al Senato con una mozione che ha ricevuto 157 voti a favore, e poi questa mattina alla Camera con 286 voti. La decisione in ogni caso spetta al governo, che ha deciso di passare dal Parlamento per darle maggiore legittimità e sedare alcuni malumori.
L’attuale stato di emergenza era stato dichiarato lo scorso 31 gennaio, quindi quasi un mese prima dei primi casi di contagio da coronavirus registrati ufficialmente in Italia. Dato che era una misura con una durata di sei mesi, scadrà il 31 luglio, e per continuare ad avere a disposizione gli strumenti utilizzati finora per contenere e gestire l’epidemia il governo ha scelto di rinnovarlo.
Venerdì 10 luglio, quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva anticipato che ci si stava avviando «verso una proroga», tra i partiti di opposizione c’erano state forti critiche. Lo stato di emergenza dà evidentemente un grosso potere al governo, e il modo in cui viene sfruttato è oggetto di discussione e critica; dall’altra parte, permette di agire con grande tempestività, adattandosi all’evolversi dell’epidemia come avvenuto nei mesi di marzo, aprile e maggio, e come potrebbe accadere in autunno nell’ipotesi di un aumento dei contagi.
Nel suo intervento nell’aula del Senato, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha spiegato quali provvedimenti non sarebbero più stati attuabili allo scadere dello stato di emergenza citando, tra le altre cose, 38 ordinanze che «cesserebbero di avere effetto» insieme ai «conseguenti provvedimenti attuativi». Ha poi detto che l’emergenza coronavirus «seppure in misura contenuta e territorialmente circoscritta, non ha ancora esaurito i suoi effetti» e che «i numeri registrati dicono che il virus continua a circolare nel paese. La situazione internazionale resta preoccupante e ciò che accade nei paesi a noi vicini ci impone un’attenta vigilanza». Dal 2014 fino a oggi, ha ricordato Conte, «lo stato di emergenza è stato dichiarato 154 volte e prorogato 84».
La discussione
La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha definito la richiesta di prorogare lo stato d’emergenza «una pericolosissima deriva liberticida» e Matteo Salvini – che ha espresso «sconcerto e preoccupazione» al presidente della Repubblica Sergio Mattarella – nell’aula del Senato ha detto che «se non c’è emergenza non si può dichiarare uno stato di emergenza. Si tratta di una richiesta inopportuna e illegittima, bisogna tornare a una ordinata normalità».
Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha invece spiegato che «il dibattito sollevato da Salvini è surreale», ricordando che lo stato di emergenza conferma anche i poteri straordinari assegnati ai cosiddetti soggetti attuatori, presidenti delle regioni compresi, e che le regioni sono d’accordo, anche quelle guidate dal centrodestra: «Ad oggi nessuna regione ha chiesto di bloccare lo stato d’emergenza perché, se accadesse, non avrebbero più mezzi di intervento, si bloccherebbe tutto, anche affrontare il caso di un nuovo positivo sarebbe un problema, oppure approntare una nave per assicurare la quarantena degli immigrati».
Sulla data della nuova scadenza ci sono state discussioni anche all’interno della maggioranza: il 15 ottobre è un compromesso tra il 21 settembre proposto dal PD e da Italia Viva e il 31 ottobre proposto da Conte e dal ministro della Salute Speranza. Nella risoluzione approvata è stato inserito l’impegno per il governo «a definire come termine ultimo per lo stato di emergenza nazionale il 15 ottobre 2020», «ad assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento nelle fasi attuative» e a «definire, altresì, con norma primaria le eventuali misure di limitazione di libertà fondamentali». Quest’ultimo punto ha a che fare con la richiesta di superare lo strumento dei decreti del presidente del Consiglio (i DPCM) a favore di decreti legge da sottoporre alle Camere per eventuali misure che limitino le libertà fondamentali, come l’adozione di nuove restrizioni anti-contagio, l’istituzione di zone rosse o lo stop ai voli dai paesi a rischio. Nella mozione finale non è stata invece recepita un’altra richiesta del PD per stabilire l’impossibilità di un nuovo lockdown nazionale.
Che cos’è lo stato di emergenza
Lo stato di emergenza è uno strumento che attribuisce grandi poteri in presenza di circostanze straordinarie: consente al governo e alla Protezione Civile di usare procedure più snelle per emanare e fare applicare le misure necessarie per contenere un qualche tipo di problema caratterizzato, per l’appunto, da una natura emergenziale, che sia una calamità naturale ma anche problemi diversi: uno stato di emergenza infatti può anche riguardare una questione estremamente locale, come un singolo tratto di autostrada in cui sono frequenti gli imbottigliamenti.
Lo stato di emergenza è regolato dalla legge 225 del 1992, che ha istituito il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. All’articolo 5 vengono definite le caratteristiche della misura, che è consentita per «calamità naturali o connesse con l’attività dell’uomo, che in ragione della loro intensità ed estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo». Garantisce anche poteri speciali al Capo della Protezione Civile, specialmente per quanto riguarda l’autonomia nell’approvvigionamento di materiale legato al contenimento dell’emergenza: per esempio i dispositivi di protezione individuale. Sono previste modalità più agili per l’assegnazione degli appalti, ad esempio, e coperture economiche speciali per gli stanziamenti legati all’epidemia, come quelli volti ad aumentare i posti letto delle terapie intensive.
Che cosa comporta lo stato di emergenza
Lo stato di emergenza è quello che ha permesso al governo di emanare le misure che definivano il lockdown senza passare per l’approvazione delle camere, cosa che ne avrebbe rallentato l’applicazione, né per l’approvazione del Consiglio dei ministri, sfruttando i decreti del presidente del Consiglio (i DPCM).
Come ha spiegato Conte, lo stato di emergenza permetterà tra le altre cose al commissario Domenico Arcuri di provvedere alle misure straordinarie per la scuola. Saranno consentite procedure semplificate e dunque accelerate per reperire il materiale necessario, dai banchi alle mascherine, ma sarà permesso anche fissare una serie di regole su obbligo di quarantena, misurazione della febbre, organizzazione delle gite o delle uscite didattiche. Come ha chiesto la maggioranza al Senato, i seggi per le elezioni regionali di settembre non saranno aperti nelle scuole.
La proroga consentirà ancora, ha detto Conte, «il noleggio di navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti». In generale, ha riassunto il Corriere della Sera, «tutte le altre scelte collegate alla gestione dei migranti e l’emergenza sanitaria» potranno «essere fatte seguendo iter più rapidi e snelli». Sarà ancora possibile il pagamento dilazionato delle pensioni negli uffici postali e, tra le altre cose, continuerà a funzionare la Centrale Remota per le Operazioni di Soccorso Sanitario (CROSS) per gestire i posti letto nelle regioni e gli eventuali trasferimenti da regione a regione dei pazienti.