Le molestie sessuali nella stampa indipendente russa
Se ne sta parlando molto, dopo che giovani giornaliste e giornalisti hanno raccontato i comportamenti inappropriati di colleghi più anziani
Il 14 luglio il giornale indipendente russo Novaja Gazeta – quello per cui scriveva Anna Politkovskaja – ha annunciato di aver adottato un regolamento per gestire le accuse di molestie sessuali tra membri del suo personale. Ha anche condiviso il regolamento con una ventina di altre redazioni giornalistiche russe, con la proposta di dotarsi a loro volta di regole del genere. Un articolo del Moscow Times, quotidiano online in lingua inglese, dice che l’iniziativa di Novaja Gazeta è legata a una serie di molestie sessuali denunciate all’interno della redazione e racconta il più ampio dibattito sugli abusi di potere subiti dalle donne nel mondo dei media indipendenti russi.
Nel mondo si cominciò a parlare molto di molestie sessuali tra persone legate da rapporti di lavoro nel 2017, con la diffusione delle accuse contro il produttore cinematografico americano Harvey Weinstein e il movimento #metoo. Anche in Russia, seppur con molti meno casi di accuse rispetto ad altri paesi. Le prime furono rivolte, all’inizio del 2018, contro il parlamentare Leonid Slutsky del Partito Liberal-Democratico di Russia, un partito nazionalista: almeno cinque giornaliste lo accusarono di molestie. I giornali indipendenti russi, tra cui Novaja Gazeta, si occuparono della vicenda e una commissione parlamentare prese in considerazione le accuse, anche se poi le rigettò e permise a Slutsky di continuare a fare parte della Duma.
Si tornò a parlare di altre accuse di molestie sessuali circa nove mesi dopo, nel novembre del 2018: il giornalista Ivan Kolpakov, all’epoca direttore del sito di notizie russe Meduza, con sede in Lettonia, fu accusato dalla moglie di un collega di averla toccata senza il suo consenso durante una festa. Kolpakov si dimise – successivamente, nel marzo del 2019 riottenne il suo posto – e all’interno della comunità dei giornalisti che scrivono per i media indipendenti russi, quelli che non hanno rapporti con lo stato, si parlò animatamente del tema delle molestie. Il Moscow Times spiega che tra i giornalisti si creò una specie di divisione generazionale: tendenzialmente i più giovani pensavano che Kolpakov avesse fatto bene a dimettersi, mentre quelli più anziani ritenevano che le dimissioni fossero eccessive, oppure che non avesse commesso una molestia sessuale.
– Leggi anche: La foto della donna nuda di Portland
Dopo il caso di Kolpakov il dibattito sulle molestie sessuali non ebbe un grande sviluppo, fino alla settimana scorsa. A riaccenderlo è stata, il 12 luglio, una parrucchiera di 25 anni, che su Twitter ha raccontato la propria esperienza all’interno di una relazione in cui subiva varie forme di violenza psicologica. In risposta a questa storia molte altre donne e tre uomini hanno raccontato storie di abusi di vario genere: la maggior parte degli uomini accusati lavora nel mondo dei media indipendenti russi.
Due dei tre uomini che hanno raccontato di aver subito delle molestie hanno accusato la stessa persona, il presentatore televisivo 53enne Pavel Lobkov, una delle facce più note del canale indipendente Dozhd. Entrambi hanno detto che Lobkov abitualmente tocca senza consenso i giovani colleghi e fa loro delle battute sul sesso davanti alla redazione. Uno dei due ha raccontato che una volta Lobkov gli mise una mano sotto la camicia, gli bacio il collò e poi gli sussurrò commenti sessuali nell’orecchio davanti ad altre persone. All’epoca il giovane non si era lamentato del comportamento del collega più vecchio e i comportamenti di Lobkov erano considerati una forma di scherzo dal resto della redazione.
Alcuni giornalisti hanno difeso Lobkov dicendo che il suo ruolo non gli dà il potere di licenziare o promuovere i giovani giornalisti di Dozhd e che quindi i suoi comportamenti non possono essere considerati abusi di potere; i due uomini che lo hanno accusato però ritengono che questo sia irrilevante perché il fatto che il suo volto rappresenti la televisione fa sì che sia «impossibile lamentarsi». Il 25enne Alexander Skrylnikov ha raccontato di aver smesso di lavorare da Dozhd dopo uno stage di quattro mesi nel 2014, nonostante gli fosse stato offerto un posto fisso, per via del disagio provato a lavorare con Lobkov. Dopo la diffusione delle accuse contro di lui, il caporedattore di Dozhd Tikhon Dzyadko si è scusato e ha detto che il presentatore non avrebbe lavorato per una settimana. Lo stesso Lobkov ha scritto un messaggio di scuse su Facebook dicendo che ai tempi della sua formazione quelle forme di molestia erano considerate «un gioco carino in cui i partecipanti sapevano qual era il loro ruolo e nessuno andava oltre certi confini».
Altre accuse sono state rivolte a un caporedattore e a un photo-editor del sito di notizie MBKh Media che poi si sono dimessi: sono stati accusati di aver partecipato a uno stupro di gruppo. Sono stati accusati di molestie anche due dipendenti di Sberbank, la più grande banca statale russa, che in passato lavoravano per media indipendenti; uno dei due si è dimesso a sua volta.
Vari giornalisti hanno detto al Moscow Times che secondo loro le storie di molestie che sono emerse sono legate al mondo del giornalismo indipendente perché è il contesto in cui si è parlato di più del #metoo e delle sue implicazioni sui rapporti tra colleghi – e in particolare tra uomini e donne – nei luoghi di lavoro.
Per quanto riguarda Novaja Gazeta, il Moscow Times ha parlato con due attuali dipendenti del giornale e una ex dipendente: nessuna di loro aveva raccontato di aver subito delle molestie sui social network, ma hanno scelto di parlare delle proprie esperienze dopo che il giornale aveva condiviso il suo nuovo regolamento contro le molestie in redazione.
La 23enne Elizaveta Kirpanova, che lavora da poco più di un anno per Novaja Gazeta, ha raccontato che in un tardo pomeriggio dello scorso gennaio si era fermata a parlare con un collega più anziano ed esperto per chiedergli qualche consiglio su una storia di cui si stava occupando. I due erano poi finiti a parlare delle accuse contro Ivan Kolpakov: Kirpanova lo criticò duramente, il collega aveva opinioni diverse e ci fu una discussione. Alla fine il giornalista anziano chiese a Kirpanova di poterla abbracciare per allentare la tensione. Lei accettò, ma quando dopo qualche secondo volle ritrarsi, il collega la tenne stretta: allora lei lo spinse e gli disse, scherzando, che aveva iniziato a molestarla. In risposta lui chiuse la porta della stanza in cui si trovavano, le prese il viso con le mani, le disse «Questa è una molestia» e la baciò sulla bocca. A quel puntò Kirpanova se ne andò di corsa, insultandolo.
– Leggi anche: Gli auguri di Trump a Ghislaine Maxwell
Un’altra giornalista di Novaja Gazeta ha raccontato al Moscow Times, chiedendo di restare anonima, che lo stesso giornalista che aveva baciato Kirpanova si era comportato in modo simile anche con lei, dopo una conversazione su Kolpakov: la derise per le sue opinioni e le toccò il sedere. Quando la giornalista gli chiese se non fosse preoccupato per il fatto che lei avrebbe potuto denunciare la cosa ai superiori, lui rispose: «Ho un certificato medico che dice che sono impotente, quindi non ti crederà nessuno».
Il terzo racconto di molestie avvenute nella redazione di Novaja Gazeta, riguarda un noto editorialista di 66 anni, Leonid Nikitinsky. La 28enne Katerina Fomina ha raccontato di aver lasciato il giornale nel 2018, dopo sei anni di lavoro, perché la sua denuncia di comportamenti inappropriati da parte di Nikitinsky ai superiori non aveva avuto ripercussioni. Fomina aveva detto alla direzione del giornale che alla fine del novembre del 2017, mentre aspettava che un altro redattore leggesse la bozza di un suo articolo seduta in modo scomposto, Nikitinsky l’aveva sculacciata dicendo che non aveva saputo resistere per il modo in cui era seduta. L’editorialista ha confermato la storia con il Moscow Times, dicendo che per lui era stato uno scherzo: «Le ho chiesto scusa 150 volte. Le ho detto “non voleva dire nulla, quando ero giovane queste cose erano considerate normali”. Non capisco perché si sia arrabbiata tanto». Nikitinsky ha anche detto di non aver cambiato opinione su cosa sia una molestia e cosa no, ma ha aggiunto: «Capisco che i giovani e le donne ora la pensino in modo diverso e non faccio più queste cose».
Dmitry Muratov, direttore di Novaja Gazeta, ha definito il comportamento di Nikitinsky «del tutto inappropriato», ma non pensa che possa essere considerato un abuso di potere dato che Fomina non era una sottoposta dell’editorialista nell’organigramma redazionale. Per Fomina però la sculacciata di Nikitinsky fu un’espressione di un rapporto gerarchico, un gesto per farla sentire «una ragazzina nella redazione, non una giornalista con esperienza». In quel periodo il dibattito sulle molestie sul luogo di lavoro era appena iniziato in Russia e Fomina ricorda che i suoi stessi amici cercarono di tranquillizzarla dicendole che dato che Nikitinsky era un uomo anziano non sarebbe stato in grado di avere un’erezione: «C’è quest’idea che le molestie debbano essere per forza legate al sesso e non a come fanno sentire chi le subisce».
Uno dei temi di cui si sta parlando ora in merito a queste storie riguarda l’opportunità stessa di denunciare comportamenti come quello di Nikitinsky. Molti giornalisti pensano che in un paese con problemi di libertà di stampa e pochi media indipendenti sarebbe meglio non mettere in evidenza pubblicamente i problemi presenti all’interno della propria comunità. C’è la preoccupazione che la propaganda del governo possa servirsi di questi casi per screditare i giornalisti non allineati.
Il regolamento sulle molestie adottato da Novaja Gazeta è stato pensato dopo che Kirpanova e altre giovani giornaliste parlarono a Muratov – tornato alla guida del giornale dopo due anni di assenza alla fine del 2019 – dei comportamenti inappropriati subiti in redazione. «La nuova generazione ha una diversa concezione di certi confini», ha detto il direttore al Moscow Times. Per risolvere il problema, Muratov chiese ai giornalisti più giovani, 11 donne e un uomo, di scrivere una proposta di regolamento contro le molestie. La prima bozza fu criticata dai colleghi più vecchi che pensavano che non ci fossero casi di molestie nella redazione, si preoccupavano che le espressioni d’affetto sarebbero state vietate o ritenevano che le donne dovessero dire “no” a certi comportamenti e sbrigarsela da sole.
Alla fine però il regolamento fu approvato, a marzo, da una larga maggioranza della redazione. Definisce le molestie sessuali come «attenzioni di natura sessuale, che non includono solo la costrizione ad atti sessuali, ma anche il toccare senza consenso, gesti lascivi e commenti sull’aspetto altrui che contengano una connotazione sessuale, e che mettono chi li riceve in imbarazzo o in una posizione umiliante». Prevede la formazione di una “commissione etica” addetta a occuparsi delle accuse di molestie sessuali e abusi psicologici. La commissione è fatta di cinque persone, tra cui quattro elette ogni due anni e scelte in modo che ci siano sempre due donne e due uomini; sia tra le donne che tra gli uomini un commissario deve avere meno di 34 anni, l’altro più di 34 anni.
– Leggi anche: La sperimentazione dei taser non è andata bene