L’Italia ha confermato i fondi alla Libia
La risoluzione è passata alla Camera anche con i voti del centrodestra, ma la maggioranza si è divisa: secondo Matteo Orfini è stata «una delle pagine più nere del Partito Democratico»
Giovedì 16 luglio la Camera ha approvato il rifinanziamento delle missioni militari internazionali, compresi gli interventi in Libia sui quali la maggioranza di governo si è divisa. Il testo è stato votato in due parti separate: il primo, che non comprendeva il finanziamento in Libia, è stato approvato con 453 voti favorevoli, nessuno contrario e 9 astenuti; il secondo, che riguardava la Libia, è passato con 401 sì, 23 no e un’astensione. Il centrodestra ha votato a favore, mentre i deputati di Italia Viva nell’ultima votazione sono usciti dall’Aula.
Le divisioni nella maggioranza che sostiene il governo sono state causate dallo stanziamento di oltre 58 milioni di euro, già approvato dal Senato lo scorso 7 luglio, per la missione in Libia, di cui 10 andranno alla missione bilaterale di assistenza alla cosiddetta Guardia Costiera libica, compresa la formazione e l’addestramento, 3 milioni in più rispetto allo scorso anno. Dalla firma del controverso Memorandum d’intesa (PDF) di accordo Italia-Libia del 2017, che prevedeva un sostegno diretto alla Guardia Costiera libica, i fondi stanziati dall’Italia sono saliti a 22 milioni.
Negli ultimi anni giornali italiani e internazionali e inchieste delle Nazioni Unite hanno raccontato estesamente come la cosiddetta Guardia costiera libica, che dovrebbe pattugliare 600 chilometri di costa libica e fermare i migranti che vogliono andare in Europa, sia di fatto gestita dalle stesse milizie che guadagnano anche con il traffico di esseri umani e con la gestione dei centri di detenzione per migranti; e hanno mostrato come in questi centri i migranti subiscano violenze, torture, abusi e violazioni dei loro diritti fondamentali. In diverse occasioni ci sono stati inoltre incidenti, speronamenti e colpi di armi da fuoco da parte della Guardia Costiera libica verso le navi delle ONG che soccorrono i migranti.
La maggior parte delle informazioni che abbiamo sui campi libici proviene dai racconti dei migranti che sono riusciti ad arrivare sulle coste europee. Secondo Oxfam, confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attualmente in Libia ci sarebbero più di 2.000 migranti bloccati nei centri di detenzione ufficiali e un numero imprecisato in quelli non ufficiali. I migranti sono controllati dalle diverse fazioni che stanno combattendo la guerra civile nel paese. Di fatto il rifinanziamento deciso dall’Italia comporta contribuire al traffico di esseri umani e alle violenze che i migranti subiscono nei campi di detenzione in Libia, pur di rallentare l’arrivo dei migranti in Italia.
Fra i 23 deputati che hanno votato contro il rifinanziamento della missione in Libia, e in particolare contro il finanziamento della Guardia Costiera libica, ci sono anche Matteo Orfini e Laura Boldrini del PD, Erasmo Palazzotto e Nicola Fratoianni di Liberi ed Uguali e Riccardo Magi di +Europa, che sono intervenuti in Aula per spiegare i motivi del loro voto. Orfini ha detto: «Qualche anno fa avremmo potuto fare finta di non sapere. Oggi no, oggi sappiamo che dire Guardia Costiera libica vuol dire traffico di esseri umani, stupri, torture, omicidi. Finanziarla significa finanziare chi uccide, chi stupra, chi tortura». Secondo Orfini, intervistato da Linkiesta il 17 luglio, il voto di ieri ha rappresentato «una delle pagine più nere del Partito Democratico».
Nel PD si è detta contraria anche Giuditta Pini, secondo cui «nonostante l’assemblea del Partito avesse espressamente dato parere contrario al rinnovo degli accordi con la Libia, la maggioranza del partito ha votato per rifinanziare la Guardia Costiera libica. Io ho rispettato il volere dell’assemblea e le richieste dell’ONU e ho votato no. LeU e Italia Viva non hanno votato, 2 partiti su 4 della maggioranza non vogliono più sostenere questa missione. Mentre il PD ha votato insieme a Lega e Movimento 5 Stelle».
Per l’ex presidente della Camera Laura Boldrini «la Libia non è mai stata un porto sicuro» e a proposito del Memorandum ha ricordato che «siamo ancora in attesa, come ci è stato promesso, di sapere se è stato cambiato e come». Anche Erasmo Palazzotto di LeU si è opposto duramente: «A chi è che diamo le nostre motovedette? Quali uomini stiamo addestrando? Quelli che gestiscono il traffico di essere umani? Inaccettabile. Ogni minuto di più in cui noi teniamo in piedi quella missione ci rendiamo corresponsabili di quelle violenze e quelle torture documentate nei centri di detenzione libica».
Una risoluzione a prima firma di Palazzotto, contraria al finanziamento della Guardia Costiera libica, e a cui avevano aderito tutti i 23 parlamentari che si sono poi espressi contrariamente a quella che rifinanzia la missione, non è stata votata perché considerata superata dai documenti approvati in precedenza.