Com’è la situazione sui treni regionali
Sono gli unici su cui non si può prenotare un posto fra quelli gestiti da Trenitalia, che sta sperimentando delle soluzioni: intanto però si segnalano molti disagi
La pandemia da coronavirus ha costretto le aziende di trasporti a cambiare radicalmente le condizioni che offrono ai passeggeri. Seppur non dappertutto e su ogni tratta, su aerei, treni a lunga percorrenza, traghetti e pullman sono state applicate misure per evitare potenziali assembramenti ed occasioni di contagio: dal distanziamento dei posti ai sistemi di prenotazione, fino alle modalità di entrata e uscita dai mezzi di trasporto. Su molte tratte regionali gestite da Trenitalia, invece, rimangono ancora parecchi problemi.
Al momento non c’è un sistema attivo su tutti i treni che consenta di prenotare un posto preciso a bordo, e non esistono sedili sui quali sia impedito di sedersi per mantenere la distanza tra i passeggeri. Dove sono segnalati i posti da lasciare liberi, in caso di affollamento del treno che renda impossibile farlo – quindi proprio quando servirebbe – il personale non può intervenire.
La situazione è insomma precedente alla pandemia, con treni a volte affollatissimi e persone in piedi a respirarsi addosso, con la differenza cruciale che la pericolosità dei viaggi per i passeggeri è notevolmente aumentata se consideriamo che i vagoni del treno sono luoghi semi-chiusi dove respirano e parlano decine di persone, i cui droplets di saliva sono trasportati dal sistema di aria condizionata.
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Contattata dal Post, Ferrovie dello Stato – che controlla al 100 per cento Trenitalia – ha detto che sta studiando diverse soluzioni per migliorare le condizioni di viaggio dei passeggeri, fra cui un sistema sperimentale di prenotazioni per evitare il sovraffollamento sui treni regionali e altre piccole accortezze per aiutare i passeggeri a evitare situazioni potenzialmente pericolose.
Durante il lockdown deciso dal governo fra marzo e maggio, gli spostamenti in treno si erano praticamente azzerati. Trenitalia ha spiegato di aver registrato sui treni a lunga percorrenza un calo di 10 milioni di passeggeri rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre sui treni regionali la riduzione è stata di 65 milioni di passeggeri. Per evitare perdite economiche ancora più ingenti, senza contare che i treni avrebbero viaggiato vuoti o quasi, Trenitalia aveva tagliato le corse su tutte le tratte. Con l’allentamento del lockdown, però, la situazione sta tornando gradualmente alla normalità.
Sebbene le scuole non abbiano riaperto, diversi pendolari sono tornati in ufficio – anche se solo per qualche giorno a settimana – e soprattutto sempre più turisti, incentivati anche dallo Stato e dagli amministratori locali, stanno scegliendo il treno per weekend lunghi o ferie in Italia, considerando anche le lunghe code nelle principali autostrade che collegano le regioni del Nord con Liguria e Toscana, e le difficoltà nel raggiungere località straniere.
Il sistema dei treni regionali, però, funziona con biglietti “aperti”, studiati soprattutto per i pendolari che arrivano ed escono dal lavoro a un orario variabile, e che possono prendere il treno successivo a quello più comodo se tardano in ufficio oppure il primo della mattinata se devono iniziare la giornata lavorativa prima del solito. Il fatto che i biglietti dei regionali siano aperti impedisce a Trenitalia di prevedere quante persone vogliano salire su un certo treno, e oggi le cose funzionano come prima dell’epidemia. Il numero dei passeggeri a bordo di un treno regionale non è regolato in alcun modo: dipende solo da quante persone comprano un biglietto – biglietti che non si esauriscono, visto che si può viaggiare anche in piedi, non ci sono prenotazioni né vincoli orari – e da quante persone un vagone sia fisicamente in grado di contenere.
In molti casi in queste settimane, quindi, il numero di passeggeri è già stato incompatibile con le necessità di distanziamento.
Trenitalia ha ammesso che la situazione più critica riguarda i treni che dalle grandi città del Nord arrivano in Liguria o alla riviera romagnola, e che i problemi sono accentuati dal fatto che in queste tratte i passeggeri si concentrano soprattutto nelle fasce del mattino presto e del tardo pomeriggio, mentre i treni che partono ad altri orari viaggiano con meno passeggeri.
Per cercare di risolvere il problema, dall’inizio di giugno Trenitalia ha avviato un sistema sperimentale di prenotazione – simile a quello già attivo sugli Intercity e sulle Frecce – che permette al passeggero di prenotare un posto su un treno specifico, anche se ovviamente non un sedile preciso (anche perché sui regionali non sono numerati). Una volta che le prenotazioni raggiungono un certo numero, il sistema impedisce a nuovi passeggeri di comprare un biglietto. Trenitalia ha fatto sapere che al 20 giugno il sistema era attivo su circa 1.500 tratte su seimila, e su tutte quelle che per esempio da Milano portano alla costa ligure o alla riviera adriatica.
Trenitalia ha anche spiegato di aver introdotto nella propria app una funzione che avvisa quanto un certo treno regionale è pieno, cosa che dovrebbe incoraggiare i passeggeri a scegliere una corsa meno affollata. Eppure, nonostante questi accorgimenti, qualcosa sembra non funzionare. Francesca, che domenica scorsa ha preso un treno regionale da Riccione a Parma con sua madre di 76 anni, ha raccontato che nonostante il sistema di prenotazione e il meccanismo che l’aveva avvisata della capienza disponibile, il treno era strapieno.
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«Abbiamo fatto un viaggio con la gente in piedi, uno addosso all’altro», racconta Francesca, che con sua mamma è riuscita a sedersi in uno dei sedili a scomparsa fra una carrozza e l’altra e ha passato quasi tre ore a contatto con decine di sconosciuti in un ambiente di pochi metri quadrati. Tutti i passeggeri avevano la mascherina, ha proseguito, ma molti sembravano «sconvolti» dall’esperienza e nessuno sembrava aver previsto che il treno potesse essere così pieno. Durante il viaggio, inoltre, Francesca non ha incontrato nessun controllore né dipendente di Trenitalia.
Non è chiaro cosa non abbia funzionato in questo caso, o in altri che sono stati segnalati sui social network negli scorsi weekend: il suo treno era teoricamente coperto dal sistema sperimentale di prenotazione, ma o questo non ha funzionato a dovere, oppure – più probabilmente – molte persone sono salite convinte di poter prendere quel treno nonostante avessero prenotato un posto su quello precedente o successivo, dato che sui treni regionali i biglietti sono “aperti”. Una situazione simile, sempre sulla stessa tratta, è stata segnalata anche dal giornalista della Gazzetta di Parma Gian Luca Zurlini.
Su alcune tratte, peraltro, i problemi sono accentuati dal fatto che le regioni hanno regole diverse sulla capienza massima dei posti consentiti: in Lombardia, per esempio, la regione impone che i treni viaggino al 50 per cento della capienza, mentre in Liguria a fine giugno il governo regionale ha approvato un’esenzione che permette di occupare tutti i posti a sedere. Per le tratte che interessano regioni con regole diverse, Trenitalia ha deciso di adottare il criterio più restrittivo: è il motivo per cui un treno Milano-Genova avrà una capienza massima dal 50 per cento dei posti, nonostante a destinazione ne possa arrivare esattamente il doppio.
Qualche giorno fa a Milano è capitato poi che un treno diretto a Genova non rispettasse la capienza massima consentita dalle leggi lombarde. Di conseguenza prima di lasciare la stazione alcuni passeggeri sono stati fatti scendere, nonostante avessero comprato un regolare biglietto (non è chiaro se il sistema di prenotazione avesse tenuto conto del limite lombardo). Altri passeggeri di Trenitalia che hanno preso treni regionali nei giorni scorsi lamentano inoltre diversi altri disagi, fra cui l’assenza dei capitreno – che in carrozze particolarmente affollate non possono entrare, per ragioni di sicurezza – e impianti dell’aria condizionata che vanno a intermittenza.
Trenitalia dice che conta di arrivare pronta a settembre, quando il sistema di prenotazione dovrebbe avere alle spalle qualche mese di assestamento, e sarà di nuovo messo alla prova dalla riapertura di scuole e uffici.