Il parlamento egiziano ha autorizzato l’impiego dell’esercito all’estero, e quindi anche in Libia
Lunedì 20 luglio il parlamento egiziano ha autorizzato lo schieramento del proprio esercito fuori dai confini del paese, una mossa che permetterà all’Egitto di mandare i propri militari nella vicina Libia. Nelle scorse settimane, il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, aveva anticipato che l’Egitto sarebbe potuto intervenire militarmente in Libia contro le forze turche, la cui partecipazione nella guerra libica aveva cambiato le sorti del conflitto. I due paesi sono schierati su fronti diversi: l’Egitto appoggio il maresciallo libico Khalifa Haftar, che nelle ultime settimane ha dovuto abbandonare alcune postazioni nella Libia occidentale; la Turchia appoggia il governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Serraj, l’unico riconosciuto dall’ONU.
Il parlamento egiziano ha giustificato la sua decisione sostenendo di averla presa con l’obiettivo di «difendere la sicurezza nazionale egiziana», «contro milizie armate criminali ed elementi terroristici stranieri» e «contro minacce che arrivano da ovest»: alcune di queste formulazioni sono le stesse che al Sisi usa da anni per argomentare decisioni di politica interna ed estera finalizzate a colpire i movimenti islamisti, e in particolare i Fratelli Musulmani, movimento politico-religioso che era al governo nel paese prima del colpo di stato compiuto dallo stesso al Sisi.
La decisione del parlamento egiziano potrebbe portare a uno scontro diretto in Libia fra Egitto e Turchia.