È sicuro viaggiare in aereo?
"Sicuro" è una parola grossa, di questi tempi, ma cerchiamo di capire cosa dicono ricerche ed esperti, e perché non è previsto che alcuni sedili restino vuoti
Negli ultimi giorni siamo tornati a parlare molto della mancanza di distanziamento fisico a bordo degli aeroplani, dove a differenza di altri mezzi di trasporto – come alcuni treni e autobus – è previsto che le compagnie aeree possano riempire tutti i sedili, senza lasciarne vuoti per aumentare le distanze. Gli ultimi sviluppi sulla capacità del coronavirus di trasmettersi nell’aria negli ambienti chiusi e le polemiche, in Italia, sul divieto da poco rimosso per l’utilizzo delle cappelliere, hanno portato a chiedersi se si possa volare senza troppi rischi di contagio, in una stagione in cui a chi prende l’aereo per lavoro si aggiungono i tanti che si spostano per turismo.
Trasporti e prevenzione
In Italia – come in buona parte del resto dei paesi interessati dalla pandemia – viene richiesto di non accomodarsi su tutti i sedili su mezzi di trasporto come treni, metropolitane, autobus e traghetti. Sui treni ad alta velocità, per esempio, è stata adottata una disposizione a scacchiera, in modo che ogni passeggero si trovi a circa un metro di distanza dagli altri, pratica che può contribuire a ridurre i rischi del contagio (sui treni regionali le cose sono ben più complesse e precarie). A chi viaggia viene inoltre richiesto di indossare sempre la mascherina come ulteriore precauzione, soprattutto per le circostanze in cui non si può garantire la distanza di sicurezza, per esempio mentre ci si sposta nei corridoi.
Linee guida
Sugli aerei di linea vale la precauzione della mascherina, mentre invece non è previsto che le compagnie aeree distribuiscano i posti alternandoli con sedili vuoti. Le linee guida della International Air Transport Association (IATA), l’organizzazione internazionale che coordina l’attività del trasporto aereo, dicono che ogni compagnia aerea dovrebbe valutare pratiche e iniziative per distanziare i passeggeri, ma non comprendono particolari obblighi. Lo stesso approccio è mantenuto dall’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della navigazione aerea.
Diversi osservatori ritengono queste indicazioni troppo generiche e in parte contraddittorie, se si pensa che in contesti simili come il trasporto ferroviario si è invece scelto di praticare dove possibile il distanziamento fisico a bordo, tramite la possibilità di occupare solo alcuni posti su ogni carrozza.
Contagio e aria
Le vie attraverso le quali le persone si contagiano con l’attuale coronavirus non sono ancora completamente chiare, ma sulla base di analisi, osservazioni ed esperimenti una quantità crescente di ricercatori ritiene che il contagio da persona a persona possa avvenire anche per via aerea, poiché le minuscole gocce di saliva che emettiamo respirando e parlando possono rimanere in sospensione nell’aria per diverso tempo. Il rischio, dicono questi ricercatori, è concreto negli ambienti chiusi e con scarso ricambio d’aria, dove una lunga permanenza con una persona infetta potrebbe portare a un nuovo contagio.
Le cabine degli aeroplani sono chiuse e pressurizzate, per contrastare la differenza di pressione con l’ambiente esterno ad alta quota, e i ricercatori sanno da tempo che in alcune circostanze possono contribuire alla diffusione di malattie tra i passeggeri. Nel caso in cui un passeggero scopra poco dopo il proprio arrivo a destinazione di avere una malattia infettiva pericolosa, le autorità sanitarie dispongono solitamente controlli per tutte le persone che si trovavano nelle due file davanti e nelle due dietro al posto dell’individuo contagioso, ritenendola una distanza oltre la quale difficilmente si propagano gli agenti infettivi.
Una ricerca condotta nel 2018 negli Stati Uniti aveva evidenziato come difficilmente le goccioline di saliva (droplet) emesse da un infetto riescano a entrare in contatto con un passeggero che si trovi a un metro di distanza. Il rischio, per quanto basso, è quindi limitato a chi si trova nella fila davanti e in quella posteriore al posto in cui si trova la persona contagiosa (e ci sono naturalmente rischi per le persone sedute nei sedili a fianco).
Altri studi hanno però evidenziato come i virus che causano alcune malattie infettive, come la SARS o l’influenza stagionale, siano in grado di infettare un maggior numero di persone, anche se si trovano a maggiori distanze dal posto della persona contagiosa. I ricercatori ritengono però che in questi casi i contagi non avvengano per via diretta, quindi tramite l’inalazione di gocce molto piccole in sospensione nell’aria (aerosol), ma per contatti con superfici contaminate dalla persona contagiosa. Inoltre, gli assistenti di volo possono contribuire inconsapevolmente alla diffusione dell’agente infettivo, perché entrano in contatto con un alto numero di persone, di solito fornendo loro cibi e oggetti che toccheranno e che potrebbero essere stati contaminati.
Negli ultimi mesi sono stati segnalati casi, seppure isolati, di passeggeri risultati positivi al coronavirus poco dopo il loro sbarco dall’aereo. Uno dei casi più citati è quello di due passeggeri che a fine gennaio volarono da Canton (Cina) a Toronto (Canada). A bordo dell’aeroplano c’erano 350 persone e il volo durò circa 15 ore: non furono rilevati altri passeggeri positivi, che avrebbero potuto contrarre il coronavirus dai due individui infetti.
Aria filtrata a bordo
Airbus e Boeing, i due principali produttori di aeroplani per l’aviazione civile al mondo, e diverse altre compagnie aeree sostengono da mesi che i sistemi filtranti (HEPA) a bordo sono più che sufficienti per sanificare costantemente l’aria e ridurre il rischio che le particelle virali circolino nella cabina tramite le goccioline di dimensioni più piccole.
Jean-Brice Dumont, ingegnere capo di Airbus, sostiene che l’aria sugli aeroplani è inevitabilmente pulita: “Ogni 2-3 minuti, statisticamente, tutta l’aria viene rinnovata. Vuol dire che, 20-30 volte all’ora, l’aria che hai intorno è completamente rinnovata”. I sistemi di climatizzazione degli aerei sono progettati per garantire un buon ricambio: nuova aria viene risucchiata dall’esterno e poi mescolata con quella già in circolazione nella cabina. Quest’ultima viene fatta passare nei filtri HEPA, simili a quelli impiegati in ambiente ospedaliero, e con la capacità di trattenere le particelle virali, oltre a diversi altri agenti infettivi e sostanze potenzialmente dannose.
Il ricircolo dell’aria è necessario, perché consente di mantenere meglio la temperatura interna della cabina e al tempo stesso di regolarne l’umidità più efficacemente. Dumont dice che con i filtri HEPA ci sono standard di alto livello: “Filtrano il 99,97 per cento delle piccole particelle con dimensioni comparabili a quelle del coronavirus”.
I sistemi di climatizzazione in aereo sono inoltre progettati per creare correnti d’aria verticali e non orizzontali. L’aria viene quindi spinta dall’alto verso il basso in corrispondenza di ogni fila, e questo riduce la circolazione delle sostanze in sospensione tra file diverse, almeno secondo le intenzioni dei progettisti.
Rimane naturalmente il rischio che le particelle virali emesse dal proprio vicino di posto e contagioso siano inalate prima che finiscano nel sistema di pulizia dell’aria, facendo aumentare il rischio di essere contagiati. Al momento non è inoltre chiaro per quanto tempo il coronavirus rimanga in sospensione nell’aria negli ambienti chiusi, né quali distanze riesca a percorrere. Gli studi condotti finora, su particolari ambienti come ristoranti e uffici, hanno rilevato un rischio di contagio in mancanza di un ricambio d’aria anche a diversi metri di distanza dalla persona contagiosa.
Distanziamento fisico o mascherine
La IATA ritiene che non sia necessario praticare il distanziamento fisico tra i passeggeri, per esempio disponendoli a scacchiera, perché i sistemi di filtraggio a bordo sono sufficienti per ridurre sensibilmente il rischio. L’associazione invita piuttosto a sanificare le superfici degli aerei di frequente, a impedire che i passeggeri si accalchino nelle fasi di imbarco e sbarco – il principio in base al quale si era deciso in Italia di non usare le cappelliere per i bagagli a mano – e a evitare le file a bordo durante il volo, per esempio per accedere ai servizi igienici.
I posti nelle cabine degli aerei sono poco distanziati e hanno dimensioni piuttosto contenute. Soprattutto nella classe economica, un sedile vuoto tra due passeggeri non porta a un distanziamento di almeno un metro e questo, secondo alcuni esperti, rende la riduzione del rischio meno significativa, al punto da non fare molta differenza rispetto all’impiego di tutti i sedili.
Per questi motivi e sulla base delle attuali conoscenze, l’impiego della mascherina durante l’intera permanenza a bordo è ritenuto opportuno per ridurre il rischio di essere contagiati mentre si viaggia in aeroplano. Come a terra, la mascherina va indossata in modo che copra sia la bocca sia il naso, per avere un minimo di protezione. Valgono poi le stesse regole che adottiamo a terra e sugli altri mezzi di trasporto: evitare di accalcarsi nei corridoi, igienizzarsi spesso le mani ed evitare di toccarsi il viso.
Cosa ha deciso il governo
Nell’allegato tecnico sulle modalità di trasporto al DPCM, il governo ha elencato una serie di “specifiche misure di contenimento per i passeggeri che riguardano sia il corretto utilizzo delle aerostazioni che degli aeromobili”. Le vie di uscita ed entrata degli aeroporti devono essere nettamente divise, con percorsi che consentano il distanziamento fisico ed evitino la formazione di code e assembramenti.
Il governo dice che “è consentito derogare al distanziamento interpersonale di un metro, a bordo degli aeromobili” a patto che gli aerei siano dotati di sistemi di filtraggio dell’aria HEPA, che si rilevi la temperatura dei passeggeri prima dell’ingresso a bordo e che si utilizzi la mascherina, avendo cura di cambiarla ogni 4 ore per i voli di lunga durata. I passeggeri devono inoltre firmare un’autocertificazione in cui dichiarano di non avere avuto contatti stretti con persone malate di COVID-19 nei due giorni antecedenti al volo. L’uso delle cappelliere per i bagagli a mano è nuovamente consentito, ma a patto che le compagnie aeree adottino soluzioni per evitare assembramenti e favorire la collazione dei bagagli in prossimità dei posti assegnati.