Il Parlamento ha approvato una legge che riconosce la cefalea cronica come malattia sociale
L’8 luglio il Senato ha approvato in via definitiva una legge che certifica la cefalea cronica come malattia sociale, ovvero come una malattia che a causa del considerevole numero dei soggetti colpiti ha una grave incidenza sulla società. La legge è stata approvata con 235 favorevoli, 2 contrari e nessuna astensione.
La legge si compone di un solo articolo che recita così: «La cefalea primaria cronica, accertata da almeno un anno nel paziente mediante diagnosi effettuata da uno specialista del settore presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura delle cefalee che ne attesti l’effetto invalidante, è riconosciuta come malattia sociale […] nelle seguenti forme: a) emicrania cronica e ad alta frequenza; b) cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici; c) cefalea a grappolo cronica; d) emicrania parossistica cronica; e) cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione; f) emicrania continua».
La proposta di legge aveva come prima firmataria la deputata della Lega Arianna Lazzarini, segretario della Commissione Affari sociali della Camera, che ha commentato così l’approvazione: «Grande soddisfazione e un pizzico d’orgoglio per questa battaglia intrapresa nel 2011 da consigliere della Regione Veneto e ora vinta in Parlamento […] L’Italia diventa così il primo Paese in Europa ad adottare un provvedimento come questo. Un primo punto di partenza e di attenzione verso i circa sette milioni di italiani che ne soffrono, con una prevalenza netta di donne e nella fascia 20-50 anni».
Si è detta soddisfatta anche la deputata del PD Giuditta Pini, cofirmataria della legge: «Appena arrivata in Parlamento, nel 2013, depositai una legge per il riconoscimento della cefalea primaria cronica e per l’emicrania come malattia sociale. Una malattia molto diffusa, spesso mal diagnostica; una malattia invalidante, spesso curata in modo inappropriato, che colpisce soprattutto le donne che lavorano, spesso declassata ad un “banale mal di testa”. Non riuscii a farla approvare. Riprovai nel 2018, questa volta all’opposizione, e mi trovai insieme alla collega della Lega Lazzarini, all’epoca in maggioranza, a portare avanti questa battaglia. Ieri, finalmente, la legge è stata approvata in via definitiva».
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