La Slovacchia ha reagito per tempo al coronavirus
I buoni risultati nella gestione del contagio si devono a una chiusura tempestiva delle attività e anche all'efficace comunicazione sull'uso delle mascherine
di Natale Ciappina
La Slovacchia è riuscita a distinguersi come uno dei paesi europei che hanno ottenuto risultati migliori nella gestione dell’epidemia da coronavirus. Le infezioni sono state meno di 2mila su quasi 5 milioni e mezzo di abitanti, mentre il tasso di mortalità è stato appena superiore a 0,5 ogni 100mila abitanti, il più basso in tutta Europa. C’entrano le decisioni tempestive prese dal governo, una grande diffusione di mascherine fra gli abitanti ma anche il lavoro dei giornali, che sono riusciti fin dalle prime fasi di epidemia a dominare il discorso pubblico con informazioni precise e quasi mai contraddittorie.
Il successo della Slovacchia nella gestione dell’epidemia è ancora più degno di nota se si considerano le debolezze del suo sistema sanitario e il gran numero di persone che ogni giorno entrano ed escono dal paese per ragioni di lavoro. Nell’ultimo Global Health Security Index, uno studio della Johns Hopkins University che ogni anno valuta la capacità da parte di ogni paese di rispondere alle crisi sanitarie, la Slovacchia era al 105esimo posto su 185 paesi nella capacità di risposta a una pandemia. Si tratta inoltre di un paese che ha un’economia molto interconnessa con quella delle nazioni vicine e decine di migliaia di persone si spostano abitualmente all’estero per motivi di lavoro, creando condizioni favorevoli alla diffusione di un’epidemia.
Secondo Eva Schernhammer, capo del dipartimento di epidemiologia della Medical University di Vienna intervistata da Bloomberg, se la Slovacchia è riuscita a contenere i danni al minimo, è stato soprattutto per la sua rapidità di reazione. Il 15 marzo, nove giorni dopo la conferma del primo caso di contagio, nel paese è stata dichiarata l’emergenza sanitaria e imposto l’obbligo di usare la mascherina nei negozi e sui mezzi di trasporto pubblico: un obbligo che allora andava in controtendenza rispetto alle iniziali indicazioni date anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il 16 marzo il governo ha poi imposto la chiusura delle attività economiche non essenziali, l’8 aprile è stato invece introdotto l’obbligo di restare in casa, valido per una settimana.
Un importante punto di svolta nella gestione dell’epidemia è stato un intervento televisivo del primo ministro Igor Matovic. Il 13 marzo, Matovic era stato ospite insieme al suo ministro della Salute di uno dei talk show più popolari del paese. Dopo alcuni minuti di intervista, la conduttrice Zlatica Puškárová aveva invitato entrambi gli ospiti a indossare una mascherina chirurgica, per dare il buon esempio alla popolazione: Puškárová e Matovic si erano accordati prima della messa in onda, ma il loro gesto aveva avuto il merito di imporre uno standard virtuoso nel paese. Da quel momento in poi, in Slovacchia è diventato molto difficile vedere in pubblico qualcuno sprovvisto di mascherina, dalle celebrità fino soprattutto ai politici.
Per Andrej Šteňo, neurochirurgo slovacco co-autore di due articoli scientifici sui vantaggi derivanti dall’uso delle mascherine, si è trattato di un momento simbolico nella percezione della popolazione. Sempre Šteňo, in un’intervista sull’Atlantic, ha sottolineato come prima di allora in Slovacchia «non c’era alcuna tradizione sull’utilizzo delle mascherine», che infatti si è andata a formare in poche settimane grazie al ruolo svolto dai media ma anche per le scelte dal governo, che ha agito con decisione sin dalle prime fasi dell’epidemia. Due giorni dopo aver registrato il primo caso sul territorio, ad esempio, il governatore della regione di Bratislava, Juraj Droba, aveva imposto la chiusura delle scuole, con una settimana di anticipo rispetto a quello che avrebbe poi fatto il governo centrale.
Nonostante un nuovo picco di casi positivi – con 53 nuovi casi registrati l’8 luglio, la giornata con più infetti rilevati dal 22 aprile – la Slovacchia continua a rappresentare uno dei maggiori casi di successo nella gestione del coronavirus. «Riusciremo a impedire una seconda ondata e gestiremo i prossimi giorni, settimane e mesi con lo stesso successo della prima», ha detto il primo ministro Igor Matovic in una conferenza stampa il giorno seguente, rivendicando i risultati ottenuti dal suo paese. L’ultima persona morta di COVID-19 risale al 16 maggio, e i decessi riconducibili al virus sono stati 28 in tutto il paese.
Questo e gli altri articoli della sezione Il coronavirus in 26 paesi del mondo sono un progetto del workshop di giornalismo 2020 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.