Intesa Sanpaolo ha preso il controllo di Ubi Banca
Dopo una scalata molto contestata dagli azionisti di Ubi: il nuovo gruppo bancario sarà il settimo della zona euro per ricavi
Martedì Intesa Sanpaolo ha acquisito il controllo di Ubi Banca, gruppo bancario nato nel 2007 dalla fusione tra Banche Popolari Unite e Banca Lombarda. Non è stata un’operazione consensuale, ma il risultato di una lunga scalata portata avanti da Intesa Sanpaolo nonostante l’opposizione di Ubi Banca, cominciata a febbraio e passata attraverso segnalazioni alla Consob, all’Antitrust e al giudice civile. I grandi soci industriali di Ubi avevano definito l’operazione «ostile e inaccettabile» e conveniente «solo per Intesa Sanpaolo».
Alla fine però Intesa è riuscita a raggiungere il 71,9 per cento delle azioni di Ubi Banca, attraverso un’offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas), cioè un’operazione con cui una società chiede agli azionisti di un’altra di vendere le proprie azioni. La quota raggiunta da Intesa supera il 50 per cento più una delle azioni, che consente l’acquisizione, e anche il 66,6 per cento, che garantisce il controllo dell’assemblea straordinaria che ufficializzerà il nuovo assetto societario.
Intesa Sanpaolo aveva presentato ufficialmente la sua offerta il 17 febbraio, ma all’acquisizione si era opposto soprattutto il “Comitato azionisti di riferimento” di Ubi Banca (Car) che controllavano il 17,8 per cento delle azioni. Il comitato era rappresentato principalmente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, il primo azionista singolo con il 5,95 per cento, la Fondazione Banca del Monte di Lombardia, con il 3,95 per cento e Polifin e la famiglia Bosatelli con il 2,85 per cento.
Intesa aveva rilanciato con un’offerta di 17 nuove azioni Intesa ogni 10 azioni Ubi, a cui aveva aggiunto 57 centesimi in più per azione, convincendo la maggior parte degli oppositori residui alla scalata. Lo scorso 16 luglio l’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), aveva autorizzato l’acquisizione, ma aveva imposto a Intesa Sanpaolo di cedere 550 filiali a Bper (l’ex Banca Popolare dell’Emilia-Romagna), poco più della proposta di 532 che Intesa aveva fatto all’Autorità.
L’acquisizione arriva ora con due giorni di anticipo rispetto alla scadenza del 30 luglio, stabilita dalla Consob, la Commissione nazionale per le società e la Borsa che è l’ente che tutela gli investitori, per consentire agli azionisti di Ubi Banca di aderire all’Opas.
Il nuovo gruppo bancario, con l’integrazione di Ubi in Intesa Sanpaolo, sarà uno dei più grandi della zona euro: il settimo. Con ricavi stimati annui attorno ai 21 miliardi di euro si posizionerà dietro Santander (50 miliardi), Bnp Paribas (45), Bbva (25), Bpce (25), Societe Generale (25) e Deutsche Bank (22). Il nuovo gruppo diventerà inoltre il terzo per capitalizzazione di Borsa con un valore di 48 miliardi, dietro a Bnp Paribas (67 miliardi) e Santander (65).
La volontà di creare un gruppo bancario italiano di livello europeo era stata la motivazione principale che aveva spinto Intesa Sanpaolo a tentare la scalata a Ubi Banca. Carlo Messina, il CEO di Intesa Sanpaolo, ha sostenuto che un gruppo bancario così grande e ben radicato sul territorio sarebbe stato capace di «rafforzare il sistema finanziario italiano» e «ricoprire il ruolo di leader nello scenario bancario europeo».