5 modi per innaffiare le piante mentre si è in vacanza
La cosa migliore è sempre chiedere a vicini o amici, ma per chi non può ci sono metodi facili ed economici per evitare la disidratazione
Per chi ha piante in casa, tenerle in vita anche quando si è in vacanza, d’estate, è un problema che si ripresenta ogni anno. Quest’anno però molte persone in più potrebbero averlo: a marzo e aprile, mentre bisognava stare chiusi in casa, l’hobby del giardinaggio casalingo si è diffuso moltissimo. Abbiamo chiesto qualche consiglio a Sebastiano Guarisco di Le Georgiche, un vivaio della provincia di Brescia che vende anche online, e a Valeria Perrucci di Wild, un negozio fisico e online di Milano che vende piante da interno.
La prima cosa su cui entrambi sono d’accordo è che la soluzione migliore sia chiedere a un vicino o a un amico di venire a dare da bere alle piante una o due volte alla settimana mentre siete via. Secondo Perrucci, però, la disponibilità non basta: «Se c’è qualcuno che si occupa delle piante mentre voi siete via, deve sapere che vanno bagnate solo se il terriccio è asciutto, altrimenti al ritorno si rischia di trovare le piante morte annegate anziché disidratate». Quindi è bene lasciare delle istruzioni precise su quali piante innaffiare e come. Una redattrice si è ricordata di quella volta che un’amica, incaricata di occuparsi delle sue piante in sua assenza, ne aveva innaffiata anche una finta. «Per sicurezza», si era giustificata poi.
In assenza di una persona su cui fare affidamento, ci sono comunque diverse tecniche per tenere le piante in vita fino a una trentina di giorni, che ovviamente variano a seconda del tipo di pianta. «Prima di tutto dobbiamo distinguere le piante tra quelle che resistono a lungo senza acqua, come le succulente (le cosiddette “piante grasse”), e quelle tropicali o subtropicali che non possono stare senza acqua per più di dieci giorni», ha detto Perrucci. «Se si va in vacanza per una settimana o poco più, nella maggior parte dei casi è sufficiente bagnarle abbondantemente prima di partire. Se invece si sta via più a lungo bisogna trovare delle soluzioni».
Chi ha già un sistema di irrigazione sofisticato da esterni (per esempio per le piante del terrazzo), può portare fuori anche le piante da interno e collegarle ai tubicini dell’irrigatore. In questo periodo dell’anno queste piante non soffriranno se messe all’aperto, ma è importante che il terrazzo sia coperto, perché le piante abituate a stare in casa non dovrebbero stare troppe ore esposte alla luce diretta del sole o a eventuali intemperie.
Al contrario, se non si ha un impianto di irrigazione, le piante che normalmente sono all’esterno possono essere spostate dentro casa, dove non batte il sole e quindi l’acqua dei vasi evapora più lentamente. In questo caso, bisogna ricordarsi di non lasciare la casa completamente al buio, perché la luce è fondamentale per le piante, e assicurarsi che ogni vaso abbia l’acqua necessaria.
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Gel disseta-piante
Per dare acqua ai singoli vasi, Sebastiano Guarisco consiglia le bottigliette di gel, una sostanza fatta di acqua e fibre di cellulosa. Prima di partire bisogna innaffiare abbondantemente la terra e poi infilare le confezioni di gel, aperte e a testa in giù, nella terra, a una profondità di almeno 3 o 4 centimetri. Col tempo il gel si scioglie, rilascia gradualmente acqua e in questo modo tiene umido il terriccio. Guarisco usa il gel riserva d’acqua CIFO: una confezione da 350 millilitri dura fino a trenta giorni. Ci sono prodotti simili anche più economici: per esempio questa di Fito, oppure la confezione da 10 bottiglie di Flortis, conveniente per chi ha molte piante. Solitamente una confezione va bene per un vaso di 15/20 centimetri di diametro: se il vaso è più grande ne servono due o tre.
Coni di terracotta
Secondo Valeria Perrucci, quella dei coni è la soluzione più economica e più ecologica perché, una volta comprati, possono essere riutilizzati tutte le volte che si sta via per più di una settimana. I coni in terracotta sono dei beccucci che vanno infilati interamente nella terra e da cui parte un tubicino la cui estremità opposta va messa dentro un contenitore d’acqua. Perché funzioni (qui è spiegato con un disegno), la punta d’argilla va aperta, messa in acqua una quindicina di minuti, poi va riempita d’acqua e chiusa, immergendo intanto il tubicino nella bacinella. La punta di argilla funziona quasi come una spugna: assorbe l’acqua dal tubicino e la rilascia nella terra poco alla volta.
Prima di usarli, è sempre bene controllare le istruzioni per sapere a che altezza mettere la bacinella d’acqua rispetto al vaso: in base alla differenza di altezza cambia anche la velocità dell’acqua attraverso il tubo. Tra i coni più usati ci sono quelli del marchio Blumat: questa confezione da 3 per esempio costa 15 euro. «Se abbiamo sul balcone piante da esterno con qualche anno di vita possiamo benissimo lasciarle fuori col cono inserito», ha detto sempre Perrucci. «Se altrimenti avete piante giovani che non sapete quanto resistano, il cono va bene ma meglio portarle dentro casa».
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Bottiglia rovesciata
«Quello della bottiglia», ha detto Guarisco al Post, «è considerato un vecchio “rimedio della nonna” ma è assolutamente valido ancora oggi». Praticamente si prende una bottiglia di plastica, si fa un foro non troppo grande nel tappo, la si riempie d’acqua, la si mette a testa in giù nel terreno di un vaso e si fa qualche foro anche sul fondo. Esistono anche tappi a punta fatti apposta per essere messi al posto dei tappi delle bottiglie: si infilano meglio nel terreno e favoriscono un gocciolamento più lento. Per esempio, questi di Blumat sono in ceramica e la confezione da 3 costa 15 euro. Ci sono anche questi, sempre in ceramica, che costano 13 euro la coppia e si adattano a qualsiasi bottiglia, oppure qui c’è una confezione da 24 tappi in plastica a 20 euro.
Irrigatori e valvole programmabili
«Per chi ha già un impianto di irrigazione, le valvole programmabili, o programmatori automatici per rubinetto, sono un’ottima soluzione», ha detto al Post Sebastiano Guarisco: «In commercio ce ne sono di diversi tipi: di solito ce la si cava con 30 o 40 euro, una sessantina al massimo». Si tratta di valvole programmabili che vanno agganciate a un rubinetto e da cui parte un tubo che si collega poi all’irrigatore. Alcuni irrigatori ce l’hanno già integrato. Può essere impostato per rilasciare acqua ogni giorno a un certo orario o solo in alcuni giorni della settimana. I più venduti su Amazon sono questo di Claber che costa 40 euro, e questo di Fixkit che ne costa 29. Queste valvole funzionano a batteria e consumano pochissimo, quindi non c’è pericolo che smettano di funzionare a metà vacanza o che si spengano se salta la luce.
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Pacciamatura
Un’altra cosa che si può fare per tenere umida la terra, almeno nei vasi da 30 centimetri di diametro in su, è mettere un po’ di pacciamatura. È una copertura del terreno fatta di corteccia di conifera: viene utilizzata per evitare che crescano le erbacce, ma può essere impiegata anche per impedire che il terreno si secchi. Facendo da “coperta” funziona in due sensi: protegge il terreno dai raggi diretti del sole e allo stesso tempo impedisce all’acqua di evaporare e lasciare la terra secca. Se prima di andare in vacanza per qualche giorno bagnate bene le piante e ci mettete sopra la corteccia, la terra rimarrà umida più a lungo.
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