Trump ha evitato il carcere a Roger Stone
Il suo ex consigliere era stato condannato a oltre tre anni nell'inchiesta sulla Russia
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha evitato il carcere al suo ex consigliere Roger Stone, evitando che vada in carcere per i 40 mesi che prevedeva la sua pena, decisa dopo la condanna per diversi reati, tra cui intralcio alla giustizia, falsa testimonianza al Congresso e per aver intimidito dei testimoni. La condanna di Stone, emessa a febbraio, era arrivata in un processo legato all’indagine del procuratore speciale Robert Mueller sui rapporti tra il comitato elettorale di Trump e la Russia.
Stone avrebbe dovuto costituirsi per cominciare la sua pena in carcere tra pochi giorni: avrebbe dovuto passarci 3 anni e 4 mesi. Quella di Trump non è una grazia, ma una commutazione della pena, che permetterà a Stone di evitare la prigione, pur mantenendo la condanna sulla fedina penale. È comunque la prima volta che Trump interviene in modo così ingombrante, sfruttando i suoi poteri di presidente, per aiutare legalmente una persona direttamente coinvolta nell’inchiesta sulla Russia. La notizia è arrivata, come accade spesso con le decisioni sconvenienti della sua amministrazione, quando negli Stati Uniti era venerdì sera.
Nel comunicato con cui ha annunciato la decisione, Trump ha scritto che Stone «ha sempre sostenuto la sua innocenza e si aspetta di essere completamente scagionato dal sistema giudiziario», aggiungendo che «ha già sofferto molto» per essere stato «trattato molto ingiustamente» da «procuratori troppo zelanti» nell’ambito di una «caccia alle streghe».
Stone, un personaggio un po’ da film oggetto anche di un apprezzato documentario, è un consulente politico statunitense di lunghissimo corso ed ex consigliere di Trump, e lo scorso novembre era stato condannato per aver intralciato la giustizia mentendo alla Commissione dell’Intelligence della Camera riguardo ai suoi contatti con WikiLeaks per danneggiare il Partito Democratico, e di aver intimidito un testimone perché mentisse durante la sua deposizione. A febbraio, quando si stava avvicinando la sentenza che avrebbe deciso la pena, il Dipartimento di Giustizia era intervenuto per chiedere una pena inferiore, provocando le dimissioni di quattro dei procuratori che rappresentavano l’accusa. Alla fine la pena decisa per Stone era stata di meno della metà rispetto a quella chiesta originariamente dai procuratori che si erano occupati del caso.
In passato c’erano già stati diversi casi di presidenti che avevano sfruttato i loro poteri per graziare o commutare la pena di loro ex collaboratori o alleati: lo aveva fatto George H. W. Bush per alcune condanne sullo scandalo Iran-Contra, Bill Clinton per il suo finanziatore Marc Rich, e George W. Bush per il suo consigliere Scooter Libby. Di solito, però, erano operazioni che avvenivano nelle settimane finali della presidenza, a elezioni già avvenute.
– Leggi anche: L’attrice statunitense Naya Rivera, famosa per la serie tv Glee, è annegata in un lago in California