Il Sudan sta provando a migliorare
Il governo frutto dell'accordo tra civili e militari sta diminuendo l'influenza della religione sulla vita delle persone, tra le altre cose
L’11 luglio il governo del Sudan di Abdalla Hamdok, economista, ex funzionario delle Nazioni Unite e primo ministro da agosto scorso, ha approvato un emendamento del codice penale che comprende il già annunciato divieto di praticare mutilazioni genitali femminili e l’abolizione di molte pratiche contrarie alla libertà di religione e al divieto di discriminazione su basi religiose.
Hamdok guida un governo tecnico che affianca il Consiglio Sovrano del Sudan, un’istituzione composta da 11 persone, in parte militari e in parte civili, e guidato dai militari. Esiste anche un organo legislativo nel quale hanno la maggioranza gli esponenti delle “Forze per la dichiarazione della libertà e del cambiamento”, la principale coalizione filo-democrazia. Questo governo di transizione è nato nel 2019 da un difficile accordo fra i militari delle Forze di Supporto Rapido (note come RSF, dall’inglese Rapid Support Forces) che cercavano di prendere il potere dopo la caduta del regime autoritario trentennale di al Bashir, e i civili che non volevano un’altra dittatura. Il governo dovrebbe restare in carica fino a novembre 2022, data in cui sono state fissate le elezioni.
Una bozza costituzionale per il periodo di transizione emessa ad agosto 2019 ha stabilito il funzionamento di queste tre istituzioni (Consiglio, governo e organo legislativo) e che entro la data prevista per le elezioni sarà scritta una costituzione definitiva che determinerà le istituzioni del paese (quindi non è sicuro che le tre attuali siano mantenute) e le modalità delle elezioni del 2022.
Il passato bellicoso del paese e la difficoltà con cui i militari e i civili si sono messi d’accordo (ci furono quattro mesi di scontri anche molto sanguinosi) fanno temere per la stabilità di questa soluzione. Soprattutto ci si chiede se, dopo 21 mesi dall’istituzione del Consiglio, quindi a inizio maggio del 2021, i militari cederanno effettivamente la direzione ai civili. Ma le misure progressiste adottate dal nuovo primo ministro fanno anche sperare che il giovane sistema democratico del paese possa davvero funzionare.
Cosa sta facendo il nuovo governo
Ad aprile il governo aveva annunciato un emendamento al codice penale che rendeva illegali le pratiche di mutilazione genitale femminile, pericolosissime per la salute fisica e psicologica delle donne ma molto praticate perché radicate nella cultura locale.
Sabato scorso questo emendamento è entrato in vigore, e comprende anche molte altre misure che diminuiranno l’influenza della religione sulla vita dei cittadini, in un paese a maggioranza musulmana dove le minoranze religiose cristiane e animiste hanno storicamente subìto molte discriminazioni, contribuendo a causare la separazione del Sudan del Sud, a maggioranza animista e cristiano, nel 2011.
I provvedimenti andranno a favore sia dei musulmani che dei non musulmani. Per i primi diventerà possibile cambiare religione e sarà quindi abolita la pratica del takfir, che permetteva a un fedele di accusarne un altro di apostasia rendendolo condannabile a morte. Ai non musulmani invece sarà permesso consumare alcolici (mentre per i musulmani il divieto rimarrà). Inoltre le donne potranno viaggiare con i figli senza il permesso di un uomo.
Ci sono anche manifestanti che criticano la scelta di approvare la legge contro la mutilazione genitale femminile durante l’epidemia da coronavirus (che in Sudan ha causato più di 10mila malati e 649 morti confermati), perché è molto difficile accompagnarla con iniziative di sensibilizzazione popolare, che sono necessarie perché le mutilazioni cessino effettivamente. Queste preoccupazioni si basano sull’osservazione del caso di paesi come l’Egitto, dove la legge vieta le mutilazioni genitali femminili ma queste sono comunque praticate illegalmente, e quindi con rischi ancora maggiori.
Giovedì 9 luglio Hamdok ha anche rimpiazzato alcuni ministri del suo governo, quello della Sanità e altri sei fra cui quelli della Finanza, degli Esteri e dell’Energia, con la motivazione che il governo avesse bisogno di essere rinnovato perché il ritmo delle riforme stava procedendo troppo lentamente rispetto alle promesse iniziali, come avevano fatto notare alcune manifestazioni durante il mese di giugno. Il primo ministro ha anche rimosso il capo della polizia e il suo vice, perché considerati troppo vicini a Bashir, che tra l’altro da giugno 2019 è sotto processo per corruzione.
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Il progressismo di Hamdok, come racconta il Guardian, ha caratterizzato tutto il suo anno di governo. A febbraio annunciò che avrebbe consegnato al Bashir alla Corte Penale internazionale dell’Aia perché fosse processato per le accuse di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi durante il conflitto del Darfur, durato dal 2003 al 2006, dove si opposero due gruppi etnici, uno dei quali prevalentemente arabo che comprendeva l’organizzazione militare Janjaweed ed era segretamente sostenuto da al Bashir. Ali Kushayb, uno dei capi del Janjaweed contro cui era stato emesso un mandato di cattura internazionale, è stato arrestato un mese fa nella Repubblica Centrafricana e consegnato alla Corte Penale internazionale dopo 13 anni di latitanza. A maggio, poi, Hamdok ha inviato un ambasciatore negli Stati Uniti: non succedeva da più di vent’anni.