La presunta cura per il coronavirus ha complicato le cose in Madagascar
Il paese è di nuovo in lockdown ma il presidente punta ancora tutto su un rimedio a base di erbe non testato clinicamente
di Sara Salaris
Ad aprile, quando in Europa si stava attraversando il momento peggiore dell’epidemia di COVID-19, il presidente del Madagascar, Andry Rajoelina, aveva annunciato la scoperta di una cura contro il coronavirus: una tisana a base di erbe medicinali prodotta da un laboratorio di ricerca locale. Nonostante non esistessero prove scientifiche dell’efficacia della bevanda, Rajoelina l’aveva distribuita alla popolazione, aveva allentato progressivamente le misure di isolamento e a fine giugno aveva inaugurato un nuovo impianto per la produzione del rimedio nella versione in compresse. Il 6 luglio, però, a causa della crescita del numero di positivi, Rajoelina è stato costretto ad imporre nuovamente un rigido lockdown nella regione della capitale Antananarivo.
Il primo caso di coronavirus in Madagascar era stato registrato il 20 marzo ad Antananarivo e inizialmente Rajoelina aveva dichiarato lo stato di emergenza e imposto la chiusura di scuole ed esercizi commerciali non indispensabili. Il 19 aprile, quando nel paese si erano registrati 121 casi e nessun decesso, Rajoelina aveva però annunciato su Twitter che un istituto di ricerca del paese, l’Institut Malagasy de Recherche Appliquée, aveva prodotto la Covid-Organics, un rimedio contro il coronavirus composto da artemisia ed altre erbe medicinali malgasce. Il giorno successivo Rajoelina si era fatto riprendere e fotografare mentre beveva la Covid-Organics, affermando che la bevanda fosse capace sia di prevenire, sia di curare la COVID-19, e che fosse pronta per essere esportata anche in altri stati africani.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in attesa di riscontri scientifici sull’efficacia del rimedio, aveva invitato ad usare molta cautela nei confronti della presunta cura, ma Rajoelina aveva risposto spiegando che «in tempi di guerra» non era opportuno aspettare di avere delle evidenze scientifiche, e aveva dichiarato che i pazienti trattati con la Covid-Organics stavano guarendo. Durante un’intervista con France 24 Rajoelina aveva inoltre sostenuto che le diffidenze verso la Covid-Organics derivassero da un pregiudizio nei confronti dell’Africa. «Avrebbero dubitato della sua efficacia se fosse stata scoperta da un paese europeo? Io non credo. Qual è il vero problema della Covid-Organics? Non sarà il fatto che la cura che può salvare il mondo provenga dal 64esimo paese più povero al mondo?».
Nonostante gli avvertimenti dell’OMS, il presidente aveva quindi distribuito gratuitamente una dose di Covid-Organics ai bambini e alle persone più fragili, e il 23 aprile aveva predisposto la riapertura delle scuole del paese, obbligando gli studenti a bere la bevanda prima di entrare in classe.
A Maggio, malgrado l’evidente aumento dei contagi, Rajoelina aveva continuato a ribadire l’efficacia della cura, mentre il 30 giugno aveva annunciato la creazione della prima azienda farmaceutica malgascia, la “Pharmalagasy”, e aveva inaugurato uno stabilimento per produrre le “capsule CVO+”, una variante in compresse della Covid-Organics. Secondo il presidente la fabbrica sarebbe stata operativa entro un mese, con ritmi produttivi di 15mila capsule al minuto. Grazie alla nuova azienda, aveva detto Rajoelina, il Madagascar avrebbe raggiunto l’autonomia «sanitaria e medicinale» e sarebbe entrato nel mercato farmaceutico globale.
Una settimana dopo l’inaugurazione, però, a causa del sempre maggiore numero di positivi, il presidente Rajoelina è stato costretto ad imporre nuovamente un rigido lockdown nella regione più popolosa del paese, dove si trova la capitale Antananarivo. Il lockdown resterà in vigore fino al 20 luglio, non sarà possibile raggiungere o lasciare la regione, mentre potrà uscire di casa un’unica persona per nucleo familiare e solamente nella fascia oraria consentita, tra le 6 del mattino e la mezzanotte. Secondo Charlotte Ndiaye, una rappresentante dell’OMS in Madagascar, l’isolamento sarà fondamentale per alleggerire il carico del sistema sanitario: «Gli ospedali sono saturi e non sappiamo ancora con certezza quando arriverà il picco dell’epidemia».
Dall’inizio dell’epidemia, su un totale di 26mila tamponi effettuati, in Madagascar ci sono stati 4143 positivi, di cui oltre 4000 registrati dopo la distribuzione della cura – tuttora non clinicamente testata – e la riapertura delle scuole.
Questo e gli altri articoli della sezione Il coronavirus in 26 paesi del mondo sono un progetto del workshop di giornalismo 2020 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.