Come sta andando fra governo e Autostrade
Il presidente del Consiglio Conte ha respinto la proposta di Autostrade per il rinnovo della concessione, definendola "insufficiente" e "imbarazzante": una decisione definitiva potrebbe arrivare domani
Sabato 11 luglio Autostrade per l’Italia (Aspi), la società che gestisce quasi 3mila chilometri di rete autostradale italiana, aveva inviato al governo una lettera contenente una serie di proposte per rinnovare la concessione. La lettera era arrivata pochi giorni dopo che la Corte Costituzionale aveva stabilito che la procedura con la quale il governo aveva escluso Aspi dalla ricostruzione del ponte Morandi, con il cosiddetto “decreto Genova”, approvato poco dopo il crollo, non era stata incostituzionale.
La sentenza della Corte Costituzionale e la constatazione che, con le attuali regole, il nuovo ponte di Genova che sarà inaugurato ad agosto, sarà gestito da Aspi, visto che non c’è stato un nuovo affidamento, hanno fatto emergere con più forza nel governo la componente favorevole alla revoca della concessione alla società, controllata da Atlantia, che ha come socio di maggioranza la famiglia Benetton. In particolare, il Movimento 5 Stelle accusa la società di negligenza su controlli e manutenzione, mentre PD e Italia Viva hanno mantenuto posizioni più favorevoli a una trattativa con Autostrade per l’Italia.
La lettera di Autostrade per l’Italia non è pubblica, ma da quello che è trapelato sui quotidiani la società sembrava aver accettato tutte le condizioni che erano state poste dal governo, compresa la cessione di quote da parte dei Benetton in modo da non essere più azionisti di riferimento di Atlantia. La proposta conterrebbe anche un risarcimento allo Stato di 3,4 miliardi di euro per il crollo del ponte Morandi, un piano di investimenti di diversi miliardi (si parla di una cifra tra i 13 e i 15) e altri sette miliardi di interventi di manutenzione. Non è chiaro esattamente quale sia la proposta sull’abbassamento delle tariffe, per cui il governo vorrebbe arrivare al 5 per cento.
Lunedì 13 luglio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha però chiuso duramente alla possibilità che il governo possa accettare le condizioni proposte sabato da Aspi. In un’intervista al Fatto Quotidiano, Conte ha definito la proposta «ampiamente insufficiente, per non dire imbarazzante» e ha detto: «I Benetton non prendono in giro il Presidente del Consiglio e i Ministri, ma i famigliari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani. Non hanno ancora capito, dopo molti mesi, che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati».
Conte ha poi rincarato la dose e, commentando l’ipotesi che i Benetton cedano la maggioranza di Autostrade in favore del controllo pubblico, facendo scendere la quota di Atlantia dall’88 al 37 per cento, ha detto: «Alla luce di tutto quanto è accaduto, sarebbe davvero paradossale se lo Stato entrasse in società con i Benetton».
Conte ha fatto alcuni esempi dei motivi per cui ritiene che la proposta di Aspi sia inaccettabile per il governo. Per quanto riguarda «la somma di 3,4 miliardi offerta a titolo risarcitorio e compensativo» per il crollo del Ponte Morandi, per Conte «è stata in buona parte imputata da Aspi a interventi di manutenzione che comunque il concessionario ha già l’obbligo di realizzare». Inoltre il presidente del Consiglio giudica irricevibile, tanto da dichiarare di aver pensato a «uno scherzo», la parte della proposta in cui Aspi prevede che, una volta accettato l’accordo «anche in caso di gravissime compromissioni della funzionalità della rete autostradale imputabili ad Aspi, lo Stato non potrebbe sciogliere il contratto con Aspi, ma soltanto obbligare il concessionario a ripristinare la funzionalità della rete». In sostanza anche se si dovessero verificare nuovi crolli o interruzioni anche gravi della rete autostradale, secondo quanto riferisce Conte, lo Stato non potrebbe revocare la concessione se non pagando la penale prevista, per cessazione unilaterale del contratto di concessione, di 10 miliardi di euro.
Le parole di Conte sono state interpretate da tutti gli osservatori come un deciso allineamento del presidente del Consiglio sulle posizioni del Movimento 5 Stelle che farebbero propendere quindi il governo verso una revoca della concessione a Società Autostrade. Una posizione che potrebbe essere ufficializzata dal governo già nel prossimo Consiglio dei ministri di domani, martedì 14 luglio. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi invece ha insistito sulla possibilità di un ingresso di capitale pubblico di Autostrade attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, società controllata dal ministero dell’Economia che è considerata una “cassaforte dello Stato” a cui spesso si fa riferimento per la soluzione delle crisi aziendali.
In un post su Facebook, Renzi ha scritto: «I populisti chiedono da due anni la revoca della concessione ad Autostrade. Facile da dire, difficile da fare. Perché se revochi senza titolo fai un regalo ai privati, ai Benetton, ai soci e apri un contenzioso miliardario che crea incertezza, blocco cantieri, licenziamenti. Questa è la verità. A dire la verità si perdono forse punti nei sondaggi, ma si salvano le nuove generazioni da miliardi di debiti. La strada è un’altra. Se proprio lo Stato vuole tornare nella proprietà, l’unica possibilità è una operazione su Atlantia con un aumento di capitale e l’intervento di Cdp (Cassa Depositi e Prestiti, ndr). Operazione trasparente, società quotata, progetto industriale globale. Non ci sono alternative serie e credibili. Il populismo urla slogan, la politica propone soluzioni».
Parole più allineate a quelle del presidente del Consiglio sono arrivate invece dal sottosegretario al ministero dell’ambiente e della tutela del territorio Roberto Morassut, del PD, che a proposito della possibile revoca della concessione ad Aspi ha dichiarato: «L’interesse dello Stato risiede in primo luogo nella tutela della sicurezza dei cittadini e della integrità del patrimonio pubblico. Il governo deciderà nelle prossime ore mettendo al centro questo interesse. Chi prende in gestione una infrastruttura e firma un contratto con lo Stato deve sapere che questo comporta oneri e onori, altrimenti giustamente lo Stato può rivalersi».
Intanto l’amministratore delegato di Atlantia, Carlo Bertazzo, in un’intervista a Repubblica, ha detto che la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia causerebbe per la società da lui guidata un “buco” da 19 miliardi. Roberto Tomasi, che invece è amministratore delegato di Aspi, ha dichiarato: «Non si capisce l’interesse del paese nel caso di revoca. Investimenti per 7,5 miliardi cantierabili verrebbero buttati alle ortiche». Secondo quanto riferiscono fonti delle agenzie di stampa, domani si dovrebbe riunire il consiglio di amministrazione di Atlantia per un’esame della situazione soprattutto a fronte delle dichiarazione del presidente del Consiglio che ha di fatto chiuso alla proposta fatta arrivare al governo. Oggi, inoltre, in seguito alla pubblicazione dell’intervista di Conte, Atlantia ha subìto un forte calo a in Borsa (fino a -15 per cento) con contrattazione del titolo sospesa per eccesso di ribasso.