L’incidente del Concorde a Parigi, 20 anni fa
Il 25 luglio 2000 il jet supersonico di Air France – che portava da Londra a New York in tre ore – si schiantò poco dopo essere decollato da Parigi
[14:44:16,12] Pilota:
«trop tard (…)»
[Troppo tardi (incomprensibile)]
[14:44:19,19] Pilota:
«pas l’temps non (…)»
[Non c’è tempo, no (incomprensibile)]
[14:44:22.19] Copilota:
«Négatif on essaye Le Bourget»
[Negativo, stiamo tentando Le Bourget] (quattro suoni di interruttori)
[14:44:26,10] Copilota:
«Non (…)»
[No (incomprensibile)]
Queste sono le ultime parole che dissero il pilota e il copilota del volo Air France 4590 il 25 luglio del 2000, vent’anni fa, prima che il Concorde F-BTSC che stavano pilotando, partito dall’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, si schiantasse a terra.
Il Concorde, che era diretto a New York, si era incendiato nella fase di decollo e precipitò poco più di un minuto dopo a nord-est di Parigi. Nell’incidente morirono in 113: tutti i 100 passeggeri a bordo (2 danesi, 1 americano e 97 tedeschi), i 9 membri dell’equipaggio e 4 dipendenti dell’albergo Hotelissimo di Gonesse, sul quale si schiantò l’aereo, mentre altre sei persone a terra furono ferite.
L’incidente non ebbe ripercussioni soltanto sulla discussione circa la sicurezza nell’aviazione civile, ma di fatto determinò anche la fine della storia di quello che era stato il primo e unico jet commerciale in grado di superare la velocità del suono.
Come mai il Concorde era unico
Il Concorde era un jet supersonico: un aereo civile progettato per il trasporto dei passeggeri che poteva volare a una velocità maggiore di quella del suono. Il programma di costruzione di un aereo supersonico era stato avviato in piena Guerra Fredda, e i primi due voli commerciali del Concorde erano partiti il 21 gennaio 1976.
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Nei decenni successivi il Concorde venne impiegato sia da British Airways sia da Air France, in particolare per le tratte verso New York. Il Concorde era in grado di compiere il viaggio da Londra a New York in sole tre ore e venti, quando un normale Boeing 747 ce ne metteva – e ce ne mette ancora – oltre sette.
Un viaggio su questo prestigioso jet, tuttavia, non era alla portata di tutti: un biglietto andata e ritorno costava in media 12mila dollari, giustificati tra le altre cose dagli elevati costi di manutenzione dell’aereo.
L’incidente del 25 luglio 2000
Le condizioni del Concorde F-BTSC prima della partenza erano buone. La pista dell’aeroporto era asciutta e nonostante l’umidità del 74 per cento la temperatura era di 19 gradi. Il tempo era nuvoloso, ma con venti non particolarmente significativi.
Il volo era al completo e il peso trasportato dall’aereo era leggermente superiore rispetto a quello previsto: per esempio, 19 bagagli non erano stati registrati nel documento ufficiale che certifica la rispondenza del carico dell’aereo ai limiti consentiti (load sheet). Questi bagagli vennero posizionati in uno scomparto posteriore dell’aereo, dove normalmente non erano consentiti: il loro peso era maggiore di quello che la zona poteva sostenere.
Non fu comunque il troppo peso dell’aereo la causa dell’incidente, che distrusse completamente il Concorde.
[14:43:13,00] Copilota:
«Attention»
[Attenzione]
[14:43:13,09] Torre di controllo:
«Concorde zéro … quarante-cinq quatre-vingt-dix vous avez des flammes (…) vous avez des flammes derrière vous»
[Concorde zero … 4590, avete fiamme (incomprensibile) avete fiamme dietro di voi]
Stando alla ricostruzione dell’incidente nel rapporto ufficiale redatto dalla BEA (l’Ufficio per l’inchiesta e l’analisi della sicurezza nell’aviazione civile francese) e reso pubblico nel gennaio 2002, nella fase di taxi, quella in cui l’aereo si porta sulla pista e si prepara al decollo, il Concorde aveva bruciato solo 800 kg di carburante, una quantità inferiore rispetto a quella prevista.
Ma soprattutto, durante la fase di accelerazione per il decollo, il Concorde aveva urtato un detrito in titanio presente sulla pista. La lamina di metallo aveva squarciato un copertone del carrello facendo staccare un grande pezzo di gomma, che con la elevata velocità – l’aereo si stava muovendo a 300 km/h – era stato scagliato contro la parte inferiore dell’ala sinistra del Concorde, causando un’onda di pressione e una crepa nel serbatoio numero 5.
A quel punto dal serbatoio, che era ancora parzialmente pieno, aveva iniziato a fuoriuscire una grande quantità di carburante in pochissimo tempo. I motori 1 e 2 avevano perso improvvisamente potenza e la avevano recuperata poco dopo, ma il contatto del carburante coi fumi prodotti dai motori a pieno regime aveva causato un incendio sotto l’ala sinistra.
Alle 14:43:13 la torre di controllo aveva avvisato prontamente i piloti delle fiamme che fuoriuscivano dal Concorde, ma a quel punto, e a quella velocità, non era più possibile fermare il decollo: se i piloti lo avessero fatto, ci sarebbero state comunque conseguenze gravissime.
I piloti decisero quindi di spegnere il motore 2 e di tentare la ritirata del carrello, che però non rientrò. Provarono a mettersi in direzione del vicino aeroporto Le Bourget per un atterraggio di emergenza, ma il motore 1 perse potenza. Ridussero la spinta dei motori 3 e 4 per equilibrare l’aereo ma il Concorde, che stava viaggiando a 370 km/h, divenne incontrollabile e si schiantò a Gonesse.
Le conseguenze dell’incidente e la dismissione del Concorde
Il 26 luglio 2000, il giorno dopo lo schianto, Jean-Claude Gayssot, ministro francese delle Infrastrutture e dei Trasporti, avviò un’inchiesta per chiarire le cause dell’incidente. Il rapporto ufficiale evidenziò che la lamina in titanio presente sulla pista proveniva da un aereo della compagnia statunitense Continental Airlines 055, che era decollato poco prima dall’aeroporto Charles de Gaulle.
Nel 2010, trascorsi oltre dieci anni dall’incidente aereo, il tribunale di Pontoise (vicino a Parigi) stabilì che la Continental Airlines doveva pagare 200mila euro di multa e un milione di euro di risarcimento ad Air France.
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Dopo importanti interventi di manutenzione per migliorare la sicurezza dell’aereo, il Concorde venne rimesso in volo nel 2001: quando, tuttavia, gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti avevano reso l’idea di volare molto meno invitante. Assieme alla scarsa fiducia nella sicurezza degli aerei, i costi di manutenzione proibitivi fecero sì che nell’aprile 2003 le compagnie che impiegavano il Concorde ne annunciassero il ritiro della flotta per l’autunno.
Nei mesi successivi, i posti sui voli operati con Concorde erano tutti stati venduti. In migliaia infatti – soprattutto imprenditori e celebrità – vollero approfittare per fare un ultimo giro sul jet supersonico, e Air France e British Airways aggiunsero anche delle corse speciali, organizzando peraltro dei tour su Stati Uniti, Canada e Regno Unito. L’ultimo volo passeggeri del Concorde fu quello del 24 ottobre 2003, da New York a Londra.