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  • Mercoledì 15 luglio 2020

C’è un accordo tra governo e Autostrade

Dopo una notte di trattative c'è una bozza che ha messo d'accordo le due parti: prevede, tra le altre cose, l'uscita dei Benetton

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Nella notte tra martedì e mercoledì c’è stato un Consiglio dei ministri durato fino all’alba, in cui le trattative sul futuro delle concessioni di Autostrade per l’Italia (Aspi) sembrano essere arrivate infine a una soluzione. Mercoledì mattina la presidenza del Consiglio ha pubblicato un breve comunicato che riassume la base di accordo accettata da entrambe le parti. In breve, il governo dice di aver ottenuto quello che voleva, perché Aspi ha accolto le sue richieste e la rischiosa rescissione del contratto sembra quindi evitata. È stato un esito rapido e un po’ inaspettato, visto come si erano messe le cose nei giorni scorsi: ma ci sono dubbi su quali saranno i veri effetti, e soprattutto su chi ne trarrà maggior vantaggio.

Il punto più importante, perché il governo aveva deciso di investirci la propria credibilità, riguarda il ruolo che avranno i Benetton da qui in avanti: la famiglia, che attualmente possiede l’88 per cento delle quote di Aspi attraverso la holding Atlantia, ha accettato di tirarsi indietro con un percorso graduale. Arriverà al 10-12 per cento, scrive Ansa, ed entrerà al suo posto la Cassa Depositi e Prestiti – una controllata del ministero delle Finanze – che dovrebbe diventarne azionista di maggioranza di Aspi con il 51 per cento delle quote. Un altro punto dell’accordo prevede che Aspi sia scorporata da Atlantia e poi quotata in borsa, con un’ulteriore riduzione della quota posseduta dai Benetton.

La parte rimanente delle quote di Aspi, dice l’accordo, sarà venduta a «investitori istituzionali di gradimento di Cassa Depositi e Prestiti», con l’impegno da parte di Atlantia a non distribuire dividendi agli azionisti con il ricavato.

Per interpretare con maggiore accuratezza l’accordo, e soprattutto per capire per chi sarà davvero vantaggioso, si dovrà probabilmente aspettare il testo completo e soprattutto la sua applicazione concreta. La discussione, in queste ore, riguarda soprattutto quanto frutterà ai Benetton l’uscita da Aspi: all’apertura delle borse, mercoledì mattina, Atlantia ha registrato un aumento di oltre il 20 per cento, a segnalare una certa fiducia degli investitori.

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Quello raggiunto nella notte è stato comunque un risultato arrivato un po’ a sorpresa, visto che nei giorni scorsi il lungo scontro in corso da mesi tra governo e Autostrade era sembrato acuirsi, allontanando ulteriormente le due parti. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lunedì aveva dato due diverse interviste per smontare una proposta arrivata da Aspi per rinnovare le concessioni autostradali, definendola irricevibile e minacciando per l’ennesima volta la rescissione del contratto.

Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova nel 2018, il Movimento 5 Stelle si era impegnato a revocare le concessioni autostradali ad Aspi estromettendo la famiglia Benetton, accusata di negligenze e mancati controlli. Ma le trattative si erano trascinate per mesi e mesi, senza grandi progressi, perché Atlantia non sembrava per niente intenzionata a cedere, forte del fatto che il contratto le assicurava un grande risarcimento in caso di rescissione da parte del governo. Dopo un lunghissimo tergiversare, nelle ultime settimane si era dovuto accelerare le trattative: perché ad agosto aprirà il ponte costruito al posto del Morandi, e senza una decisione sulle concessioni la sua gestione sarebbe tornata ad Aspi, ipotesi che il governo voleva assolutamente evitare.

Nei giorni scorsi era sembrato vicino il momento in cui il governo avrebbe dovuto concretizzare la minaccia di revocare la concessione ad Aspi, che non sembrava disposta ad accettare le condizioni per il rinnovo. Questa prospettiva però era giudicata quantomeno preoccupante, visto che il contratto prevedeva una penale di oltre 20 miliardi di euro in caso di rescissione da parte del governo. Si prospettava quindi una lunga battaglia legale tra governo e Aspi. Invece, nel giro di una notte, Aspi ha accolto le richieste del governo, che quindi – se l’accordo si concretizzerà – non avrà bisogno di infilarsi nel rischioso percorso della rescissione del contratto.

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Secondo il Sole 24 Ore, nella notte Aspi ha inviato al governo quattro lettere diverse per perfezionare la bozza, e sembra che comunque ci sia stata grande agitazione non solo tra le differenti forze di governo – il Partito Democratico era più prudente sulla revoca della concessione, Italia Viva era contrario – ma anche tra lo stesso M5S, che sembra essere rimasto insoddisfatto dalla lunghezza dei tempi con cui si arriverà all’uscita dei Benetton da Aspi. Si parla infatti di un percorso che durerà circa un anno.

Nel comunicato del governo vengono illustrati altri punti della bozza attorno alla quale sarà costruito l’accordo. Sono confermati innanzitutto i 3,4 miliardi di euro che Aspi verserà al governo come indennizzo per il ponte Morandi. Aspi ha poi accettato di riscrivere il contratto in modo da rendere più facile ed economico per il governo revocare la concessione, come previsto dall’articolo 35 del Milleproroghe (la penale dovrebbe passare da 23 a 7 miliardi di euro). Saranno inoltre previsti più controlli, un abbassamento dei pedaggi e maggiori sanzioni in caso di violazione da parte di Aspi, che rinuncerà a fare ricorso su una serie di questioni, compresa la legittimità del Milleproroghe.

Non essendo ancora un accordo definitivo, non è detto che qualcosa non vada storto nel perfezionamento dei dettagli ancora da decidere, e che quindi si torni a parlare della revoca della concessione e della grossa battaglia legale che ne seguirebbe, anche se per il momento sembra evitata.