Com’è la bolla della NBA
Tra pochi giorni comincia il costosissimo esperimento del basket americano, che ha chiuso i giocatori a Disney World per provare a finire la stagione
Da circa tre settimane i giocatori di 22 squadre della NBA, il principale campionato di basket nordamericano, vivono confinati nel resort di Disney World, in Florida, seguendo rigidissimi protocolli di igiene e distanziamento fisico: venerdì ci sarà la prima partita dopo quasi cinque mesi di pausa dovuta all’epidemia da coronavirus. Se l’ambizioso progetto della NBA riuscirà, la “bolla”, come è stata definita, servirà a portare a termine una stagione che sembrava destinata a concludersi in anticipo: l’intera operazione dovrebbe costare oltre 160 milioni di dollari, e servirà a evitare fino a un miliardo di dollari di mancati introiti televisivi.
Ognuna delle squadre ha portato con sé 36 persone, che vivono in tre diversi hotel di Disney World, organizzati per aree diverse con una ferrea regolamentazione degli ingressi. I circa venti giornalisti ammessi nel complesso – una decina di giornali e siti sportivi, una decina della tv ufficiale ESPN – non possono interagire con i giocatori e con lo staff, e hanno dovuto passare una settimana barricati in camera prima di avere accesso ai locali e alle palestre in cui possono andare. La vita nella bolla sarà così fino a ottobre, per le due squadre che arriveranno in finale: sempre che la stagione riesca a concludersi.
I giocatori che vivono nella bolla sono testati ogni giorno – con il tampone che raccoglie il campione dalla bocca, meno fastidioso di quello che si infila nelle narici – e ricevono i risultati la mattina seguente, grazie a un laboratorio privato dedicato. Chiunque entri nel complesso deve rimanere in quarantena per due giorni, e ottenere due tamponi negativi. I giocatori non possono uscire salvo che per seri motivi familiari, come matrimoni e funerali, e se trasgrediscono devono rimanere in isolamento per 10 giorni prima di tornare ad avere contatti con i compagni di squadra.
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Tutti devono indossare la mascherina quando non stanno mangiando o facendo attività fisica, e i giocatori sono dotati di braccialetti elettronici che consentono l’accesso a determinate aree. In questi giorni hanno documentato su Instagram come stanno passando il tempo, sfruttando le attività messe a disposizione dalla lega: va molto forte la pesca nel bacino artificiale del complesso – tanto che il resort ha dovuto procurarsi nuove canne da pesca – così come le proiezioni di film, il golf, le partite a ping pong e ai videogiochi.
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Nel complesso ci sono poi barbieri, manicure e i ristoranti, che la sera si riempiono dei giocatori delle squadre che alloggiano nello stesso hotel. I giornalisti sul posto raccontano che è normale incontrare i giocatori nei corridoi, ma che non possono avvicinarli per intervistarli. Il primo sabato in cui i giocatori erano nel complesso, la lega ha organizzato un dj set in piscina: solo che non l’ha promosso bene, e l’unico che si è presentato è stato il centro dei Los Angeles Lakers Dwight Howard.
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Inizialmente i giocatori si sono lamentati un po’ per la varietà del cibo, ma le rimostranze sono praticamente scomparse quando si sono resi conto che, con la crisi economica seguita all’epidemia, era meglio tenerle per sé. Diversi giocatori hanno deciso invece di usare l’attenzione dei media per la loro vita nella bolla per parlare delle proteste del movimento Black Lives Matter, e per ricordare periodicamente il caso di Breonna Taylor, donna afroamericana uccisa durante un’irruzione della polizia in casa sua.
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I turni degli allenamenti sono di tre ore per squadra, in una delle diverse palestre a disposizione: alla fine di ogni turno, tutte le superfici vengono sanificate in vista della squadra successiva.
How it sounds to be announced with no fans in attendance. pic.twitter.com/bG02Z8k02B
— Chris Haynes (@ChrisBHaynes) July 22, 2020
Le 22 squadre convocate a Disney World sono quelle che sono già qualificate o che possono ancora qualificarsi ai playoff: nei primi 14 giorni, entro la metà di agosto, si giocheranno le 88 partite che mancano per determinare la posizione in classifica delle squadre, che determinerà gli accoppiamenti dei playoff, la fase finale del campionato. Cominceranno il 17 agosto, secondo i programmi, e andranno avanti fino a ottobre. I famigliari dei giocatori potranno raggiungerli soltanto dopo il primo turno di playoff, quindi intorno alla fine di agosto: fino ad allora, soltanto videochiamate.
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Chris Mannix, uno dei pochi giornalisti dentro la bolla, ha scritto su Sports Illustrated che uno degli aspetti più positivi di questa nuova NBA è la possibilità di occuparsi di più squadre in poche ore spostandosi a piedi, quando normalmente bisogna prendere un aereo. Marc Stein del New York Times ha raccontato di aver seguito sei allenamenti nel primo giorno, e di aver sofferto particolarmente i sette giorni di isolamento prima di poter uscire. Dice che tutti gli chiedono come sia la bolla, e che la risposta che dà è: «È il 2020. Niente è normale nel 2020, e chissà se tornerà mai com’era prima. Ma capisci e ti adatti man mano, come si fa nella vita».