Arriva “Gangs of London”
La nuova serie Sky Original: ci sono un omicidio, la tentata ascesa di un nuovo capo e la fine di un equilibrio tra diversi gruppi di criminalità organizzata
Gangs of London – la nuova serie Sky Original, da questa sera su Sky e in streaming su NOW TV – inizia con un uomo che pende legato a testa in giù da un grattacielo di Londra e poco dopo cosparso di benzina. Ad averlo fatto legare e a versargli addosso la benzina è Sean Wallace, il figlio del più importante e temuto gangster di Londra. Sean è lì perché qualcuno ha ucciso suo padre e lui deve prenderne il posto.
Per capire chi ha ucciso Finn Wallace e perché, e per vedere le tante e grandi conseguenze di quell’omicidio, ci sono più di otto ore divise in nove episodi. Il primo è lungo 90 minuti – un film, praticamente – e oltre che su Sky e su NOW TV si potrà guardare gratuitamente, anche per i non abbonati, sul canale YouTube di Sky, dalle 21.15, e poi per 48 ore.
Gangs of London è una serie di gangster, ma lo è a modo suo. Per certe scene che fanno pensare a certe altre di Quentin Tarantino, per certi suoi personaggi che ricordano quelli dei migliori film di Guy Ritchie o della serie tv Peaky Blinders. Per contesti, situazioni e dinamiche sociali e criminali che a qualcuno potrebbero ricordare Gomorra, e poi per una premessa drammatica che ricorda quella del Padrino ma con una storia che poi prende tutta un’altra strada. Ma anche per come la serie alterna scene parlate da eleganti personaggi in elegantissime case a momenti estremamente dinamici e singolarmente violenti. Insomma: Gangs of London è una serie crime ma anche thriller, una storia di gangster ma con scene d’azione.
Nel Regno Unito, dove è già uscita, Gangs of London ha avuto più di due milioni di spettatori nella settimana di debutto. Si tratta del secondo miglior esordio di sempre per una serie Sky Original dopo quello di Chernobyl, la miniserie più apprezzata e premiata del 2019.
In Italia, dopo il primo lungo episodio da un’ora e mezza, Gangs of London tornerà nelle prossime quattro settimane con due episodi da un’ora ogni lunedì sera. E, in futuro, con una seconda stagione già confermata ma ancora da girare.
Uno dei creatori di Gangs of London è Gareth Evans, apprezzato per i film d’azione del franchise The Raid, e il cast è pieno di volti piuttosto noti agli appassionati di serie tv. C’è Joe Cole, il John Shelby di Peaky Blinders; Michelle Fairley, che per diverse stagioni è stata Catelyn Stark, uno dei personaggi più amati del Trono di Spade; e ci sono Sope Dirisu e Lucian Msamati, che molti potrebbero aver visto in Black Mirror e in His Dark Materials – Queste oscure materie.
Torniamo però al poveretto appeso a testa in giù e al perché ci è finito. È lì per il suo ruolo nel losco omicidio di Finn Wallace, che finché era in vita era il criminale più potente e di conseguenza rispettato di tutta Londra. Capace, come i migliori tra i gangster, di istituire una sorta di pace tra tutte le famiglie della criminalità internazionale che operano a Londra e che erano tenute insieme solo dal suo carisma. Con la morte di Finn, quel controllo viene meno. Perché il figlio, Sean, deve ancora dimostrarsi all’altezza del padre, e soprattutto perché proprio Sean, ancor prima del funerale del padre, deve sedersi al tavolo proprio con i capi di quelle famiglie, ben sapendo che tra loro potrebbe esserci il mandante del suo omicidio.
La storia di Gangs of London è quindi la storia della fine di un prolifico (dal punto di vista dei criminali) e pacifico (sempre secondo gli standard di quella stessa criminalità) status quo e l’inizio di un nuovo mondo, in cui tutti sospettano di tutti, in cui tutti hanno tanto da perdere ma altrettanto da guadagnare. È il caso, per esempio, di Elliot Finch, un delinquente di basso rango, un soldato semplice della malavita che già dai primissimi minuti del primo episodio cerca di farsi strada nella gerarchia dei Wallace.
A proposito di Elliot Finch, come ha scritto il Guardian, risultano di particolare effetto due scene del primo episodio: una riguarda una rissa in un pub «che guarda dall’alto in basso ogni altra scazzottata cinematografica in un pub» e che, tra le altre cose, «ha a che fare con un posacenere di vetro che finisce sul volto di qualcuno»; un’altra «coreografata in modo impeccabile» ha a che fare con «una montagna umana, una mannaia e nessun testimone».
Sempre secondo il Guardian, fin dall’inizio «Gangs of London promette di essere una selvaggia e raffinata cavalcata, tutto questo ancora prima del colpo di scena alla fine del primo episodio».