Le manifestazioni negli Stati Uniti hanno ripreso forza
La grave situazione di Portland ha motivato nuove proteste anche nelle città dove si erano ormai interrotte
I violenti scontri tra agenti federali e manifestanti a Portland, in Oregon, hanno dato nuova energia alle proteste contro il razzismo sistemico e le violenze della polizia; nelle ultime settimane le manifestazioni si erano infatti indebolite o interrotte nella maggior parte delle altre città statunitensi.
A Portland le proteste non si sono praticamente mai interrotte e proseguono da più di 50 giorni. La situazione però si è aggravata dopo che il presidente Donald Trump aveva inviato a Portland squadre di agenti speciali che da settimane reprimono violentemente le proteste con metodi al limite della legalità, e le cose stanno degenerando per responsabilità diretta di questi agenti. Non lo sostengono solo attivisti e movimenti anti-razzisti: non li vogliono nemmeno le autorità locali, ma sembra Trump sia deciso a lasciare che queste controverse operazioni continuino.
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Sabato 25 giugno, a Portland, la folla ha manifestato camminando dalla corte federale fino a un hotel in cui si ritiene siano alloggiati gli agenti federali inviati da Trump.
Anche se le manifestazioni sono state per lo più pacifiche, 60 persone sono state arrestate e diversi agenti federali sono stati feriti da fuochi d’artificio accesi da alcuni di loro. Sabato, però, le proteste sono ricominciate anche in molte altre città degli Stati Uniti, e in molti casi sono state organizzate esplicitamente a sostegno di quelle di Portland.
Una delle città in cui le manifestazioni sono state più intense è Seattle, nello stato di Washington, dove – come a Portland – le proteste non si sono mai interrotte del tutto. Sabato 21 poliziotti sono stati feriti e più di 45 manifestanti sono stati arrestati.
Alcuni manifestanti, inoltre, hanno dato fuoco al cantiere di quello che doveva diventare un centro di detenzione giovanile, danneggiando anche altri edifici della zona. La polizia ha affrontato la folla utilizzando granate stordenti e spray al peperoncino per effettuare gli arresti.
A Los Angeles, in California, i manifestanti si sono scontrati con la polizia davanti al tribunale federale, nel centro della città. Alcuni manifestanti hanno rotto delle vetrine e altri hanno lanciato bottiglie d’acqua contro la polizia dicendo che gli agenti avevano cominciato a sparare contro di loro.
Ad Austin, in Texas, la polizia ha dichiarato che un uomo è stato ucciso con colpi di arma da fuoco durante una manifestazione nel centro della città.
Circola un video di quel momento. Si sente un’auto suonare il clacson mentre alcuni manifestanti attraversano un incrocio. Qualche secondo dopo si sentono diversi spari.
La polizia ipotizza che l’uomo ucciso potrebbe essersi avvicinato all’auto con un fucile, e che la persona che ha sparato l’abbia fatto dall’interno dell’auto. La persona che ha sparato è stata poi arrestata, e ci sono stati altri feriti. Steve Adler, sindaco di Austin, ha detto che la città è «profondamente scossa, e come molti nella nostra comunità, sono distrutto e sbalordito».
A Omaha, in Nebraska, le manifestazioni sono state organizzate in esplicito sostegno con quelle di Portland. La polizia ha arrestato più di 75 persone. A Richmond, in Virginia, la polizia ha sparato gas lacrimogeni e urticanti contro centinaia di manifestanti che si erano radunati attorno al Dipartimento di Polizia della città.
Ad Aurora, in Colorado, qualcuno ha guidato un’auto verso la folla, ma per il momento non ci sono notizie di feriti. La polizia di Aurora ha anche dichiarato che un manifestante «ha sparato con un’arma» ferendo altri due manifestanti, uno in modo non grave. Altre manifestazioni si sono tenute a New York e a Oakland, tra le altre.