Avete notato anche voi meno insetti spiaccicati sul parabrezza?
E se sì, dovremmo trarne delle conclusioni su come stanno cambiando – o diminuendo – gli insetti intorno a noi?
Quattro anni fa l’entomologo e divulgatore canadese John Acorn scrisse per la rivista American Entomologist un articolo in cui raccontava di aver notato “un nuovo meme entomologico”: una costante riproposizione di quello che definì “l’aneddoto del parabrezza“. L’aneddoto prevede che qualcuno comunichi di aver notato, guidando su qualche strada, possibilmente d’estate, che gli insetti spiaccicati sul parabrezza sono molti meno rispetto a un tempo. L’osservazione del fenomeno è quindi interpretata come una piccola ma possibilmente significativa prova del fatto che ci siano meno insetti di prima: un fenomeno difficile da documentare eppure percepito da molti.
L’aneddoto del parabrezza – o il “fenomeno del parabrezza“, secondo la voce che gli è stata dedicata su Wikipedia – continua a resistere e capita ancora che ogni tanto salti fuori in qualche racconto o articolo. Come si può facilmente intuire, non può essere considerato un test attendibile, ma ha comunque una storia interessante: a prescindere dalla sua eventuale attendibilità, poi, da anni si susseguono studi autorevoli che raccontano come in effetti gli insetti siano sempre meno, probabilmente a causa del riscaldamento globale e della costante estensione delle attività agricole e dell’uso degli insetticidi.
Nel suo articolo per American Entomologist, Acorn spiegò di aver individuato l’origine dell’aneddoto del parabrezza in un libro del 1997 scritto dall’entomologo Mark Hostetler. Il libro, volutamente ironico ma allo stesso tempo anche utilmente divulgativo, si intitolava That Gunk on Your Car (“Quella schifezza sulla tua auto”) e si proponeva di essere “una guida agli insetti del Nordamerica” fatta attraverso quel che restava degli insetti finiti sui parabrezza delle auto. Negli Stati Uniti il libro fu pubblicato dalla stessa casa editrice che qualche anno prima si era fatta conoscere per un’altra pubblicazione che si proponeva di aiutare gli automobilisti a capire da quale uccello fossero arrivati gli escrementi sulla loro auto.
Grazie al libro sugli insetti Hostetler vinse tra l’altro il premio Ig Nobel, assegnato a ricerche bizzarre e studi improbabili. Acorn ne apprezzò l’approccio, ma scrisse che secondo lui aveva avuto «un inaspettato effetto collaterale»: diffondere in molti la credenza che bastasse un parabrezza per «monitorare la generale presenza di insetti».
In effetti, qualsiasi aneddoto personale su un parabrezza più o meno coperto di insetti non può essere più di un aneddoto personale: sono in gioco tantissime variabili (ora, temperatura, stagione, località, tipo del veicolo, tipo di strada, quantità di traffico, tipo di territori attraversati, velocità di guida e svariate altre) e i risultati dell’esperimento, diciamo, sono difficilmente controllabili e replicabili in modo scientifico.
Eppure, forse anche grazie agli spunti forniti dall’aneddoto del parabrezza e dalle sue tante riproposizioni, da qualche anno diversi studi si stanno concentrando sulla quantità di insetti che restano spiaccicati sui parabrezza. C’è chi ha proprio attaccato una rete per insetti sulla propria macchina e chi ha usato strumenti e modi più tradizionali. Qualche anno fa saltò anche fuori che da più di trent’anni una piccola e sconosciuta società entomologica della città di Krefeld, in Germania, sta facendo analisi sul numero degli insetti presenti nell’area, notando una considerevole diminuzione.
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Diversi studi, quindi, hanno dimostrato o stanno dimostrando che in specifiche aree gli insetti sembrano essere meno rispetto al passato. Ma è difficile poter parlare di insetti come di un’unica cosa – sono tantissimi, e al diminuire di alcuni può corrispondere il proliferare di altri – e se ci si può provare per piccole e limitate aree geografiche, è davvero difficile farlo a livello globale.
Sono le ragioni per cui già qualche anno fa Acorn invitava a non dare troppo peso all’aneddoto del parabrezza, suggerendo – come altri dopo di lui – che tra le tantissime concause di quelli che molti ritengono essere parabrezza più puliti potrebbero anche esserci fattori del tutto indipendenti dal numero di insetti presenti nell’area: per esempio un aumento del numero di veicoli sulle strade o qualche differenza aerodinamica nel modo in cui sono fatte le auto degli ultimi anni.
L’aneddoto del parabrezza, insomma, ha il pregio di essere semplice e d’effetto, ma spesso le cose sono più complicate di come possano apparire in un aneddoto o, come lo definì Acorn, un “meme entomologico”. Spiegò per esempio che c’erano numerosi dati che indicavano la diminuzione, in diverse località, di molti uccelli che si nutrono di insetti; ma che invece non sembravano essere diminuiti gli uccelli che anziché cercare e mangiare insetti in volo lo facevano stando a terra. Acorn non aveva risposte sul perché, ma lo raccontava per far capire che basta guardare le cose un po’ più a fondo per rendersi conto di quanto possano essere complicate.
Acorn citava anche la “peak-rule”, secondo la quale ci ricordiamo meglio e più a lungo i casi in cui le cose sono straordinarie e raggiungono un qualche picco (“quella volta che il parabrezza era pieno di insetti!”) mentre tendono a sfumare nella memoria tutte le cose normali (tutte quelle altre volte in cui sul parabrezza non c’erano poi così tanti insetti).
Dire che l’aneddoto del parabrezza non può essere considerato attendibile non vuol dire che non sia vero che gli insetti stiano diminuendo. Semplicemente, potrebbe essere uno di quei tantissimi casi di correlazione senza causalità. In effetti, un’analisi del 2019 di 73 ricerche scientifiche pubblicate negli ultimi anni mostrò che gli insetti si stavano estinguendo a una velocità otto volte superiore rispetto a quella dei mammiferi, dei rettili e degli uccelli. Secondo gli autori della ricerca, più del 40 per cento delle specie di insetti conosciute era in costante declino e almeno un terzo era in pericolo. Se il trend dovesse essere confermato ed effettivo, i parabrezza più puliti potrebbero essere una delle conseguenze, ma ce ne sarebbero altre davvero gravissime.
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