L’epidemia va molto male in Florida
In un solo giorno ha avuto più di 15mila contagi, più di quelli dello stato di New York nel suo momento peggiore (c'entra il fatto che stia facendo più test, ma non solo)
Secondo gli ultimi dati sui contagi da coronavirus, comunicati la mattina del 12 luglio, in Florida ci sono stati 15.299 casi in 24 ore. È circa un quarto dei casi totali registrati nello stesso periodo in tutti gli Stati Uniti (e la popolazione della Florida è solo il 7 per cento di quella degli Stati Uniti) e un numero senza precedenti, anche contando tutti gli altri stati del paese. Nemmeno ad aprile nello stato di New York e nemmeno in California nelle settimane passate i casi giornalieri in un singolo stato erano arrivati a essere così tanti.
In tutto in Florida – 20 milioni di abitanti – sono stati finora individuati circa 270mila casi: sono più di quelli fin qui individuati in Italia, Spagna o Francia, e gli unici paesi al mondo con più casi (oltre ovviamente agli Stati Uniti) sono India, Brasile e Russia, tutti e tre con una popolazione notevolmente superiore a quella della Florida. In Florida è però più basso il numero dei morti: sono stati in tutto 4.346, di cui 45 nelle 24 ore precedenti all’ultima comunicazione in merito.
I 15.299 casi sono stati individuati in un giorno in cui sono stati effettuati circa 143mila test: vuol dire che un po’ più di una persona su dieci tra quelle testate è risultata positiva al virus. Da una parte, quindi, si può dire che i casi individuati siano una conseguenza dei tanti tamponi effettuati (a New York, ad aprile, i tamponi erano molti meno), dall’altra è un segno del fatto che il virus è tuttora molto presente in Florida.
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È comunque un fatto che tra i tanti stati statunitensi in cui i casi sono in notevole aumento, la Florida è quello messo peggio. Anche perché i tanti nuovi casi sono arrivati dopo che la Florida – che era stato tra gli ultimi a istituire il lockdown – aveva deciso di riaprire molte attività: da quando sono state rimosse le restrizioni, in Florida i contagi sono cresciuti del 1.393 per cento.
In Florida – dove il governatore Repubblicano Ron DeSantis non ha mai preso una chiara posizione per l’obbligo nell’uso delle mascherine – nei giorni passati aveva riaperto il parco di divertimento di Disney World (che da fine luglio ospiterà anche tutte le partite di basket della NBA) ed era stato deciso di riaprire, da agosto e a determinate condizioni le scuole materne, elementari e medie.
A Jacksonville, in Florida, è anche prevista, per agosto, la convention del Partito Repubblicano, cioè l’evento che confermerà formalmente Donald Trump come candidato Repubblicano alle elezioni presidenziali di novembre.
Le principali ipotesi sul perché la Florida abbia avuto così tanti contagi, in particolare negli ultimi giorni, sono legate in gran parte a quella che probabilmente è stata un’eccessiva fretta nel rimuovere molte restrizioni. Ma potrebbero anche avere a che fare con il fatto che lo stato ha in media una popolazione molto più anziana rispetto ad altri e che, così come diversi altri stati del Sud, nelle ultime settimane – in particolare in concomitanza con la festa del 4 luglio – è stato meta di diversi vacanzieri e sede, in particolare sulle sue spiagge, di diversi assembramenti.
Il numero relativamente basso di morti è invece in parte conseguenza del fatto che questo nuovo picco sia arrivato quando la Florida aveva già avuto tempo per prepararsi all’eventualità e quando, in generale, le conoscenze sul coronavirus e su come curarne i sintomi sono comunque maggiori rispetto ad alcuni mesi fa. Ma anche in Florida, come in altri stati americani, il numero di morti ha già cominciato a crescere.
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