In Svizzera c’era un procuratore generale un po’ troppo intraprendente
Michael Lauber si è dimesso dopo un anno di accuse e indagini sul suo modo di gestire le indagini, in particolare quella sulla corruzione nella FIFA
Il 24 luglio il procuratore generale della Svizzera Michael Lauber si è dimesso, dopo circa un anno di accuse e indagini sul modo in cui ha svolto le sue funzioni. Le accuse riguardano in particolare il modo in cui fu svolta l’indagine sulla corruzione nella FIFA, la federazione internazionale che regola e governa il calcio mondiale, iniziata nel 2015: lo scorso giugno erano stati diffusi dei documenti che dimostravano che Lauber si era incontrato segretamente con il presidente della FIFA Gianni Infantino, cosa che inizialmente il procuratore generale aveva negato. Secondo le successive indagini, più volte Lauber è andato oltre le procedure previste per il suo ruolo, stringendo accordi con le parti in causa in varie controversie.
Lauber ha 54 anni, era procuratore generale dal 2012 (il suo terzo mandato era cominciato l’anno scorso), è noto per il suo carisma e fino a qualche tempo fa era molto stimato. Negli anni è sempre stato molto presente sui media, facendo conoscere il lavoro del Ministero pubblico – la procura federale che si occupa delle indagini sulla criminalità organizzata internazionale e sui crimini finanziari – e si è occupato di casi importanti che lo avevano fatto molto apprezzare in Svizzera. L’indagine sulla corruzione nella FIFA è stata la più importante degli ultimi anni e ha dato molta notorietà a Lauber, ma anche alla stessa Svizzera, in ambito internazionale. Il fatto che sia stata condotta con qualche irregolarità – incontri informali tra lui e Infantino fanno sospettare che ci sia stata una collusione tra la FIFA e la giustizia svizzera – ne potrebbe mettere in discussione i risultati.
A maggio una commissione parlamentare aveva annunciato l’inizio di una procedura per rimuovere Lauber dal suo incarico e il mese scorso era stato nominato un procuratore speciale per indagare sul suo operato. Le dimissioni sono arrivate dopo che il Tribunale amministrativo federale (TAF) aveva rigettato il ricorso di Lauber contro un rapporto dell’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione (AV-MPC), che come dice il nome si occupa di controllare l’operato della procura federale svizzera. Il TAF aveva stabilito che, nonostante qualche irregolarità nelle procedure di indagine svolte dall’AV-MPC, citate da Lauber nel suo ricorso, le accuse nei confronti dell’ex procuratore generale erano almeno in parte fondate. In particolare, Lauber avrebbe mentito alle autorità riguardo a un incontro con Infantino, avvenuto il 16 giugno 2017.
Secondo l’AV-MPC, Lauber avrebbe «seriamente violato i suoi obblighi» e con la sua condotta avrebbe «danneggiato la reputazione» del suo ufficio. Per esempio prendendo contatti con funzionari del sistema giudiziario russo – anche attraverso viaggi a Mosca di suoi sottoposti – avrebbe indebolito l’autorevolezza del Ministero pubblico nella comunità internazionale. Lauber potrebbe fare ricorso contro la decisione del TAF al Tribunale federale, ma per ora non lo ha fatto.
In Svizzera tutta la vicenda ha portato a un grande dibattito sui poteri affidati al procuratore generale, che è il più importante e potente funzionario investigativo del paese: eletto dal Parlamento, è il capo del Ministero pubblico della Confederazione. Ora in Parlamento si sta discutendo della possibilità di riformare il modo in cui funziona il Ministero pubblico, ad esempio riducendo i poteri del procuratore generale per riportarli a com’erano prima del 2011: in passato infatti il Ministero pubblico era sottoposto al dipartimento federale di Giustizia e Polizia, l’equivalente svizzero di un ministero della Giustizia, dunque meno autonomo. C’è anche chi pensa che il Ministero pubblico andrebbe abolito e le sue competenze affidate a istituzioni dei singoli cantoni.