La serie di Netflix accusata di rafforzare gli stereotipi sui matrimoni combinati in India
Si chiama "Indian Matchmaking" e sta facendo molto parlare di sé, non in maniera troppo positiva
La serie di Netflix Indian Matchmaking, un reality di otto puntate in cui un’intermediaria matrimoniale si occupa di cercare il partner ideale per single indiani, o di origine indiana, ha riaperto un dibattito su come i matrimoni combinati rispecchino una società molto conservatrice e per certi versi retrograda.
Uno degli obiettivi dichiarati dell’autrice e regista, Smriti Mundhra, era quello di dare una visione moderna sui matrimoni in India, che ne superasse gli stereotipi. Ciononostante, in tanti nella comunità indiana hanno criticato la serie perché il modo in cui viene raccontato il processo di ricerca della sposa o dello sposo mostra come il matrimonio sia una delle istituzioni della società indiana che perpetua classismo, sessismo e anche colorismo, ovvero la discriminazione basata sul colore della pelle.
Cos’è Indian Matchmaking
Il reality è stato creato da Smriti Mundhra, nominata agli Oscar nel 2020 per il miglior cortometraggio documentario, St. Louis Superman, e regista del documentario del 2017 A Suitable Girl, in cui aveva già affrontato il tema dei matrimoni combinati e in particolare i sacrifici a cui spesso vanno incontro le ragazze indiane prima e durante il matrimonio.
La protagonista della serie è Sima Taparia, che si definisce la match-maker numero uno di Mumbai, e intervista ragazzi e ragazze alla ricerca della moglie o del marito “perfetto”, affiancandosi alla famiglia, che ha ancora un ruolo centrale nella scelta finale.
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Uno degli aspetti più problematici di Indian Matchmaking, motivo di critiche da parte di molti, è il modo in cui viene trattata la figura della donna. Alle ragazze viene detto molto spesso che dovranno adattarsi alla famiglia del futuro marito e viene fatto capire che dovranno occuparsi della casa, mettendo da parte le proprie ambizioni. Una delle protagoniste, l’imprenditrice Ankita Bansal — peraltro considerata ribelle e troppo moderna dai genitori — dice che le logiche del matrimonio in India fanno sentire la donna un «oggetto inferiore».
A questo proposito, molti sottolineano che le conversazioni con Taparia, in cui i single indicano candidamente le caratteristiche del partner ideale — altezza e colore della pelle, professione, religione — rispecchiano una società in cui casta e classe sociale, oltre al patriarcato, contano ancora moltissimo.
Nehmat Kaur di The Wire India, uno dei siti di informazione indiani più progressisti, ha scritto che il percorso di ricerca del partner giusto per il matrimonio combinato per i ragazzi e le ragazze indiane è estenuante. Infatti, come si vede anche in Indian Matchmaking, alcune persone rifiutano decine, se non centinaia di richieste di candidati ritenuti non adeguati — o vengono a loro volta rifiutate diverse volte. Il matrimonio è presentato come «una soluzione e un traguardo», ha scritto Kaur, a discapito dei compromessi e dell’annullamento di sé che le donne devono affrontare per arrivarci.
Un’altra cosa dello show che ha riavviato il dibattito sui matrimoni combinati nella comunità indiana è il fatto che persone con caratteristiche poco desiderabili, nella serie come nella realtà, siano ritenute più difficili “da piazzare”. Per esempio, nella serie, le origini guyanesi di Nadia Jagessar sono un ostacolo, perché alcuni ragazzi potrebbero ritenerla non completamente indiana e quindi non volerla sposare, e lo è anche il fatto che Rupam — il suo cognome non viene indicato — sia una madre single con un divorzio alle spalle.
The Hindu, uno dei maggiori giornali indiani, ha definito il reality «il grosso grasso stereotipo sui matrimoni desi» (“desi” è un aggettivo che indica le cose tipiche dell’India, “locale”); e anche su Twitter ci sono state moltissime reazioni negative, in particolare da parte di donne e ragazze indiane, che oltre a criticare il classismo e il sessismo che emergono dalla serie, trovano i continui riferimenti a oroscopo e destino particolarmente bizzarri.
Quello dei matrimoni in India è un business che genera miliardi di dollari. Tuttavia, il matrimonio combinato è soprattutto una questione di status e reputazione, e secondo Kaur contribuisce a reiterare una struttura sociale oppressiva, caratterizzata da scarsa mobilità sociale, accesso ristretto all’educazione e profonda diseguaglianza economica.
A un certo punto della serie, Taparia dice che non bisogna chiedere ai giovani quale sia il motivo per cui vogliono sposarsi: in India «c’è il matrimonio, e poi c’è il matrimonio per amore».
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Sebbene sempre meno matrimoni vengano organizzati da genitori e familiari senza il consenso degli sposi, come accadeva un tempo, il matrimonio combinato è ancora la tradizione predominante, sia in India, sia nelle comunità indiane in altri paesi.
La creatrice di Indian Matchmaking, Smriti Mundhra, ha spiegato al Los Angeles Times di aver conosciuto molte persone che hanno una visione limitata e retrograda sui matrimoni combinati, spesso intendendoli come matrimoni forzati, o immaginando che si tratti di matrimoni con minorenni. Nelle intenzioni di Mundhra, lo show era un’opportunità per mostrare le diversità della diaspora — gli episodi sono ambientati in India e negli Stati Uniti — ed evitare di cadere negli stereotipi della cultura indiana. Secondo il Washington Post, è stata un’opportunità mancata.