I titoli con le parentesi
Dopo i virgolettati inventati, una nuova deriva si sta impadronendo delle titolazioni dei giornali
I quotidiani italiani hanno sempre utilizzato i titoli con una certa creatività, privilegiando un approccio che ha l’obiettivo di attirare e incuriosire il lettore a prescindere dalla veridicità di quanto affermato e dalla sua corrispondenza con i fatti o anche solo con il contenuto dell’articolo, soprattutto in confronto alla prudenza coltivata invece in ambito anglosassone (e più di recente suggerita da alcuni osservatori sulla base di alcuni studi secondo cui la maggior parte dei lettori si limita a scorrere i titoli, senza leggere altro).
Un esempio facile e che trova decine di esempi ogni giorno sono i virgolettati inventati, che non si limitano a sintetizzare un concetto ma spesso lo stravolgono pur di renderlo più efficace e più forte. Un caso recente riguarda Laura Castelli, sottosegretaria all’Economia, che ha detto: «Questa crisi ha spostato la domanda e l’offerta. Le persone hanno cambiato il modo di vivere e bisogna tenerne conto. Bisogna aiutare le imprese e gli imprenditori creativi a muoversi sui nuovi business che sono nati in questo periodo. Sono processi di lungo periodo, certo, ma se una persona decide di non andare più a sedersi al ristorante bisogna aiutare l’imprenditore a fare magari un’altra attività e a non perdere l’occupazione e va sostenuto anche nella sua creatività: potrebbe aver visto un nuovo business da affrontare». Questo concetto piuttosto articolato è stato riassunto dai titoli così.
I redattori che curano i titoli usano anche altri espedienti per suggerire al lettore che una storia sia molto più grave, affascinante o sfumata di quello che è in realtà. Ancora oggi molti titoli iniziano con la congiunzione “e”, oppure con la dubitativa “se”, oppure con “quando”, che suggeriscono ambiguità o che cercano di mostrare un singolo fatto come esemplare di tendenze più grandi.
La nuova frontiera dei titolismi, però, riguarda le parentesi. Poco utilizzate fino ad alcuni anni fa dai quotidiani italiani, probabilmente per antiche ragioni di stile ormai sdoganate, si leggono sempre più spesso sia sulle versioni online sia su quelle cartacee.
Per la grammatica italiana le parentesi servono a completare e arricchire un testo senza interromperne il ritmo, rischio praticamente inesistente nella lettura di un titolo. Per questa ragione la stragrande maggioranza delle parentesi che troviamo nei titoli dei quotidiani italiani potrebbe essere rimossa, e la percezione del titolo da parte del lettore non cambierebbe affatto. Per esempio quando comprendono la risposta a una domanda posta qualche parola prima.
Oppure quando includono un’informazione piuttosto rilevante, che non si capisce per quale motivo dovrebbe finire fra parentesi.
Un altro caso è quello della parentesi usata per introdurre un aspetto della storia più frivolo e giudicato attraente, che forse non avrebbe trovato spazio senza una parentesi.
Talvolta la parentesi, soprattutto online, serve a inserire nel titolo informazioni aggiuntive – e necessarie per attirare l’attenzione del lettore – che nell’edizione cartacea sarebbero invece comprese nel sommario o nell’occhiello.
Altre volte, forse, il titolista vuole semplicemente disorientare il lettore.
Ormai, del resto, le parentesi sono talmente abusate che a volte tradiscono un’informazione che sarebbe stato meglio trascurare, nell’ottica di convincere a tutti i costi il lettore a cliccare sul titolo.
L’uso più convincente delle parentesi rimane la discreta associazione di politici e manager poco noti al loro partito o azienda di riferimento.