Esistono gatti ipoallergenici?
Informazioni utili per allergici amanti dei gatti che ne hanno sentito parlare e hanno iniziato a fare ricerche nei siti degli allevamenti
Ci sono molte cose a cui crediamo perché ci sono state dette da qualcuno di cui ci fidiamo (i propri genitori o i propri figli, un caro amico) o da innumerevoli persone nel corso della vita, anche se non le abbiamo mai verificate. Molto spesso basta fare una veloce ricerca su Google per scoprire se davvero i tori siano attratti dal colore rosso, Napoleone fosse basso e la memoria dei pesci rossi duri pochi secondi, oppure no. Altre volte però non è semplicissimo trovare informazioni chiare e affidabili su un certo argomento: è il caso dell’esistenza di gatti che non provocano reazioni allergiche in chi è allergico ai gatti.
Il fatto è che sia sulle allergie che sui gatti domestici, pur essendo molto noti nella vita di tutti i giorni, ci sono molte cose che non sappiamo. Alcune cose però si possono dire e le abbiamo messe insieme per chi vorrebbe avere un gatto a casa ma è allergico, è allergico e vorrebbe andare a convivere con una persona che ha gatti oppure vorrebbe adottare un gatto ma ha tanti amici allergici.
Come funzionano le allergie ai gatti
Le allergie ai gatti sono le più comuni forme di allergie ad altri mammiferi. Bisogna usare il plurale perché non esiste un’unica forma di allergia ai gatti: basta osservare le reazioni che due diverse persone allergiche possono avere entrando in una casa dove vivono dei gatti per accorgersene, ma è così anche perché le cause delle allergie ai gatti possono essere diverse. Per capire perché bisogna avere chiaro come funzionano le allergie, a grandi linee: qui è spiegato con un breve video.
Chi soffre di allergie ha una sorta di errore nel sistema immunitario, che reagisce in modo sproporzionato – con sintomi di vario genere – alla presenza di alcune sostanze, i cosiddetti allergeni. Solitamente sono proteine che si trovano per esempio nei pollini, nella frutta secca e nel veleno di alcuni insetti. In tutte le persone esiste una reazione a queste proteine: la loro presenza fa intervenire gli anticorpi, il primo degli strumenti del sistema immunitario del corpo, che richiamano i macrofagi, che eliminano germi e allergeni, appunto. Nelle persone allergiche però gli anticorpi che intervengono in presenza di allergeni sono diversi da quelli che si manifestano nei non allergici, cioè gli anticorpi di classe E.
Questi anticorpi fanno intervenire basofili e mastociti, due tipi di cellule del sistema immunitario che solitamente intervengono contro zecche, vermi intestinali e altre minacce impegnative da contrastare. Contro queste minacce basofili e mastociti possono usare l’istamina, una molecola che causa infiammazioni: quando usata contro gli allergeni invece provoca i sintomi delle allergie, come arrossamenti e gonfiori, restringimento dei bronchi (e quindi asma), starnuti e lacrimazione oculare, e, nei casi più gravi, shock anafilattico. I farmaci che alleviano i sintomi più leggeri delle allergie sono appunti gli antistaminici, che come fa intendere il nome bloccano l’azione dell’istamina.
Nel caso delle allergie agli animali, gli allergeni sono diversi e possono essere più di uno per ogni specie. L’allergia ai cani per esempio può essere legata a otto diversi allergeni, anche più di uno contemporaneamente: quelli principali, cioè a cui sono allergiche più persone, sono cinque. Anche nel caso dei gatti gli allergeni noti sono otto, ma quello che causa problemi agli allergici è soprattutto uno, la proteina Fel d1. Contrariamente a quello che pensano molti, non è contenuta sui peli dei gatti (ragion per cui anche i gatti di razza Sphynx, quelli senza peli, provocano allergie), ma nella saliva, nell’urina e nelle ghiandole sebacee, nella pelle di questi animali. Dunque di fatto finisce sui peli dei gatti, vista la loro abitudine di leccarsi e il fatto che è prodotta nella pelle; attraverso i peli poi arriva un po’ dappertutto nelle case in cui c’è un gatto. I gatti producono anche altri allergeni, ma il 96 per cento delle allergie ai gatti è dovuta a questa proteina.
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Ci sono razze di gatti ipoallergeniche?
Cercando informazioni online si può leggere che ci sono alcune razze di gatti ipoallergeniche, come il gatto siberiano e il gatto delle foreste norvegesi. Articoli scritti da appassionati e siti di allevatori dicono che i gatti di queste e altre razze producono Fel d1 in quantità minori rispetto agli altri gatti e che per questo possono vivere anche con persone allergiche. Negli articoli con maggiori dettagli si spiega chiaramente che non si tratta di gatti anallergenici, cioè che non causano alcun tipo di allergia, dato che comunque producono Fel d1, ma sono appunto ipoallergenici, cioè hanno una probabilità minima di provocare reazioni allergiche.
Il problema è che in realtà non sono mai stati fatti studi scientifici estesi e affidabili per verificare che esistano davvero gatti ipoallergenici. Che alcune razze di gatti non provochino reazioni in alcune persone allergiche è un fenomeno noto solo a livello aneddotico: cioè ci sono effettivamente molte persone allergiche che si trovano bene con i gatti siberiani e quelli delle foreste norvegesi, ma non si può dire che questo valga per tutti gli allergici e per tutti gli esemplari delle due razze. In uno studio del 2017, realizzato dall’Università di Torino e pubblicato sulla rivista Veterinary Sciences, è stato scoperto che i gatti siberiani hanno varie mutazioni nei geni responsabili per la codifica della proteina Fel d1, ma servono altri studi per trarne conclusioni certe sull’allergenicità dei gatti.
I cani sono stati studiati molto di più, ma nel loro caso, ha spiegato al Post Gennaro Liccardi, allergologo esperto di allergie agli animali della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC) e docente a contratto all’Università di Roma Tor Vergata, è tutto più complicato perché nei cani non c’è un allergene principale come nel caso dei gatti, ma diversi.
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In giro su internet c’è anche chi dice che i gatti Devon Rex e Cornish Rex siano ipoallergenici dato che hanno peli corti e ne perdono pochi: come abbiamo detto, non sono i peli in sé a causare allergie, ma spargendo meno peli in giro questi gatti diffondono meno anche la Fel d1 che vi si trova sopra. Per una ragione simile gli Sphynx secondo alcuni causano meno allergie: non avendo peli devono essere lavati spesso, quindi questo potrebbe ridurre la loro allergenicità.
A prescindere dalle razze, alcuni studi suggeriscono che i gatti maschi producano più Fel d1 dei gatti femmine, perché questa proteina sarebbe legata in qualche modo al testosterone, l’ormone maschile, ma questo non significa che le gatte non provochino allergia. Sono stati fatti degli studi anche sul colore del pelo, per scoprire se ci fosse una qualche corrispondenza con l’allergenicità, ma finora non sono state tratte conclusioni utili.
È consigliabile acquistare un gatto di razza presunta ipoallergenica se si è allergici?
Alberto Martelli, pediatra e allergologo di Milano e membro della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP), ha detto al Post che si parla di bambini è meglio evitare: gli allergologi pediatrici sconsigliano a chi ha bambini allergici di prendersi un gatto in casa, a prescindere dai desideri dei figli e dalle presunte proprietà ipoallergeniche di certe razze.
Se però capita che un bambino sviluppi un’allergia – può capitare che si manifesti nel tempo – nei confronti di un animale che si ha già in casa e con cui si ha un legame affettivo, si può provare a risolvere la situazione senza doverlo dare via. Il gatto in questione deve essere spazzolato e lavato regolarmente (ovviamente non da chi è allergico) e tenuto fuori dalle camere da letto. È utile inoltre usare copri-cuscini e copriletto per evitare che tracce di Fel d1 passino dagli abiti usati durante il giorno alle lenzuola. Si può poi provare a usare dei purificatori per l’aria con filtri HEPA e passare spesso l’aspirapolvere.
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A prescindere dalle allergie poi va ricordato che i gatti delle razze ritenute ipoallergeniche sono piuttosto costosi: un siberiano ad esempio costa circa un migliaio di euro.
L’immunoterapia con allergeni
Per chi è allergico ai gatti e vorrebbe molto averno uno in casa o – per ragioni del cuore a cui non si comanda – si trova già ad averci a che fare, una possibile soluzione che non prevede l’acquisto di gatti di razza è l’immunoterapia specifica con allergeni. Viene comunemente chiamata anche “vaccino” perché fa una cosa simile a quella che fanno i vaccini con le malattie. Per dirla in modo corretto, ha detto Gennaro Liccardi al Post, «iposensibilizza» agli allergeni. Cioè abitua il corpo alla sua presenza, gli permette di allenarsi a tollerarlo.
Non si fa però con una semplice iniezione, come la maggior parte dei veri vaccini, ma prevede una terapia più lunga, proprio perché “l’allenamento” ha bisogno dei suoi tempi per funzionare. Si può fare prendendo per tre anni delle gocce sotto la lingua o delle compresse, quotidianamente, oppure tramite iniezioni fatte da un medico: prima una alla settimana, per qualche tempo, e poi una al mese.
Il problema di queste immunoterapie con le allergie agli animali, ha aggiunto Liccardi, è che spesso una persona allergica ha reazioni verso più di un allergene. Per questa ragione le immunoterapie sono meno efficaci per le allergie ai cani, più complesse, e più efficaci per le allergie ai gatti, principalmente legate alla Fel d1. L’efficacia dipende anche dalla singola persona ma Liccardi agli amanti dei gatti che però sono allergici consiglia di fare un tentativo, dopo essersi sottoposti agli esami per determinare a quale allergene si sia sensibili. Gli effetti dell’immunoterapia cominciano a vedersi dopo due o tre mesi dall’inizio della cura.
Come funziona l’immunoterapia con allergeni spiegato in un video di un’azienda farmaceutica che se ne occupa:
Le ricerche per rendere i gatti anallergenici
Nel 2009 un’azienda americana chiamata Allerca fece parlare di sé annunciando di aver ottenuto gatti ipoallergenici a partire da incroci di gatti Savannah. Nel tempo si dimostrò che in realtà non era così, ma di tentativi per rendere i gatti ipoallergenici ne sono stati fatti altri. Altre aziende stanno cercando di modificare geneticamente i gatti per evitare che producano la Fel d1, ma non è detto che sia possibile perché questa proteina potrebbe essere indispensabile per la loro salute.
C’è anche chi sta studiando dei modi per rendere i gatti – quelli già in circolazione – ipoallergenici. Ad esempio, lo scorso agosto l’azienda svizzera HypoPet, ha pubblicato un articolo sul Journal of Allergy and Clinical Immunology: senza scendere in dettagli troppo tecnici, partendo dalla stessa Fel d1 e da un virus delle piante HypoPet ha creato un vaccino da somministrare tramite iniezione (anche in questo caso, non solo una, ma quattro) ai gatti, per fare sì che producano un anticorpo che in qualche modo neutralizzi la Fel d1. Non è ancora stato dimostrato con certezza però che i gatti trattati con questo vaccino non causino sintomi allergici.
Sembra essere più avanti, Purina, marchio di cibo per animali Nestlé, che ha da poco cominciato a vendere crocchette per gatti che avrebbero lo stesso effetto, cioè neutralizzerebbero la Fel d1 “all’interno” dei gatti. Per ottenere questo risultato sono stati usati degli anticorpi dei polli presenti nei tuorli d’uovo. Purina ha detto che le nuove crocchette, chiamate Live Clear, sono state sviluppate in dieci anni di studi. Secondo gli ultimi test dell’azienda, svolti nel corso di 12 settimane con 105 gatti, i livelli di Fel d1 negli animali alimentati con le crocchette Live Clear si sono abbassati del 47 per cento in media. Sarebbe una percentuale sufficiente a far stare molto meglio la maggior parte degli allergici. Attualmente le crocchette Live Clear si possono acquistare negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia e nei prossimi mesi dovrebbero arrivare anche sui mercati di altri paesi.
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